Ora, avrebbe voluto non essere solo. Il terrore ancestrale
del buio e dell’ignoto l’aveva preso come se fosse di nuovo un bambino.
La tranquilla campagna di Arethyan, che prima gli era
apparsa abbastanza sicura di notte, sgombra da malfattori e bestie pericolose,
ora gli appariva come un regno pauroso e infido.
Mentre si avviava a casa, controllava ogni ombra che gli
pareva di vedere muoversi nell’oscurità, ogni rumore che gli sembrava venire
dai campi o dai filari di alberi.
Tra l’altro, era una notte senza luna, la prima sottile
falce stava tramontando, come un paio di corna rosse, o come il perfido sorriso
di una bocca insanguinata.
Quando Syndrieli lo video rientrare, pensò che avesse bevuto
troppo e che stesse male.
«Da un po’ di tempo frequenti l’osteria più del solito. Bevi
sempre di più. Diventerai un ubriacone. Spenderai tutti i tuoi soldi in sidro,
vino e birra, e allora sì che ti butto fuori di casa».
«Lasciami stare, donna. O me ne vado già per conto mio. E mi
porto dietro Thymel e il bambino».
«Che ti piglia? Hai la luna storta più del solito?».
«Che ho detto di male? Non saresti contenta se me ne
andassi?»
«Se te ne andassi tu, non lo so. Ma se se ne andasse Thymrel
con un bambino appena nato e molto gracile sì, mi dispiacerebbe. Perché li vuoi
portare via?».
«Perché forse qui non sono al sicuro, ecco perché!».
«Quale Demone Oscuro ti ispira? O sei più ubriaco del
solito?».
Larsin le raccontò quello che gli aveva detto il dottore. Il
bello era che lui prima non le aveva mai
raccontato niente della loro avventura in cima al Monte Leccio, non le aveva
detto della misteriosa legione di gatti che avevano spaventato lui e i suoi
compagni, né dello strano eremita.
Le raccontò tutto, fin nei minimi particolari, a parte la
terrificante storia di Hermen Vanth e del suo amico sul misterioso essere alato
che avevano incontrato di notte, e poi le disse quali erano i suoi timori.
«Ma sei sicuro che quello che ti ha detto il dottore sia
vero? Che quei gatti vengano davvero dalla Valle dei Gigli?».
«Dice che è scritto nei suoi libri. Che mi può far vedere
che è proprio così. Io non ho nessun motivo per dubitare di quello che dice».
«Già, perché è tuo amico. Ma io non mi sono mai fidata di
quell’uomo. Può darsi che ti abbia detto questa cosa solo per spaventarti, per
indurti a fare quello che vuole lui con Thymrel.
Da quella volta che ha fatto quell’incantesimo con quello
specchio alchemico, non lo voglio più vedere. E adesso questa storia dei
gatti….. dimentica quello che ha detto!».
«Lo vorrei tanto. Ma ho paura di ciò che sta dietro a tutta
questa faccenda. Forse, sarebbe bene mandare Thymrel lontano da qui per qualche
tempo, fino a quando le cose non siano state chiarite».
«Chiarite come? E poi, dove vorresti portarla?».
«Non lo so, ci devo pensare. Ma comincio ad essere veramente
preoccupato».
«Io lo sono sempre stata, dal giorno in cui ho visto quel
maledetto specchio e ho sentito Thymrel parlare con quella voce spaventosa… ho
sempre paura di vederla impazzire, da allora. Tutta colpa di quel maledetto
dottore miscredente!»
«Taci! Non ti voglio sentire! Lo sai che siamo amici e tali
resteremo! A proposito, dov’è Thymrel?».
«In camera sua, col bambino. Non lo lascia mai. Trepida
sempre per la sua salute. Ha sempre paura che gli possa succedere qualcosa».
«Già. Abbiamo paura tutti quanti, insomma. Il che dimostra
che qualcosa non va. Voglio vederla».
«Cosa hai intenzione di dirle? Non mi va che tu le parli in
questo stato!».
«Sta tranquilla, non voglio dirle niente. Ho solo bisogno di
vederla, di sapere che lei e il piccolo Loraisan stanno bene, tutto qua. Le
voglio bene anche io, sai?».
«Credo che tu le voglia bene molto di più di quanto ne voglia
io….».
Larsin ignorò la sua malignità, e andò verso la camera di
Thymrel.
È vero, l’amava. E per le tradizioni dei Thyrsenna non ci sarebbe stato
niente di male che lui passasse la notte nella sua camera, se lei glielo
permetteva. Solo il rito del matrimonio era