mercoledì 20 gennaio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 10° pagina.


«Mh, va bene… ho imparato cos’è un’autopsia l’anno scorso, quando io e altri miei amici, tornando una sera dall’osteria, abbiamo trovato quel tizio morto sulla strada per Sartiuna, giù verso la pianura. Sono stato io a chiamare i gendarmi e sono stato poi io a caricarmelo in spalla, come ho caricato questa ragazza, e l’ho portato fino alla casa del dottore. Sapevo che quando qualcuno muore e non si sa perché, deve venire il dottore a esaminarlo, e così ho assistito all’autopsia.

Gli ha aperto il petto e il ventre per guardarci dentro ed esaminare tutte le budella, per capire come era morto…. io ho dovuto aspettare che i gendarmi finissero di interrogarmi, perché naturalmente sospettavano che l’avessi ammazzato io. Mi hanno trattenuto fino a quando il dottore non ha confermato che era morto di morte naturale.

La prossima volta che trovo un morto per strada, lo lascio là e casomai avverto il primo che mi capita, perché avverta lui i gendarmi.

Fatto sta che mentre aspettavo, il dottore l’ha sbudellato come un maiale, e poi l’ha anche ricucito. Mentre lo sbudellava, si sentiva un odore spaventoso che veniva dal suo intestino, credo, a giudicare dal tipo di odore… senz’altro era molto peggio di questa roba qui…. Quando squarto un maiale, sento olezzi migliori…. ».

Erkan faceva un’espressione di inorridita curiosità mentre il padre raccontava. Cominciò a fare domande morbose su che aspetto avesse un uomo con le budella per di fuori.

«Prima o poi ti capiterà di vedere tali spettacoli per conto tuo, se continui a frequentare quei delinquenti dei tuoi amici… ehi, dottore, sembra che non stiamo ottenendo molti risultati, vero?».

«Eh no…. sembra che non reagisca. I sali dovrebbero agire anche contro gli effetti delle droghe, quindi mi viene da pensare che la causa della sua incoscienza sia ben altra… se non si riprende, dovrò portarla a casa mia. Là ho dei rimedi più potenti…».

«Non si risveglia perché è una Fata! É sotto un incantesimo di qualche altra Fata cattiva! Bisognerebbe andare nei boschi sulle colline e cercare altre Fate per farla guarire!».

«Erkan, adesso te le prendi! Ma sul serio!».

Erkan fu rapido a fuggire dalla camera. Larsin non lo inseguì, e continuò ad agitare quell’inutile fiala di mefitici cristalli.

«Perché ti sei tanto arrabbiato, Larsin? Se bisognasse arrabbiarsi per tutte le sciocchezze che dicono i bambini, non si avrebbe tempo per nient’altro!».

«Velthur, Erkan è mio figlio, o almeno credo, e non il tuo. Sinceramente, non ne posso più delle fantasie di quel ragazzino. Ha la testa per aria, fa sempre discorsi strani, parla sempre di Fate, streghe, magie, fantasmi e altre storie fantasiose. Mio padre era uguale a lui, e per questo non ha combinato niente di buono nella vita e ha fatto la fine che ha fatto: solo e in miseria.

Ho il terrore che diventi come lui: un matto che vive delle sue fantasie e non capisce niente del mondo in cui vive».

«Il fatto che assomigli a suo nonno non significa che ne debba seguire lo stesso destino. Forse, chissà, tuo figlio è un narratore, un cantastorie, un artista di spettacolo, un poeta….».

«Ah, proprio bella questa! Ho proprio bisogno di un commediante in famiglia! Vita da squattrinati, ad elemosinare un po’ di soldi in cambio di qualche pagliacciata in pubblico, di paese in paese…. Bella roba! E non mi faccia credere che possa diventare un grande poeta… a quanto ne so, fanno una vita anche peggiore dei commedianti di paese! E poi mio figlio è troppo testone per studiare, e non abbiamo soldi per mandarlo a scuola, né lui né nessun altro dei nostri figli».

«Era solo per dire che forse ti preoccupi troppo. È un bambino, in fin dei conti. Io invece mi sto preoccupando per questa ragazza qui. Sembra proprio che non voglia riprendersi».

«E allora che cosa facciamo, dottore? Aspettiamo?».

«No. Prima ho detto che volevo portarla a casa mia, ma ora penso che sia meglio lasciarla qui, e che ci vada io a casa mia, a prendere altri strumenti e medicinali. Meglio non spostarla, se possibile».

«Non c’è nessun motivo per spostarla…. senti, dottore, puoi dirmi che cos’ha questa ragazza?».

«Sinceramente, non lo so. Non ha ferite di nessun tipo, non sembra né denutrita né disidratata. Non ha segni di malattia sulla pelle, né alcun sintomo che io conosca.

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