mercoledì 21 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 202° pagina.


E quei pensieri non potevano fare a meno di tornargli in mente, mentre guardava lo sciaguattare delle onde sui fianchi della barca, unica immagine di vita in tutto quel grigiore amorfo.

Lui e Menkhu se ne stavano seduti su una delle panchine presso i fianchi del barcone mercantile che portava alcuni dei prodotti tipici della zona alla città, chiacchierando con il padrone del barcone, che era divertito e incuriosito dal fatto di avere imbarcato un Sileno, cosa che non gli era mai capitata, dato che non capitava mai che un Sileno salisse su di una barca, o su di un carro, o in groppa a un cavallo o a un asino. I Sileni, si sapeva bene, viaggiavano solo a piedi.

Il padrone gli chiese come mai viaggiasse in barca, Menkhu gli rispose che lui e Velthur avevano degli affari urgenti da sbrigare ad Enkar.

Il padrone si disse meravigliato che un Sileno potesse avere “affari urgenti” in città.

«Gli affari urgenti li ha soprattutto il mio amico qui. Io vengo con lui ad aiutarlo».

«Fai bene. Non si sa mai, in città, cosa può succedere. Ti possono rapinare in qualsiasi momento. Con un Sileno della tua stazza, e con quel pelo rosso poi, penso che qualsiasi delinquente ci penserebbe due o tre volte prima di allungare le mani. E poi, basta vedere il tuo amico, si vede che non è per niente contento di andare ad Enkar».

«Non è per quello. La nebbia lo rende triste. Neanche a me piace la nebbia, ma a me fa anche paura, come a tutti i Sileni. Nella nebbia si nascondono gli spiriti, perché assomigliando alla nebbia, se ne servono per nascondercisi, e magari poi ne saltano fuori quando meno te lo aspetti».

«Perché? Li hai mai visti, gli spiriti nella nebbia?».

«Tutte le volte che c’è la nebbia. Noi Sileni vediamo sempre gli spiriti. Voi Uomini li vedete solo in certe circostanze, noi li vediamo tutte le volte che si manifestano, cioè abbastanza spesso. E non ci piace vederli…. Non hanno un bell’aspetto, e ti osservano senza dire niente».

«E li vedi anche adesso?».

«Sì, certo. Ne vedo uno proprio là, in mezzo agli alberi, sulla riva, proprio dove la nebbia sembra serpeggiare fra gli alberi».

«Per la Luce di Sil, lo vedo anche io!».

Velthur, prima distratto dai suoi pensieri, si voltò anche lui all’esclamazione del barcaiolo.

Effettivamente c’era qualcosa in riva al fiume, una sagoma bianca, così bianca da apparire luminosa, in apparenza umana, solo molto più sottile, e molto alta. Le sue gambe sembravano confondersi con la nebbia che si stendeva come un tappeto sull’erba, come se sorgesse da essa come da un lago o uno stagno di vapori.

E altrettanto vaporosa appariva la figura misteriosa, che tra l’altro era semitrasparente, tanto che si vedevano i contorni di un albero dietro di essa.

Mentre i tre la osservavano, la figura alzò il braccio sinistro in segno di saluto.

Velthur, nel vederla, mormorò: «Ricominciamo…. sta diventando sempre peggio….».

A quel punto, il barcaiolo cominciò a perdere il senno.

«Sangue di Nethuan! È proprio uno spirito, un fantasma! Guarda, adesso sta svanendo…. ma continua ad agitare la mano come per salutarci….».

La figura venne avvolta da un banco di nebbia, come tutto il resto. Una cappa di ombra grigia avvolse tutto, rendendo la scena ancora più inquietante, perché ci si poteva aspettare che la misteriosa figura riapparisse dalla nebbia, di fronte a loro.

«Sei stato tu, peldicarota? L’hai fatto comparire tu, quel fantasma, vero? Hai evocato quello spirito per portarmi male, vero? O solo per spaventarmi? Maledetto, adesso scendete tutti e due da questa barca! Siete degli stregoni, sicuramente. È per colpa vostra che succedono cose strane da qualche tempo nel nostro paese! Adesso accosto e voi scendete subito, o vi ammazzo e getto i vostri corpi nel fiume!».

Afferrò uno dei remi del barcone e lo sollevò sopra le teste di Menkhu e Velthur, che rimasero paralizzati dalla sorpresa e dalla paura. Non capivano cosa gli era preso.

Menkhu, in particolare, non sapeva cosa dire. Si limitava a nascondere la testa sotto il grosso braccio peloso, spaventatissimo.

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