non vorranno andarsene fino a quando scopriranno chi è! Gli
ho puntato la mia lancia contro, e dopo pochi istanti erano di nuovo qua. Si
danno il turno, persino! Ci rinuncio!».
«Ma non lo scopriranno da noi! Che vadano al Santuario di
Silen, a scoprirlo!».
«No, dottore! No!» gridò di nuovo la guardia, rimettendosi
sull’attenti «Ne abbiamo già di baraonde
al Santuario! Non ce li mandate là!».
«Oh, ci sarebbero arrivati in ogni caso! Non vi sembra?».
Infatti alcuni cominciarono a mormorare e domandare cosa
c’entrasse il Santuario d’Ambra.
«Abbiamo perso abbastanza tempo, Reverenda Madre! Rimettiamo
il corpo del povero Maxtran nel suo sudario e riportiamolo alla sua famiglia,
perché possano prepararlo per i funerali. L’Eminente Pontefice sarà ansioso di
sapere il mio responso».
«Oh beh, non che questa autopsia sia servita a molto…. Una
vera fortuna che non abbiate dovuto sventrarlo come un maiale. Quello specchio
alchemico ci ha risparmiato altre perdite di tempo».
Poco dopo, mentre tornavano verso il Santuario d’Ambra sul cocchio,
Harali volle saperne di più di Loraisan.
«Un così bel bambino…. Non ho mai visto un bambino così
bello. Con quei grandi occhi neri, intensi. Occhi che parlavano. E con un bel
nome anche. È figlio di contadini, immagino…».
«Sì, è l’ultimo nato dei Ferstran, la famiglia che possiede
quel gran meleto sui fianchi della collina più vicina al villaggio. I suoi
genitori hanno affidato a me la sua istruzione. Ha già imparato a leggere e
scrivere in modo discreto».
«I Ferstran! Ma guarda! Una delle loro ragazze dovrà entrare
molto presto nel mio eremo per la consacrazione triennale. Eukeni Ferstran, per
la precisione».
«So che fate molto per le figlie degli etarna, per quanto riguarda l’istruzione e l’apprendimento di un
mestiere qualificato, Reverenda Madre. E in questo avete tutta la mia
approvazione. Anche se sono preoccupato di come le potrete istruire,
considerando chi fu il vostro maestro».
Harali ignorò la frecciata, e continuò a parlare di Loraisan
e dei suoi bellissimi occhi neri, come se niente fosse.
«Non sapevo che Eukeni avesse un così bel fratellino…. quei
grandi occhi neri. Incredibili!»
Poi tacque. Velthur aveva osservato il suo sguardo, la sua
espressione mentre parlava di Loraisan, e aveva avuto la netta sensazione che
l’improvvisa infatuazione della sacerdotessa per il bamibno fosse qualcosa di
più di una normale attrazione di una donna senza figli per un bambino di
bell’aspetto. Era come se ne fosse perdutamente affascinata. Come se lo sguardo
del bambino l’avesse ammaliata, ipnotizzata.
Non poteva però ancora immaginare quanto.
Come si era aspettato, lo scalpore per la morte di Maxtran
fu enorme. Il popolino non credette per un solo momento che il sacerdote del
grande Santuario fosse morto di morte naturale. Maxtran era noto essere un uomo
forte, ancora in perfetta buona salute nonostante l’età avanzata.
Avvelenamento, questa era la spiegazione che la gente del
villaggio accettava, e che poi trasmetteva ai pellegrini che giungevano
quotidianamente in zona.
La spiegazione ufficiale della morte di Maxtran era un
banalissimo attacco cardiaco. I medici dei Thyrsenna sapevano da tempo cosa
erano gli infarti, e anche da cosa potevano essere causati. E da tempo avevano
cominciato a mettere in guardia da certi eccessi anche i più ignoranti plebei.
Maxtran, in quegli ultimi anni era ingrassato alquanto, a causa del benessere
economico, e per questo a Mezenthis sembrò che la cosa sarebbe sembrata
abbastanza credibile, a ragione. Qualcuno ci credette, o fece finta di
crederci.
Ma c’erano altre voci, altre storie a cui non poté impedire
di circolare, che dicevano che il Reverendo Padre era stato vittima di una
punizione celeste. In qualche modo, doveva avere offeso Silen, e Lui in
contraccambio l’aveva schiantato a terra proprio nel suo Santuario.
Perché altrimenti sarebbe morto, in modo improvviso, proprio
davanti al suo altare, mentre officiava il rito della luna nuova? Il fatto che
fosse avvenuto in quel modo e in quel momento, era già di per sé una prova.
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