giovedì 30 marzo 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 360° pagina.


Solo una settimana dopo la morte di Maxtran, Eukeni Ferstran disse a sua madre che la Reverenda Madre Fondatrice delle Spose di Sin voleva occuparsi dell’istruzione e dell’educazione del piccolo Loraisan.

Syndrieli rimase allibita.

«E perché? Perché? Le hai parlato di lui? Le hai detto che ha imparato a leggere e scrivere dal dottor Laran?».

«No, lo sapeva già per conto suo! L’ha visto dal dottor Laran una settimana fa e lui le ha detto che gli stava insegnando a leggere e scrivere, e la Reverenda Madre è rimasta molto colpita…. ha detto che non le sembrava giusto che un così bel bambino, figlio di una famiglia devota, venisse istruito da un infedele, un nemico di Sil e degli Dei. Così mi ha detto di chiederti se puoi affidare Loraisan a lei. Non ti piacerebbe, la cosa?».

«Ma… come? Vorrebbe che Loraisan venisse a studiare nell’eremo delle Spose di Sin?».

«Sì…. con il tuo permesso….».

«Ma Loraisan è un maschio! I maschi non possono entrare nell’eremo, no?».

«Sì, ma solo dopo i dodici anni di età. Loraisan ne ha sette. Potrà vivere e studiare là per cinque anni. La Reverenda Madre Fondatrice sta pensando di creare una scuola nell’eremo per l’istruzione dei figli degli etarna, maschi e femmine. Starebbe nell’eremo sei giorni alla settimana, e ogni usiltin verrebbe a casa».

«Ne devo parlare con la nonna, la capofamiglia è ancora lei, qui».

E infatti poco dopo ne aveva parlato con Aranthi, la quale non aveva avuto nessuna opposizione, anche se gli dispiaceva un po’ di non poter vedere più ogni giorno il suo amato nipote.

Quando invece lo seppe Loraisan, non poté fare a meno di piangere. La cosa lo terrorizzava.

Troppo attaccato alla madre e alla famiglia, troppo spaventato dal mondo esterno. L’idea di andare a vivere in una dimora sconosciuta, in mezzo ai boschi, lo riempiva di terrore, in un modo che neanche lui sapeva spiegare. L’idea di affrontare persone sconosciute lo spaventava troppo, e basta.

Larsin, invece, non sapeva cosa fosse meglio. Non gli andava per niente l’idea di separarsi dal figlio. Ma sapeva bene che il suo parere non aveva peso. Per le tradizioni dei Thyrsenna, i padri non avevano mai contato molto, dai tempi della fondazione delle Sette Città. Solo nel caso in cui un uomo era legato alla sua donna da un matrimonio consacrato da un sacerdote, lui poteva essere considerato compartecipe delle decisioni sui figli, e non era certo il suo caso. Lui era solo il convivente di Syndrieli, e non poteva avanzare nessun diritto sui figli, né legalmente, né secondo le antiche tradizioni. Gli unici maschi che avevano voce in capitolo, erano i fratelli di Syndrieli.

Ma i suoi sentimenti personali non gli impedivano di pensare a ciò che era meglio per il figlio prediletto. E quindi si preparò un discorso da fare a Loraisan, che lo ascoltava sempre.

«Non devi essere triste, non devi piangere per il fatto di dover andare a studiare nell’eremo. Non vai a stare tanto lontano da noi. Solo qualche chilometro di distanza, e ad ogni usiltin potrai fare un salto a casa, e poi vai a stare con persone che ti insegneranno moltissime cose che, sono sicuro, a te piaceranno.

A te interessa l’alchimia, lo so. Me l’ha detto il dottor Laran di quanto ti piace. Le sacerdotesse dell’eremo sono alchimiste, e la Reverenda Madre Fondatrice è una grande donna, che ha scoperto il segreto delle corde d’ambra inventato dal suo maestro, e che conosce molti segreti.

Se sarai un buon allievo, potrai conoscerli anche tu. Potrebbe insegnarti a diventare un grande alchimista. Non ti piacerebbe, questo?».

Loraisan avrebbe voluto dirgli che l’idea di diventare un alchimista lo affascinava senz’altro, ma allo stesso tempo lo terrorizzava, perché il suo farthankar poteva essere malefico, e che aveva forse evocato il demone Bekigor dai neri abissi dell’Orkhun.

Ma sapeva che il padre non gli avrebbe creduto, e magari lo avrebbe deriso per le sue paure infantili.

E nello stesso tempo, non voleva deluderlo. Anche perché, di fatto, l’idea di imparare cose sull’alchimia lo affascinava. Il dottor Laran gli diceva che doveva aspettare, che doveva imparare la storia, la geografia, la poesia, la letteratura e tante altre cose, prima di affrontare l’alchimia.

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