comunità, anche se distanti da qui. Comunque quel belk non è stato organizzato da delle
Fate. Certo, c’erano delle Fate che vi hanno partecipato, per esempio quella
che ha perso lo scialle verde. Ma non molte. Se noi guardiamo con la nostra
Seconda Vista quello che è successo lassù, noi vediamo molti della stirpe degli
Uomini e non pochi della stirpe dei Sileni, ma poche Fate, e nessuna della
nostra tribù. Ma a questo punto, penso che sappia anche tu chi è il
responsabile…..».
«Il monaco eremita? Aralar Alpan, l’alchimista? Che fosse
coinvolto con quello che è successo sul Monte Leccio, era evidente. Ma voi dite
addirittura che è stato lui a organizzare il belk su Monte Leccio, a portarvi streghe, stregoni, Fate da luoghi
lontani e Sileni dei boschi, e magari anche tutti quei grossi gatti scuri, per
fare una festa orgiastica che i nostri sacerdoti ufficialmente condannano?
Sarebbe un bello scandalo, per i tranquilli e mediocri sacerdoti delle nostre
campagne!».
Possiamo vedere molte cose che lui fa, perché lui appartiene
al nostro mondo. È un Uomo come tutti gli altri, anche se particolare, proprio
come te. Guarda molto lontano, guarda oltre al nostro mondo, e in qualche modo
ha richiamato ciò che è troppo distante dalle cose di Kellur. Quando ha a che
fare con l’Altrove, la nostra Seconda Vista si fa troppo confusa, e non
possiamo capire».
«Volete che lo spii io, vero?».
Ma prima di darti indicazioni su cosa fare, torniamo alle
tue visioni. Hai detto che sai cos’è la montagna scolpita con i sette gradini.
Dicci cosa è».
«Un antico mito antidiluviano. Ne parlano alcuni testi, in
particolare il Tinsina Entinaga, il Libro dei Giorni Antichi.
Secondo la leggenda, i Giganti scolpirono la più alta
montagna di Kellur, nelle terre dell’Estremo Meridione, presso i ghiacci
antartici, come sfida agli Dei. Volevano che la Madre Terra stessa portasse per
sempre il segno del loro incontrastato dominio. Ci misero trecento anni per
scolpire la montagna foggiandola appunto a forma di cono tronco con sette
gradini, e in cima alla montagna posero un giardino. Sempre secondo la
leggenda, su quel monte erano state create le prime sette coppie umane, da cui
sarebbe discesa tutta l’umanità.
I Giganti, foggiando quel monte, volevano dimostrare agli
Uomini che erano loro i veri signori del mondo, per farsi adorare da loro come
divinità, dopo aver conquistato il globo intero con la forza delle armi. Non
gli bastava essere i re ed i principi di tutto, volevano essere simili agli
Dei.
Quando venne il Diluvio, l’impero dei Giganti fu distrutto,
ma il grande monte dai sette gradini, che si chiamava Kadatlas, il Monte che
Toccava il Cielo, la Montagna
dalle Sette Balze, rimase intatto, e così anche il giardino posto in cima, dove
si rifugiò il Gran Re dei Giganti con la sua famiglia. Ma tale Re era così
arrogante e superbo, che non ringraziò gli Dei di averlo risparmiato, ma invece
li sfidò ancora, lanciando frecce infuocate contro il cielo, dicendo che
sarebbe riuscito nel suo intento di raggiungere il regno divino e spodestarli.
Per tutta risposta, il Dio Supremo, Silen, lo trasformò in
una statua di pietra proprio nell’atto di inveire contro il cielo con le
braccia alzate. Poi scacciò la famiglia del Re dal giardino del Kadatlas, non
appena le acque del Diluvio cominciarono a ritirarsi, e da loro discendono gli
attuali Giganti.
Una bella leggenda che viene narrata ai bambini, ma non
capisco cosa c’entri con quello di cui stiamo parlando».