mercoledì 29 giugno 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 130° pagina.


Ci sono luoghi e reami del tutto ignoti a noi, e sono tutti oltre l’abisso oscuro e insondabile che separa il nostro mondo dagli altri».

«Quali altri mondi? Intendete dire i regni dell’aldilà? I regni degli Dei?».

La Regina Nera: «Intendiamo dire tutti gli altri mondi, tutti gli altri cosmi. Non solo i reami degli spiriti dei defunti, o degli spiriti divini, ma di innumerevoli altri mondi di cui voi Uomini non sapete nulla e di cui noi abbiamo sentito parlare solo per sentito dire. Tu lo sai. Conosci molte antiche dottrine, molte antiche leggende, e sai che gli antichi saggi parlano di reami diversi dalla nostra Kellur, popolati da creature spesso molto diverse da noi, che non sono né Uomini, né Fate, né Nani, né Sileni, né Tritoni, né Giganti, né Geni. Creature ignote e senza nome che voi Uomini non avete mai incontrato, se non in rare occasioni. Stiamo parlando di Loro. Coloro che noi non riuscamo a vedere. Tu sai di loro, te ne ha parlato una volta il tuo amico, quello per cui sei venuto».

«Ed è proprio a causa di Loro, che il mio amico se ne è andato. Intendete dire che Loro sono qui?».

La Regina Rossa: «Non lo sappiamo. Non possiamo saperlo con i nostri poteri. Quando noi volgiamo lo sguardo a ciò che sta succedendo, noi vediamo solo una barriera di luce rossa che si stende ovunque, come un limite invalicabile attorno alla Madre Terra, la Luce del Tramonto che delimita il regno dove per noi splende la Luce, anche se tenue, e comincia la Notte più nera. Noi vediamo solo le rosse Frontiere del Giorno, ogni volta che cerchiamo di scoprire il mistero che ci sfiora. E per questo abbiamo paura. Ma quello che puoi vedere tu, Velthur Laran, è molto di più di quanto possiamo vedere noi. Tu puoi vedere oltre quella barriera di luce rossa, perché sei un essere umano, non un essere fatato».

«E come, posso vedere?».

La Regina Bianca: «Tu sicuramente hai già visto qualcosa. Ieri sera il tuo ospite ti ha offerto una coppa del nostro vino, e ti ha procurato visioni. Cosa hai visto?».

«Ho visto qualcosa di mostruoso, di terrificante. Qualcosa che mi ha terrorizzato a morte. Ho visto una distesa di gigli rossi, i gigli della Ibor Lyrenal, la Valle dei Gigli, ma non erano in quella valle, erano in una pianura senza fine, che si stendeva fino all’orizzonte, una distesa senza fine di fiori rossi, immersi nella luce rossa del tramonto. E ho visto una porta nera, dove si stagliava una grigia figura gigantesca, spaventosa, con un groviglio di serpenti in testa e un unico occhio in mezzo al volto, enorme, rosso e con una pupilla bianca e scintillante. Un demone orribile nato da un’allucinazione. E poi ho avuto un’altra visione, più complessa. All’orizzonte ho visto una catena di montagne innevate, interamente coperte di neve, con una montagna più grande delle altre, simile a una torre conica, dalla cima piatta e con sette gradini, una cosa assurda, ma che conosco e di cui ho già sentito parlare in antichi testi.

E ho visto uno strano uomo avanzare verso di me nella pianura di fronte alle montagne, un uomo molto alto, grande, che mi ha detto qualcosa… adesso non sono sicuro di ricordarmi, ma mi ha detto qualcosa come “loro non possono raggiungerci, a meno che non siamo noi a volerlo” e che dovevamo sorvegliare che non lo facessero, perché c’è una legge che ce lo impone… o qualcosa del genere. Poi dietro di lui è comparso un altro essere mostruoso, nero, gigantesco, con due occhi rossi e due grandi ali nere…. Credo che fosse lo stesso essere mostruoso che Hermen Vanth e il suo amico mi hanno raccontato di aver visto in quella notte di plenilunio…. quella in cui hanno visto i fuochi del belk in cima al monte! Quella notte in cui siete fuggite in preda al terrore giù dal monte, da quello che siamo riusciti a capire, io e i miei amici».

La Regina Rossa: «Noi non eravamo in quel luogo quella notte, non ci siamo mai state. Nessuno della nostra comunità c’entra qualcosa con quello che è successo su Monte Leccio».

«Come sarebbe a dire? Lo scialle fatato che Maxtran Akapri ha trovato, e di cui una di voi ha chiesto la restituzione, mostrandogli l’ubicazione del santuario sotterraneo, e la coppa di legno che ha trovato Larsin Arayan, dimostrano entrambi che si trattava di un belk, una festa fatata del plenilunio! Come potete dire che voi non c’entrate niente?».
La Regina Nera: «Perché nessuna di noi è mai stata là! Quella festa non è stata organizzata da noi. Nessuno di noi vi ha partecipato. Da molti secoli nessuna Fata ha festeggiato il plenilunio lassù. Sono stati altri a farlo. Non siamo mica le uniche Fate che vivono nel Veltyan! Ci sono altre

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