Non ci fu bisogno che lo Gnomo gliele presentasse: erano
senza alcun dubbio la Triplice Regina
delle Fate delle Colline di Leukun.
«Su, che aspetti? Vai da loro, le Tre Madri del Fato ti
attendono da tempo».
Velthur non se lo fece dire due volte. Anche se si sentiva
ancora più intimorito, si sentiva anche straordinariamente eccitato, nel vedere
che quel viaggio non era stato inutile, e che le Fate addirittura lo stavano
aspettando.
«Come devo rivolgermi alle Loro Maestà? Non conosco il
protocollo del vostro popolo».
«Il protocollo è una cosa per voi Uomini. Va da loro e
aspetta che ti parlino».
Mentre si avvicinava alle tre sovrane, le altre Fate e gli
Gnomi non si distraevano dalle loro faccende, né si avvicinarono o dimostrarono
di provare interesse per la conversazione che ne seguì.
Le tre figure apparivano intente in un’attività insolita per
delle regine: stavano filando una grande massa dorata fatta di quella che
sembrava paglia.
Fra le molte cose che aveva letto o sentito dai racconti dei
contadini, c’era anche la storia secondo cui le Fate, maestre nell’arte di
tessere e filare, erano in grado di trasformare la paglia in un sottile
tessuto, soffice come il cotone, semplicemente filandolo con le loro mani.
Quando si trovò di fronte a loro, poté osservare meglio i
particolari della loro attività..
Dalle sue ginocchia usciva questo strano tessuto fatato che
ricordava l’elettro, la lega d’oro e d’argento tanto rinomata nel Regno Aureo,
come un lungo tappeto che veniva raccolto in un rotolo avvolto su di un
cilindro di legno.
Lavoravano come se la loro vita fosse tutta là, come se non
avessero nient’altro da fare tutto il giorno.
Di tutte e tre, quella dall’aspetto più inquietante era
proprio la Regina Bianca.
Il pallore della pelle, il bianco candido dei suoi lunghissimi capelli,
contornati dal velo e dalla tunica altrettanto bianchissimi, la facevano
sembrare un fantasma.
Ma Velthur sapeva benissimo cosa rappresentava la scena che
aveva di fronte. Tutto aveva un preciso significato, che lui conosceva bene.
Così come la materia informe passava dalle mani della Notte,
la matassa del filo passava dalle mani della Regina Nera nelle mani della
Regina Rossa, per diventare un filo diritto nelle mani della Luce, la Regina Bianca , che lo intesseva
nella struttura dell’esistenza.
Quella struttura megalitica era una reggia e un tempio: le
tre colonne rappresentavano i sostegni del mondo, rappresentato dalla straordinaria
lastra di pietra sulle loro teste.
A cosa servisse la stoffa che intessevano Velthur però non
lo sapeva.
«Il tessuto che produciamo ogni giorno va a tutto il nostro
popolo, diviso in parti eguali. Serve a fare i loro vestiti».
«Non hai niente da chiedere, Velthur Laran?» gli disse la Regina Nera.
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