venerdì 3 giugno 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 107° pagina.


I Ferstran tenevano i corridoi di casa illuminati anche di notte da lampade perenni scoperte, ma la fine del corridoio del piano superiore, dove c’erano le camere da letto, era un poco in ombra.

Larsin vide la luce che traspariva da sotto la porta, ma aveva qualcosa di strano. Non era la solita luce azzurrina delle lampade perenni, ma una luce stranamente scarlatta.

Un attimo prima che raggiungesse la maniglia, la luce si spense. La porta si aprì sul buio.

 Era convinto di trovare Thymrel alzata a cullare il bambino, invece vide qualcosa che lo lasciò sconcertato.

Il bambino era nella culla che urlava, e la ragazza non era nella stanza. La lampada sul baule accanto al letto era coperta, e oltre al bambino non c’era nessuno.

Raccolse il bambino dalla culla e con lui cominciò a cercare la ragazza per i corridoi.

Lo sconcerto si mutò in pochi istanti in paura.

Pensò che magari Thymrel potesse essere scesa al piano di sotto, per prendersi da bere, ma non trovò nessuno neanche là. La casa era immersa nel silenzio, a parte il pianto del bambino.

Syndrieli, sentendo le urla di Loraisan che si spostavano nella casa, si alzò dal letto chiedendosi cosa stava succedendo.

Trovò Larsin con il bambino in braccio, che la guardava con gli occhi fuori della testa.

«Non trovo più Thymrel! È scomparsa!».

«Non è possibile! Non è in camera?».

«Credi che sarei qui a girare per la casa con il bambino in braccio se l’avessi trovata in camera sua??? Non la trovo da nessuna parte della casa!».

«Vuoi farmi credere che avrebbe lasciato il bambino da solo che piangeva e lei se ne è andata a spasso?».

«Non lo so. Cos’altro si dovrebbe pensare? Che l’hanno rapita in casa nostra?».

«Hai guardato dappertutto in casa?»

«No, non ancora, non in ogni angolo. Tieni il bambino, mentre io finisco di cercare in casa. E cerchiamo di non svegliare il resto della famiglia, se possibile».

Ma la matriarca Aranthi, che aveva sentito non solo Loraisan, ma anche i passi di Larsin in giro per la casa, si era alzata e si era accorta anche lei che Thymrel e il bambino non erano nella loro camera.

Nel giro di pochi minuti la casa intera entrò nel panico. Sethonei, la sorella di Syndrieli, e i due fratelli Athinas e Hanipal furono svegliati per cercare anch’essi Thymrel che non si trovava da nessuna parte della casa. I bambini si svegliarono sentendo i passi per la casa e gli adulti che per l’agitazione non riuscivano a parlare sottovoce.

Non trovarono Thymrel né in casa, né nel fienile, né nella stalla, né presso il pollaio.

Prendendo ognuno una lampada perenne si sparpagliarono per il frutteto sulla collina e il boschetto di noci e castagni che dividevano la fattoria dalla strada selciata per Arethyan.

Aranthi invece rimase sulla porta di casa, cercando di rimettere a letto i bambini che ovviamente erano corsi tutti a vedere cosa era successo, e tenendo tra le braccia il piccolo Loraisan.

Erkan chiedeva insistentemente di potersi unire agli adulti per cercare Thymrel, anche se lui per primo si era convinto che non l’avrebbero ritrovata.

Continuava a dire: «È tornata nel Regno delle Fate, da dove è venuta, sulle Colline di Leukun. È là che bisogna cercarla».

Aranthi gli imponeva di tacere, per non spaventare ulteriormente gli altri bambini, ma in cuor suo pregava che non fosse vero. Nella sua mente di vecchia contadina, dal carattere concreto ma profondamente influenzata dalle tradizioni della sua gente, rimaneva indelebile il ricordo di quella spaventosa giornata in cui aveva sentito Thymrel, sotto ipnosi, parlare con quella voce maschile alterata, quasi inumana. La voce di una posseduta da uno spirito.

Urlando nella notte, la cercarono fino a più di un chilometro di distanza.

Syndrieli la chiamava con una voce straziante, rotta dal pianto, supplicandola di tornare dal suo bambino.

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