I Ferstran tenevano i corridoi di casa illuminati anche di
notte da lampade perenni scoperte, ma la fine del corridoio del piano
superiore, dove c’erano le camere da letto, era un poco in ombra.
Larsin vide la luce che traspariva da sotto la porta, ma
aveva qualcosa di strano. Non era la solita luce azzurrina delle lampade
perenni, ma una luce stranamente scarlatta.
Un attimo prima che raggiungesse la maniglia, la luce si
spense. La porta si aprì sul buio.
Era convinto di
trovare Thymrel alzata a cullare il bambino, invece vide qualcosa che lo lasciò
sconcertato.
Il bambino era nella culla che urlava, e la ragazza non era
nella stanza. La lampada sul baule accanto al letto era coperta, e oltre al
bambino non c’era nessuno.
Raccolse il bambino dalla culla e con lui cominciò a cercare
la ragazza per i corridoi.
Lo sconcerto si mutò in pochi istanti in paura.
Pensò che magari Thymrel potesse essere scesa al piano di
sotto, per prendersi da bere, ma non trovò nessuno neanche là. La casa era
immersa nel silenzio, a parte il pianto del bambino.
Syndrieli, sentendo le urla di Loraisan che si spostavano
nella casa, si alzò dal letto chiedendosi cosa stava succedendo.
Trovò Larsin con il bambino in braccio, che la guardava con
gli occhi fuori della testa.
«Non trovo più Thymrel! È scomparsa!».
«Non è possibile! Non è in camera?».
«Credi che sarei qui a girare per la casa con il bambino in
braccio se l’avessi trovata in camera sua??? Non la trovo da nessuna parte
della casa!».
«Vuoi farmi credere che avrebbe lasciato il bambino da solo
che piangeva e lei se ne è andata a spasso?».
«Non lo so. Cos’altro si dovrebbe pensare? Che l’hanno
rapita in casa nostra?».
«Hai guardato dappertutto in casa?»
«No, non ancora, non in ogni angolo. Tieni il bambino,
mentre io finisco di cercare in casa. E cerchiamo di non svegliare il resto
della famiglia, se possibile».
Ma la matriarca Aranthi, che aveva sentito non solo Loraisan,
ma anche i passi di Larsin in giro per la casa, si era alzata e si era accorta
anche lei che Thymrel e il bambino non erano nella loro camera.
Nel giro di pochi minuti la casa intera entrò nel panico.
Sethonei, la sorella di Syndrieli, e i due fratelli Athinas e Hanipal furono
svegliati per cercare anch’essi Thymrel che non si trovava da nessuna parte
della casa. I bambini si svegliarono sentendo i passi per la casa e gli adulti
che per l’agitazione non riuscivano a parlare sottovoce.
Non trovarono Thymrel né in casa, né nel fienile, né nella
stalla, né presso il pollaio.
Prendendo ognuno una lampada perenne si sparpagliarono per
il frutteto sulla collina e il boschetto di noci e castagni che dividevano la
fattoria dalla strada selciata per Arethyan.
Aranthi invece rimase sulla porta di casa, cercando di
rimettere a letto i bambini che ovviamente erano corsi tutti a vedere cosa era
successo, e tenendo tra le braccia il piccolo Loraisan.
Erkan chiedeva insistentemente di potersi unire agli adulti
per cercare Thymrel, anche se lui per primo si era convinto che non l’avrebbero
ritrovata.
Continuava a dire: «È tornata nel Regno delle Fate, da dove
è venuta, sulle Colline di Leukun. È là che bisogna cercarla».
Aranthi gli imponeva di tacere, per non spaventare
ulteriormente gli altri bambini, ma in cuor suo pregava che non fosse vero.
Nella sua mente di vecchia contadina, dal carattere concreto ma profondamente
influenzata dalle tradizioni della sua gente, rimaneva indelebile il ricordo di
quella spaventosa giornata in cui aveva sentito Thymrel, sotto ipnosi, parlare
con quella voce maschile alterata, quasi inumana. La voce di una posseduta da
uno spirito.
Urlando nella notte, la cercarono fino a più di un
chilometro di distanza.
Syndrieli la chiamava con una voce straziante, rotta dal
pianto, supplicandola di tornare dal suo bambino.
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