un giudizio per un errore che aveva commesso. In ogni caso,
era una cosa che doveva chiarire, anche solo per se stesso.
Ma qualcosa dentro di lui gli diceva che Thymrel era proprio
scomparsa, andata. Il particolare della barca sparita era così assurdo che si
inquadrava perfettamente in tutta quell’assurda storia, oltre al ritrovamento
del giglio rosso sul greto del fiume.
Quella sera, Velthur si recò a casa dei Ferstran, non
semplicemente per avere notizie, ma anche per vedere come stavano Larsin e
Syndrieli. E anche per vedere eventuali tracce di ciò che era successo.
Non ottenne le novità sperate. Nessuno aveva visto Thymrel
da nessuna parte, né di giorno, né di notte. Molti delle fattorie vicine si
erano premurati di guardare nei campi e nel fiume, ma non era stata trovata
traccia di lei, né viva né morta.
Larsin era ridotto anche peggio di come l’aveva visto quella
mattina. Parlava a monosillabi e sembrava in stato confusionale, non dormiva
ormai da più di ventiquattrore, i suoi movimenti erano rallentati e gli occhi
erano cerchiati di nero..
Per prima cosa, Velthur chiese di poter vedere il posto dove
si era trovata la barca. Constatò che effettivamente non c’erano tracce di
trascinamento. Era come se una mano gigantesca, o una leva, l’avesse sollevata
in aria e trasportata silenziosamente chissà dove.
Velthur tornò a casa sua carico di pensieri e di paure
oscure.
Si ripromise di visitare di nuovo il Santuario d’Ambra al
prossimo usiltin, nella speranza di poter sapere qualcosa di più su quel luogo
misterioso. Anche se avesse insinuato il sospetto che volesse riconvertirsi al
culto degli Dei tradizionali. Avrebbe anche voluto trovare il coraggio di
andare a trovare lo strano eremita di Monte Leccio, ma quell’uomo gli metteva
un’istintiva paura che non riusciva a vincere. Quello sguardo da folle lo
metteva troppo a disagio.
Con sua sorpresa, nel tardo pomeriggio di turantin, il
giorno prima di usiltin, la signora Mendibur gli disse che c’era una giovane
dottoressa alla porta, che chiedeva di lui.
Si trovò di fronte a una ragazza di città, con i classici
vestiti di seta della persona benestante, che disse di chiamarsi Amani Irizar.
Non dava l’idea di una dottoressa, se non per la
caratteristica spilla del caduceo d’argento con i due serpenti intrecciati a
spirale, il simbolo di riconoscimento di tutti i medici del Veltyan.
«Sono un’amica e collega del dottor Keilin Thesan. Lui non
poteva venire a sostituirvi, così ha chiesto a me di venire da voi. Spero che
la cosa non vi crei difficoltà….».
«No, perché? Se lui si fida, mi fido anche io. Venite
dentro. Non vi aspettavo così presto. Pensavo che Keilin mi avrebbe prima
risposto per lettera».
«Appena ha ricevuto la lettera, è rimasto molto dispiaciuto
di non poter venire subito. Mi ha supplicato di sbrigarmi, perché dice che
siete una persona con cui è un onore collaborare. Mi ha parlato tanto di voi, sapete?
Dice che siete una persona di grande cultura ed umanità. Che invece di
perseguire le proprie ambizioni personali, preferite perseguire il benessere
dei poveri e degli umili…. e come potevo rifiutare?».
«Imbarazzante, la sua spropositata stima nei miei confronti.
Sono molto lusingato, ovviamente, e spero che non vi siate troppo affrettata
solo per compiacere il nostro amico».
«Oh, ho preso un traghetto da Enkar e ho fatto un magnifico
viaggetto lungo il fiume. Odio i carri. E ancora peggio cavalcare. E hanno
organizzato un sacco di nuovi traghetti sul fiume, per trasportare i pellegrini
e i visitatori al Santuario di Silen.
In città non si parla d’altro, sapete? È anche per questo
che mi sono sbrigata a venire. Domani, dato che è usiltin, andrò a visitarla.
Immagino che troverò una folla enorme, ma ne vale la pena. È vero che l’interno
del tempio è interamente rivestito di ambra alchemica?».
«Sì, è vero. E sicuramente troverà una folla notevole, anche
se non ancora spaventosa come temo che diverrà un giorno molto presto. Man mano
che la notizia dell’esistenza del Santuario d’Ambra si diffonde, ogni giorno
arriva sempre più gente».
A Velthur, la giovane Amani aveva già fatto un’impressione
negativa. Non gli piaceva chi partiva subito a farti i complimenti appena ti
conosceva.
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