Almeno, questa è la cosa più rassicurante che mi può venire
in mente. Perché l’alternativa più immediata sarebbe pensare che sia
improvvisamente impazzita. O che magari sia stata colta da un’altra amnesia,
che le ha fatto dimenticare dove si trovava. O che magari sia impazzita perché
all’improvviso ha ricordato cosa le è veramente successo….».
«Un momento! Cosa hai detto??? Che avrebbe potuto ritrovare
la memoria?».
«Forse. Anche se è improbabile. Perché?».
«Perché prima che sparisse, ieri sera…. sono andato nella
sua camera, per vedere come stava il bambino, e mi ha parlato. Mi ha detto che
cominciava a ricordare altri particolari della sua vita passata. Ha detto una
cosa che mi è parsa molto strana. Ha detto che si ricordava che suo zio
possedeva una reliquia del tempo prima del Diluvio. Una statuetta d’ambra che
rappresentava un toro, proprio come la grande statua del Santuario d’Ambra!
Ricordava che suo zio le aveva detto che nella Valle dei Gigli nell’era
antidiluviana vivevano i Giganti, e che queste cose ha cominciato a ricordarle
quando le hanno parlato per la prima volta del Santuario di Silen. Dice che la
cosa l’ha molto spaventata. Non può essere una coincidenza».
«No, non può esserlo. Forse davvero si è ricordata di
qualcosa che l’ha molto spaventata, a tal punto da fuggire nella notte. Hai già
avvertito i gendarmi della sua scomparsa?».
«No, non ancora. Volevo prima parlare con te. Per quello che
serve, poi… quegli imbecilli non fanno niente, neanche se si trovano di fronte
a una banda di briganti, figuriamoci per la scomparsa di una figlia di nessuno,
tra l’altro forestiera».
«Già. Ma non bisogna risparmiare nessuna via possibile. Io,
da parte mia, avvertirò oggi tutte le persone che vedo, pazienti e loro
parenti, e chiederò se possono averla vista. Non dovrebbe essere difficile
notarla, a meno che qualcuno non le abbia dato dei vestiti da indossare».
Velthur avrebbe voluto che Larsin, che non aveva dormito
tutta la notte, si riposasse un poco. Cercò di convincerlo a bere una delle sue
tisane calmanti e dormire una ventina di minuti per riprendersi. Velthur
accettò la tisana, ma rifiutò di riposarsi. Disse che sarebbe andato alla
postazione dei gendarmi e che poi avrebbe dormito a casa, se ci fosse riuscito.
Quando se ne fu andato, Velthur cominciò a pensare a quello
che voleva fare da qualche tempo, e che non aveva trovato il coraggio di
compiere prima d’allora.
Ma la scomparsa di Thymrel era stata la miccia che l’aveva
fatto decidere.
Sarebbe andato alle Colline di Leukun, e avrebbe cercato
Prukhu in quei boschi, a costo di perdersi là dentro.
Non era mai stato in quei luoghi, che conosceva solo per
sentito dire.
Ma in qualche modo, ne era sicuro, Prukhu era legato a
quello che stava succedendo, qualcosa doveva sapere. Ricordava bene il suo
monito di stare attento a qualsiasi cosa strana avesse notato in paese e nei
dintorni, e di cose strane ne erano avvenute troppe.
Se necessario, avrebbe affrontato la Regina delle Fate di
Leukun, per andare a fondo di quella faccenda. Sicuramente quella gente sapeva
qualcosa, lo dimostrava quello che era successo su Monte Leccio e alla Polenta
Verde.
Aveva bisogno di qualche giorno di libertà per andare in
quel luogo. Avrebbe chiamato un giovane apprendista di sua conoscenza da Enkar
per sostituirlo nei giorni di assenza. Poi sarebbe partito senza alcun indugio.
Si mise subito a scrivere la lettera per il suo collega e
chiese subito alla signora Mendibur di portarla alla stazione dei cavalli, che
fungeva anche da stazione postale.
Ci sarebbero voluti un paio di giorni perché la lettera
arrivasse a destinazione, a cavallo o in barca lungo il corso del fiume, e se
il suo giovane collega rispondeva subito, o si degnava addirittura di venire
direttamente, poteva sperare che fra una settimana circa o poco più, potesse
partire.
Nel frattempo, chissà, poteva darsi che Thymrel venisse
ritrovata e che la cosa venisse chiarita. Ma indipendentemente da quel fatto,
lui sarebbe andato lo stesso a cercare Prukhu.
Era una cosa che doveva fare assolutamente. Sentiva ancora lo sconcerto,
la rabbia e la frustrazione di quando l’amico Sileno era comparso sulla soglia
di casa sua e gli aveva detto che doveva subìre
Nessun commento:
Posta un commento