Larsin invece alternava il pianto alla rabbia, pensando alla
possibilità che potesse essere stata rapita, anche se la cosa pareva assurda,
dato che sulla porta non c’era alcun segno di effrazione e i cani da guardia
dei Ferstran non avevano abbaiato. Tutto faceva pensare che Thymrel se ne fosse
andata di sua volontà, nel silenzio della notte.
Fu la notte più spaventosa nel ricordo della fattoria dei
Ferstran per molti anni a venire.
Un ricordo che in seguito Larsin e Syndrieli avrebbero
cercato di soffocare e di cancellare, invano.
Dopo più di un’ora di inutili tentativi, guardando sotto
ogni albero, sperando che magari si fosse nascosta e rannicchiata in qualche
anfratto buio, nella speranza che si fosse allontanata in preda a una
temporanea follia, alla fine si rassegnarono. Di Thymrel non era rimasta
traccia.
E quel che era più strano, era che in camera sua aveva
lasciato i suoi vestiti e le poche cose che possedeva, regalategli dalla
famiglia che la ospitava.
Non s’era portata via assolutamente niente. Era come se
fosse scomparsa dalla camera senza esserne uscita veramente.
Da un punto all’altro dei terreni della famiglia, i vari
membri guardavano ognuno le luci azzurrine che segnalavano la posizione degli
altri, cercando di guardare dove non era ancora stato guardato.
Poi, dopo circa un’ora, qualcuno cominciò ad avviarsi di
nuovo verso la fattoria, e poco per volta anche gli altri fecero lo stesso.
L’ultimo a rientrare fu Larsin.
«Io vado al fiume a controllare. A costo di cercarla tutta
la notte, voglio essere sicuro che l’abbiamo davvero persa. Se è affogata nel
fiume, e se il suo corpo è impigliato da qualche parte, io devo saperlo. O
forse sta vagando nei campi, chissà dove, in preda alla follia. Io non posso
credere che possa essersene andata di sua volontà, come se niente fosse. Non
può essere lucidamente scappata di casa. Deve esserle successo qualcosa.
Qualcosa nella sua testa».
«Lo spirito che la possedeva se l’è portata via…..» mormorò
Aranthi, che nel frattempo era riuscita a riportare i bambini a letto, con le
buone per i più piccoli, con le cattive per Erkan.
Larsin non rispose niente. Si limitò ad avviarsi nuovamente
lungo il sentiero che dalla fattoria conduceva alla strada lastricata. Le
avrebbe dimostrato lui che Thymrel non era stata portata via da uno spirito.
Syndrieli pensava di andare al villaggio e cercare un
gendarme di ronda che volesse aiutarli a cercare la ragazza.
«Se vuoi andare, dovrai andarci da sola o farti accompagnare
dai tuoi fratelli. Io non voglio perdere tempo. Vado a controllare al fiume e
lungo la strada. E domani mattina andrò a chiedere a tutte le fattorie vicine,
e andrò ad avvertire Velthur, e se necessario andrò fino ai paesi vicini a chiedere
se l’hanno vista, perché voglio ritrovarla, viva o morta che sia».
«Larsin, c’è qualcosa di cui mi sono accorto prima, mentre
cercavo sul retro della casa….. » cominciò a dire Athinas, il fratello maggiore
di Syndrieli.
«E cioè?».
«La barca. Manca la barca in cui hai ritrovato Thymrel. Non
c’è più».
«Come sarebbe a dire? Non è possibile….».
«No, non è possibile. Eppure è vero. La barca non c’è più.
Senza che nessuno se ne accorgesse, l’hanno fatta sparire. Oggi c’era, e adesso
non c’è più!».
«E come avrebbero fatto a portarla via senza fare rumore?».
«Forse nello stesso modo in cui hanno fatto sparire
Thymrel».
Larsin corse verso il retro della fattoria, lanciando
imprecazioni. Rimase letteralmente paralizzato dallo sconcerto nel vedere lo
spazio vuoto, vicino ad un cumulo di legna, dove non c’era più traccia della
barca.
Si avvicinò scosso e tremante e si chinò per illuminare con
la lampada il terreno. Emise un gemito nel vedere che, contro ogni aspettativa,
non c’era nemmeno la traccia dello spostamento della barca. Non c’era nessun
segno che fosse stata trascinata via da lì. Esattamente come non c’era traccia
che Thymrel fosse uscita dalla sua camera. Entrambe sembravano semplicemente
essere sparite, dissolte nel nulla.
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