sabato 4 giugno 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 108° pagina.


Larsin invece alternava il pianto alla rabbia, pensando alla possibilità che potesse essere stata rapita, anche se la cosa pareva assurda, dato che sulla porta non c’era alcun segno di effrazione e i cani da guardia dei Ferstran non avevano abbaiato. Tutto faceva pensare che Thymrel se ne fosse andata di sua volontà, nel silenzio della notte.

Fu la notte più spaventosa nel ricordo della fattoria dei Ferstran per molti anni a venire.

Un ricordo che in seguito Larsin e Syndrieli avrebbero cercato di soffocare e di cancellare, invano.

Dopo più di un’ora di inutili tentativi, guardando sotto ogni albero, sperando che magari si fosse nascosta e rannicchiata in qualche anfratto buio, nella speranza che si fosse allontanata in preda a una temporanea follia, alla fine si rassegnarono. Di Thymrel non era rimasta traccia.

E quel che era più strano, era che in camera sua aveva lasciato i suoi vestiti e le poche cose che possedeva, regalategli dalla famiglia che la ospitava.

Non s’era portata via assolutamente niente. Era come se fosse scomparsa dalla camera senza esserne uscita veramente.

Da un punto all’altro dei terreni della famiglia, i vari membri guardavano ognuno le luci azzurrine che segnalavano la posizione degli altri, cercando di guardare dove non era ancora stato guardato.

Poi, dopo circa un’ora, qualcuno cominciò ad avviarsi di nuovo verso la fattoria, e poco per volta anche gli altri fecero lo stesso.

L’ultimo a rientrare fu Larsin.

«Io vado al fiume a controllare. A costo di cercarla tutta la notte, voglio essere sicuro che l’abbiamo davvero persa. Se è affogata nel fiume, e se il suo corpo è impigliato da qualche parte, io devo saperlo. O forse sta vagando nei campi, chissà dove, in preda alla follia. Io non posso credere che possa essersene andata di sua volontà, come se niente fosse. Non può essere lucidamente scappata di casa. Deve esserle successo qualcosa. Qualcosa nella sua testa».

«Lo spirito che la possedeva se l’è portata via…..» mormorò Aranthi, che nel frattempo era riuscita a riportare i bambini a letto, con le buone per i più piccoli, con le cattive per Erkan.

Larsin non rispose niente. Si limitò ad avviarsi nuovamente lungo il sentiero che dalla fattoria conduceva alla strada lastricata. Le avrebbe dimostrato lui che Thymrel non era stata portata via da uno spirito.

Syndrieli pensava di andare al villaggio e cercare un gendarme di ronda che volesse aiutarli a cercare la ragazza.

«Se vuoi andare, dovrai andarci da sola o farti accompagnare dai tuoi fratelli. Io non voglio perdere tempo. Vado a controllare al fiume e lungo la strada. E domani mattina andrò a chiedere a tutte le fattorie vicine, e andrò ad avvertire Velthur, e se necessario andrò fino ai paesi vicini a chiedere se l’hanno vista, perché voglio ritrovarla, viva o morta che sia».

«Larsin, c’è qualcosa di cui mi sono accorto prima, mentre cercavo sul retro della casa….. » cominciò a dire Athinas, il fratello maggiore di Syndrieli.

«E cioè?».

«La barca. Manca la barca in cui hai ritrovato Thymrel. Non c’è più».

«Come sarebbe a dire? Non è possibile….».

«No, non è possibile. Eppure è vero. La barca non c’è più. Senza che nessuno se ne accorgesse, l’hanno fatta sparire. Oggi c’era, e adesso non c’è più!».

«E come avrebbero fatto a portarla via senza fare rumore?».

«Forse nello stesso modo in cui hanno fatto sparire Thymrel».

Larsin corse verso il retro della fattoria, lanciando imprecazioni. Rimase letteralmente paralizzato dallo sconcerto nel vedere lo spazio vuoto, vicino ad un cumulo di legna, dove non c’era più traccia della barca.

Si avvicinò scosso e tremante e si chinò per illuminare con la lampada il terreno. Emise un gemito nel vedere che, contro ogni aspettativa, non c’era nemmeno la traccia dello spostamento della barca. Non c’era nessun segno che fosse stata trascinata via da lì. Esattamente come non c’era traccia che Thymrel fosse uscita dalla sua camera. Entrambe sembravano semplicemente essere sparite, dissolte nel nulla.

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