mercoledì 1 giugno 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 105° pagina.


veramente vincolante per i Thyrsenna, e lui era solo il convivente di Syndrieli, non il suo sposo. Poteva frequentare qualsiasi donna non sposata, anche della stessa famiglia della sua donna. E Thymrel, ufficialmente, era una cugina di lui, non di lei.

Avrebbe potuto convincerla a venire lei e il bambino via con lui, perché nessuno dei due era obbligato a rimanere nella fattoria dei Ferstran.

Ma non avrebbe mai voluto farlo. Voleva continuare ad avere Syndrieli e i figli che aveva avuto da lei. Averle entrambe accanto a sé era quello che voleva. Non voleva scegliere fra due famiglie, ne voleva una sola, quella in cui c’erano tutte le persone che lui voleva. E inoltre sapeva che Thymrel voleva rimanere là, con tutti loro. Aveva paura, e sperava di non dover fare scelte disperate.

Quello che aveva di fronte era così assurdo e misterioso che lo stava facendo sragionare, facendogli apparire di fronte minacce del tutto ignote e irreali.

La trovò che stava addormentando il bambino, seduta accanto alla sua culla di legno, che faceva scricchiolare leggermente il pavimento anch’esso di legno.

Gli sorrise, lui cercò di rispondere al sorriso.

«Volevo solo vedere il bambino. Ti ho disturbato?».

«Voi non mi disturbate mai. A volte non mi sembra vero di aver trovato una famiglia come la vostra. Io non mi ricordo molto della mia infanzia, ma so che non è stata così felice come sono felice qui. Mio figlio crescerà felice e avrà una vita migliore di quella che ho avuto io, e questo basta a farmi sentire bene».

«Noi tutti vogliamo che sia così, io in particolar modo. Non importa che tu non ti ricordi il tuo passato. È la tua vita di adesso, che conta, e il tuo futuro».

Lei prima guardò in basso, poi guardò nel buio oltre la finestra.

«Da qualche giorno ho ripreso a ricordarmi alcune cose che avevo dimenticato. Non so come mai. Ma è successo quando mi hanno raccontato del Santuario d’Ambra. Quando mi hanno narrato di quello che c’è dentro, mi sono spaventata, e improvvisamente ho avuto come delle visioni del passato, mi sono venuti in mente dei particolari sulla mia vita passata.

Mi sono ricordata che c’era una piccola statua d’ambra in casa mia, che rappresentava un toro. Mio zio mi aveva detto che l’aveva trovata lui, e che apparteneva all’epoca prima del Diluvio, che nella valle, se si scavava in certi punti, si potevano trovare rovine e resti del tempo prima del Diluvio, o anche guardando bene dentro le caverne. Non so come l’avesse trovata, o forse non me lo ricordo, ma la statuetta me la ricordo bene. Diceva che secondo lui avevano vissuto gli antichi Giganti, nella Valle dei Gigli.

E mi ricordo che una volta mi portò a vedere una delle grotte sui fianchi delle montagne, e mi disse che là un tempo c’era stato un santuario antico. Mi ha fatto vedere delle sculture sulle pareti della grotta, sculture strane, fatte in un modo che non ho mai visto.

Ricordo che avevo paura, che quella caverna era molto grande, buia, e non se ne vedeva la fine. Mi sono messa a piangere e ho chiesto di andarmene e allora lui mi ha portato via, ma era contrariato della cosa. Diceva che non dovevo avere paura del buio e delle caverne, che lì non c’era nessuno. Ma io non gli credevo. Ricordo che sentivo che doveva esserci qualcuno, nascosto nell’ombra, e che ci osservava.

Non so perché mi è venuto questo ricordo, ma quando mi hanno raccontato di quel santuario sotterraneo, tutto fatto d’ambra e con quella grande statua di toro anch’essa fatta d’ambra e metallo prezioso, mi è scattato qualcosa dentro, e mi sono ricordata di quell’episodio. Forse con il tempo riuscirò a ricordarmi tutto, ma se gli altri ricordi sono paurosi come questo, spero di non ricordarmi nient’altro».

«Vorresti parlare di questo ricordo con il dottore, uno di questi giorni?».

«Sì, senz’altro, se ti fa piacere. Non so a cosa serva, ma se vuoi glielo racconto. In fin dei conti, ha provato a farmi ricordare il passato, ma non c’è riuscito, no? A cosa potrebbe servire che gli raccontassi questo episodio della mia infanzia?».

«Il dottor Laran sa molte cose. Anche del posto in cui sei nata. Credo che a lui potrebbe essere utile».

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