veramente vincolante per i Thyrsenna, e lui era solo il
convivente di Syndrieli, non il suo sposo. Poteva frequentare qualsiasi donna
non sposata, anche della stessa famiglia della sua donna. E Thymrel,
ufficialmente, era una cugina di lui, non di lei.
Avrebbe potuto convincerla a venire lei e il bambino via con
lui, perché nessuno dei due era obbligato a rimanere nella fattoria dei
Ferstran.
Ma non avrebbe mai voluto farlo. Voleva continuare ad avere
Syndrieli e i figli che aveva avuto da lei. Averle entrambe accanto a sé era
quello che voleva. Non voleva scegliere fra due famiglie, ne voleva una sola,
quella in cui c’erano tutte le persone che lui voleva. E inoltre sapeva che
Thymrel voleva rimanere là, con tutti loro. Aveva paura, e sperava di non dover
fare scelte disperate.
Quello che aveva di fronte era così assurdo e misterioso che
lo stava facendo sragionare, facendogli apparire di fronte minacce del tutto
ignote e irreali.
La trovò che stava addormentando il bambino, seduta accanto
alla sua culla di legno, che faceva scricchiolare leggermente il pavimento
anch’esso di legno.
Gli sorrise, lui cercò di rispondere al sorriso.
«Volevo solo vedere il bambino. Ti ho disturbato?».
«Voi non mi disturbate mai. A volte non mi sembra vero di
aver trovato una famiglia come la vostra. Io non mi ricordo molto della mia
infanzia, ma so che non è stata così felice come sono felice qui. Mio figlio
crescerà felice e avrà una vita migliore di quella che ho avuto io, e questo
basta a farmi sentire bene».
«Noi tutti vogliamo che sia così, io in particolar modo. Non
importa che tu non ti ricordi il tuo passato. È la tua vita di adesso, che
conta, e il tuo futuro».
Lei prima guardò in basso, poi guardò nel buio oltre la
finestra.
«Da qualche giorno ho ripreso a ricordarmi alcune cose che
avevo dimenticato. Non so come mai. Ma è successo quando mi hanno raccontato
del Santuario d’Ambra. Quando mi hanno narrato di quello che c’è dentro, mi
sono spaventata, e improvvisamente ho avuto come delle visioni del passato, mi
sono venuti in mente dei particolari sulla mia vita passata.
Mi sono ricordata che c’era una piccola statua d’ambra in
casa mia, che rappresentava un toro. Mio zio mi aveva detto che l’aveva trovata
lui, e che apparteneva all’epoca prima del Diluvio, che nella valle, se si
scavava in certi punti, si potevano trovare rovine e resti del tempo prima del
Diluvio, o anche guardando bene dentro le caverne. Non so come l’avesse
trovata, o forse non me lo ricordo, ma la statuetta me la ricordo bene. Diceva
che secondo lui avevano vissuto gli antichi Giganti, nella Valle dei Gigli.
E mi ricordo che una volta mi portò a vedere una delle
grotte sui fianchi delle montagne, e mi disse che là un tempo c’era stato un
santuario antico. Mi ha fatto vedere delle sculture sulle pareti della grotta,
sculture strane, fatte in un modo che non ho mai visto.
Ricordo che avevo paura, che quella caverna era molto
grande, buia, e non se ne vedeva la fine. Mi sono messa a piangere e ho chiesto
di andarmene e allora lui mi ha portato via, ma era contrariato della cosa.
Diceva che non dovevo avere paura del buio e delle caverne, che lì non c’era
nessuno. Ma io non gli credevo. Ricordo che sentivo che doveva esserci
qualcuno, nascosto nell’ombra, e che ci osservava.
Non so perché mi è venuto questo ricordo, ma quando mi hanno
raccontato di quel santuario sotterraneo, tutto fatto d’ambra e con quella
grande statua di toro anch’essa fatta d’ambra e metallo prezioso, mi è scattato
qualcosa dentro, e mi sono ricordata di quell’episodio. Forse con il tempo
riuscirò a ricordarmi tutto, ma se gli altri ricordi sono paurosi come questo,
spero di non ricordarmi nient’altro».
«Vorresti parlare di questo ricordo con il dottore, uno di
questi giorni?».
«Sì, senz’altro, se ti fa piacere. Non so a cosa serva, ma
se vuoi glielo racconto. In fin dei conti, ha provato a farmi ricordare il
passato, ma non c’è riuscito, no? A cosa potrebbe servire che gli raccontassi
questo episodio della mia infanzia?».
«Il dottor Laran sa molte cose. Anche del posto in cui sei
nata. Credo che a lui potrebbe essere utile».
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