«L’avete mai sentita prima parlare con quella voce? È stata
la trance che le ho indotto che ha fatto saltare fuori quell’altro, quell’altra personalità che era nascosta dentro di
lei. E nel momento in cui è uscita dalla trance, è ritornata nel buio della
parte nascosta della sua mente. È stato come un sogno per lei, e nel momento in
cui si è svegliata, anche il sogno è finito. Tutto qua. Non c’è da
preoccuparsi».
«Ah, e anche l’urlo pazzesco che ha lanciato, non è preoccupante?
Da notare che la voce di quell’altro
le è uscita dopo aver lanciato l’urlo che ha spaventato l’intera famiglia!».
Larsin sembrava molto arrabbiato.
«Ho voluto fidarmi di te, ma sembra che il tuo esperimento
non le abbia fatto molto bene….».
«Ma hai visto bene che adesso è tranquilla. Ti assicuro, è
stato proprio come avere un incubo».
«E le cose che ha detto, dottore?».
«Sembrano degli incubi anche quelli…. Cioè, ammetterete che
è una storia assurda. Un cervo bianco che esce dall’acqua, e che poi spinge gli
abitanti della valle a gettarsi tutti quanti nel lago….. è una storia
inverosimile!».
«Il fatto che tu non ci credi, non significa che non ci sia
qualcosa di vero!» interloquì Syndrieli.
«Lasciamo perdere. L’esperimento non è riuscito perché non
ha detto niente che possa essere considerato utile. Tutto qua. Non ci riprovo
più, almeno non in questo modo. Comunque, a questo punto è improbabile che
riacquisti la memoria un giorno».
«Ammesso che abbia qualche importanza, a questo punto….»
commentò alla fine Aranthi.
CAP. VI : NASCITA AL PLENILUNIO
Il bambino di Thymrel nacque un mese dopo, con la luna
piena, cinquantasei giorni dopo il solstizio d’estate, verso il finire del mese
del Leone, in coincidenza con la festa di Tinsi Amater Sil.
La calura era arrivata al suo culmine, tutti ad Arethyan
aspettavano il prossimo calare della temperatura.
Thymrel cominciò ad avere le doglie alla mattina, fu
chiamata subito una nipote di Aranthi, che faceva la levatrice e viveva nella
fattoria vicina a quella dei Ferstran.
Velthur aveva chiesto di venire chiamato subito quando
sarebbe stato il momento, ma proprio quel giorno aveva dovuto occuparsi di un
uomo che si era rotto la gamba cadendo malamente da una scala in un fienile,
poi un’anziana che si era presa un’insolazione lavorando nell’orto era svenuta
ed era morta nel giro di un’ora.
Tutto un insieme di cose l’avevano tenuto lontano dalla
fattoria dei Ferstran fino a sera.
Trovò Thymrel che era ancora in travaglio. Sembrava che il
bambino facesse molta fatica a nascere, e la madre cominciava ad essere
stremata dalle doglie, oltre che dal caldo.
Le somministrò una forte pozione alchemica specifica per
questi casi, e un potente antidolorifico, che sembrarono fare effetto, perché
nel giro di mezz’ora il bambino venne alla luce.
Il neonato nacque quando ormai la luna piena occhieggiava
sopra le colline ad oriente nella luce del crepuscolo, di un bel colore rosato,
come è la luna quando sorge o tramonta mentre la luce del sole non ha ancora
abbandonato il cielo.
Una nascita con la luna di quel colore era considerata di
buon auspicio dai contadini del Veltyan.
Ma dopo il parto, Velthur temette per il bambino. Quando era
uscito dal grembo, era di un colore cianotico. Tirò un sospiro di sollievo
quando riuscì a farlo respirare, ma gli sembrò che il suo pianto avesse
qualcosa di strano, un suono meno squillante del pianto di un bambino normale,
con qualcosa di quasi gracchiante.
«Velthur, dimmi la verità…. il bambino può sopravvivere?»
gli chiese Larsin.
«Non lo so…. fa fatica a respirare, è debole. Potrebbe non
arrivare a domani mattina».
«Va bene, vado a chiamare uno dei sacerdoti al paese per
accompagnare la sua anima all’Aisedis….».