«… un luogo lontano oltre la galleria di luce. Guarda in
fondo alla galleria. Il vortice ti sta portando attraverso la galleria, fino
alla sua fine… alla fine c’è una porta buia, una porta che si apre sulla notte,
sul buio più completo…. la vedi?».
Thymrel ci mise un po’ a rispondere.
«Sì, ora la vedo…..».
«Bene, allora attraversa la galleria e raggiungila. Vai con
calma verso di essa, senza paura. Rimani calma, rilassata. Stai procedendo
nella galleria lentamente, e continuerai a farlo fino a quando non raggiungerai
la porta buia. Quando l’avrai raggiunta, dimmi cosa vedi».
Ci fu una lunga pausa in cui Velthur sentì Syndrieli che
diceva sottovoce: «Non ci capisco niente».
Poi, proprio nel momento in cui cominciò a pensare che ci
fossero delle difficoltà, Thymrel disse di trovarsi di fronte alla porta buia.
«Guarda oltre la porta. Cosa vedi? Nel buio c’è qualcosa,
qualcosa che ti riguarda. Dimmi cosa vedi».
«Vedo un…. vedo il mio gatto grigio e tigrato. Sta seduto
sulle zampe posteriori e mi guarda con i suoi occhi verdi…. no, verdi-azzurri.
Occhi bellissimi».
«Bene, ora voglio che tu varchi la porta e che ti guardi
attorno. Quando la varcherai, il buio sparirà, tutto verrà illuminato e vedrai
cose che riguardano il tuo passato. Dovrai descrivermi tutto quello che vedi,
dalla prima all’ultima cosa».
Un’altra pausa, in cui Thymrel sembrò fare alcuni profondi
sospiri, come se fosse emozionata, o sorpresa, di quello che stava vedendo.
«Vedo una grande casa, una villa…. un posto molto bello. Con
un vasto giardino. Il mio gatto sta correndo nel prato».
«È casa tua?»
«No, non è casa mia. Non so di chi sia. Però vedo mio padre.
Sta lavorando in quel giardino. Fa il giardiniere. Io sto giocando con il mio
gatto».
«Come si chiama tuo padre?».
«Keilin. Si chiama Keilin. Lui fa il giardiniere per quelli
che vivono nella villa».
«Tu quanti anni hai, mentre sei lì nel parco della villà?».
«Undici. Ho undici anni. Otto anni fa».
«Perché sei lì, Thymrel? Cosa ha di così importante quel luogo
per te? Perché te lo ricordi?».
«Perché ero felice! È uno dei pochi ricordi felici che ho!».
«Quindi, se io ti chiedessi di ricordare cose che forse
sarebbero meno felici, tu non vorresti?».
«Cosa vorresti chiedermi di ricordare?».
«Vorrei che mi parlassi degli ultimi giorni in cui hai
vissuto nella Valle dei Gigli. Vorrei che tu mi parlassi di quando hai lasciato
quel posto. Perché l’hai lasciato?».
«Sono stata costretta ad andarmene. Io non volevo, ma mi ci
hanno costretta».
«Chi è stato a costringerti?».
«Non ve lo posso dire».
«Perché?»
«Loro non
vogliono».
«Perché non vogliono? Di cosa hanno paura?».
«Non vogliono…. e basta. Non mi chiedete altro».
«Ma come te ne sei andata da lì? Come hai lasciato la Valle dei Gigli?».
«Me ne sono andata….. e basta. Non chiedermi altro».
«Va bene. Allora io ti dico che tu sei ancora nella Valle
dei Gigli, e vedi il posto in cui vivevi attorno a te, poco tempo prima che tu
te ne andassi. Dimmi, cosa vedi?».
«Vedo il lago, i prati attorno, pieni di gigli scarlatti. È
estate, fa molto caldo. Ma siamo al tramonto. Il cielo è tutto rosso… non l’ho
mai visto così rosso, le montagne sono rosse anche quelle, insanguinate…. Tutto
diventa così rosso».
«C’è qualcuno assieme a te?».
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