lunedì 29 febbraio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 49° pagina.


«L’avete mai sentita prima parlare con quella voce? È stata la trance che le ho indotto che ha fatto saltare fuori quell’altro, quell’altra personalità che era nascosta dentro di lei. E nel momento in cui è uscita dalla trance, è ritornata nel buio della parte nascosta della sua mente. È stato come un sogno per lei, e nel momento in cui si è svegliata, anche il sogno è finito. Tutto qua. Non c’è da preoccuparsi».

«Ah, e anche l’urlo pazzesco che ha lanciato, non è preoccupante? Da notare che la voce di quell’altro le è uscita dopo aver lanciato l’urlo che ha spaventato l’intera famiglia!».

Larsin sembrava molto arrabbiato.

«Ho voluto fidarmi di te, ma sembra che il tuo esperimento non le abbia fatto molto bene….».

«Ma hai visto bene che adesso è tranquilla. Ti assicuro, è stato proprio come avere un incubo».

«E le cose che ha detto, dottore?».

«Sembrano degli incubi anche quelli…. Cioè, ammetterete che è una storia assurda. Un cervo bianco che esce dall’acqua, e che poi spinge gli abitanti della valle a gettarsi tutti quanti nel lago….. è una storia inverosimile!».

«Il fatto che tu non ci credi, non significa che non ci sia qualcosa di vero!» interloquì Syndrieli.

«Lasciamo perdere. L’esperimento non è riuscito perché non ha detto niente che possa essere considerato utile. Tutto qua. Non ci riprovo più, almeno non in questo modo. Comunque, a questo punto è improbabile che riacquisti la memoria un giorno».

«Ammesso che abbia qualche importanza, a questo punto….» commentò alla fine Aranthi.

 

 

CAP. VI : NASCITA AL PLENILUNIO

 

Il bambino di Thymrel nacque un mese dopo, con la luna piena, cinquantasei giorni dopo il solstizio d’estate, verso il finire del mese del Leone, in coincidenza con la festa di Tinsi Amater Sil.

La calura era arrivata al suo culmine, tutti ad Arethyan aspettavano il prossimo calare della temperatura.

Thymrel cominciò ad avere le doglie alla mattina, fu chiamata subito una nipote di Aranthi, che faceva la levatrice e viveva nella fattoria vicina a quella dei Ferstran.

Velthur aveva chiesto di venire chiamato subito quando sarebbe stato il momento, ma proprio quel giorno aveva dovuto occuparsi di un uomo che si era rotto la gamba cadendo malamente da una scala in un fienile, poi un’anziana che si era presa un’insolazione lavorando nell’orto era svenuta ed era morta nel giro di un’ora.

Tutto un insieme di cose l’avevano tenuto lontano dalla fattoria dei Ferstran fino a sera.

Trovò Thymrel che era ancora in travaglio. Sembrava che il bambino facesse molta fatica a nascere, e la madre cominciava ad essere stremata dalle doglie, oltre che dal caldo.

Le somministrò una forte pozione alchemica specifica per questi casi, e un potente antidolorifico, che sembrarono fare effetto, perché nel giro di mezz’ora il bambino venne alla luce.

Il neonato nacque quando ormai la luna piena occhieggiava sopra le colline ad oriente nella luce del crepuscolo, di un bel colore rosato, come è la luna quando sorge o tramonta mentre la luce del sole non ha ancora abbandonato il cielo.

Una nascita con la luna di quel colore era considerata di buon auspicio dai contadini del Veltyan.

Ma dopo il parto, Velthur temette per il bambino. Quando era uscito dal grembo, era di un colore cianotico. Tirò un sospiro di sollievo quando riuscì a farlo respirare, ma gli sembrò che il suo pianto avesse qualcosa di strano, un suono meno squillante del pianto di un bambino normale, con qualcosa di quasi gracchiante.

«Velthur, dimmi la verità…. il bambino può sopravvivere?» gli chiese Larsin.

«Non lo so…. fa fatica a respirare, è debole. Potrebbe non arrivare a domani mattina».

«Va bene, vado a chiamare uno dei sacerdoti al paese per accompagnare la sua anima all’Aisedis….».

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