lunedì 15 febbraio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 36° pagina.



Alcune volte erano cani bianchi, dalle orecchie, le zanne, le unghie e gli occhi rossi, altre volte erano uccelli bianchi simili ad aquile o a gabbiani, dal becco, dalle zampe e dagli occhi rossi, altre volte ancora proprio dei cervi bianchi dagli zoccoli, le corna e gli occhi rossi come il sangue.

Nelle terre del nord pareva ci fossero molte leggende di un cervo bianco che vagava nelle foreste, e che conduceva alla follia chiunque lo vedesse.

Stranamente, dopo quell’episodio, tutto sembrò calmarsi. La paura collettiva, così come era venuta, se ne andò come se la gente avesse dimenticato le proprie paure superstiziose. Non comparvero più luci misteriose nella notte, né si udirono strani suoni nell’aria, né i grandi gatti scuri parvero inquietarsi di fronte alle ombre della notte.

Passarono così quattro anni, fino ad un giorno all’inizio dell’autunno del 2793.

In una chiara mattina di settembre, un gruppo di mercanti di stoffe salì dall’Alta Valle dell’Eydin verso la Valle dei Gigli, e una volta varcata la gola d’entrata ad occidente, rimasero tutti sconcertati nel vedere che non incontravano assolutamente nessuno.

Arrivarono al primo villaggio, e lo trovarono completamente deserto.

Non c’era traccia di un solo abitante, nè vivo, né morto.

Entrarono nelle case, e le trovarono perfettamente in ordine. Non c’erano segni di saccheggi, né di incendi, né di terremoti, che tra l’altro in quella regione non erano mai stati molto forti. Tutto era in ordine, in alcune cucine erano imbandite delle tavole, come se gli abitanti si fossero accinti a mangiare tranquillamente, prima di sparire.

Nulla indicava che gli abitanti avessero dovuto fuggire, perché non si erano portati via niente, assolutamente nulla. Le cantine e le dispense erano piene di cibo e bevande. Gli armadi e le cassapanche erano piene di vestiti, e qua e là nelle case si potevano vedere oggetti di valore.

Le stalle e i recinti erano vuoti, e furono trovati parecchi animali domestici vagare liberamente per i campi e le strade dei villaggi.

Sconcertati, i mercanti vagarono di villaggio in villaggio, mentre sentivano crescere in loro il terrore per quello che vedevano. Visitarono tutti e cinque i villaggi della Valle dei Gigli, ma non trovarono anima viva, né alcuna traccia di ciò che poteva essere successo.

Alla fine fecero una scoperta agghiacciante: entrarono nel cimitero del paese principale, e videro che le tombe erano state tutte scavate e scoperchiate. Le bare, quelle di granito e quarzo dei ricchi, e quelle di legno dei poveri, erano state tutte svuotate.

Il particolare più orribile, fu vedere come i vermi stessi della terra e delle tombe, giacevano morti a milioni, in piccoli ammassi informi sparsi qua è là nelle tombe e nei cumuli di terra scavata. Anche l’erba attorno pareva rinsecchita, a parte gli onnipresenti gigli rossi, che nel cimitero avevano assunto una sfumatura viola e porpora, e che crescevano rigogliosi anche là.

Alla fine erano giunti al palazzo-tempio degli Shepenna della Valle dei Gigli.

Anche lì, trovarono tutto intatto, e deserto.

Anche lì sembrava che non fosse stato asportato niente, il che rendeva la cosa sempre più sorprendente. Una statua crisoelefantina di Sil, dal manto d’oro e dalla carne d’avorio, con la falce di luna in puro argento e con la corona di stelle fatta di brillanti, era ancora al suo posto nel tempio della Dea. E del pari le croci ansate placcate d’oro alchemico sulle pareti. Inoltre nel palazzo oggetti e vestiti pregiati erano in bella mostra, ben ordinati nelle camere da letto della famiglia dei sacerdoti-conti della valle.

E anche lì, le tombe di famiglia nella cripta sotto il tempio, erano state svuotate. Non rimanevano neanche le ossa.

Che senso aveva che gli occupanti del palazzo avessero lasciato là tutti i loro beni, ma si fossero portati dietro i resti dei loro famigliari morti?

Il capo dei commercianti, arrivato a quel punto, disse che bisognava fuggire dalla valle e avvertire lo Shepen dell’Alta Valle dell’Eydin di quel che era successo, perché inviasse dei soldati a cercare le tracce della popolazione scomparsa.
Di fatto, nessuno si oppose, perché ormai il terrore li attanagliava.

Nessun commento:

Posta un commento