Alcune volte erano cani bianchi, dalle orecchie, le zanne,
le unghie e gli occhi rossi, altre volte erano uccelli bianchi simili ad aquile
o a gabbiani, dal becco, dalle zampe e dagli occhi rossi, altre volte ancora
proprio dei cervi bianchi dagli zoccoli, le corna e gli occhi rossi come il
sangue.
Nelle terre del nord pareva ci fossero molte leggende di un
cervo bianco che vagava nelle foreste, e che conduceva alla follia chiunque lo
vedesse.
Stranamente, dopo quell’episodio, tutto sembrò calmarsi. La
paura collettiva, così come era venuta, se ne andò come se la gente avesse
dimenticato le proprie paure superstiziose. Non comparvero più luci misteriose
nella notte, né si udirono strani suoni nell’aria, né i grandi gatti scuri
parvero inquietarsi di fronte alle ombre della notte.
Passarono così quattro anni, fino ad un giorno all’inizio
dell’autunno del 2793.
In una chiara mattina di settembre, un gruppo di mercanti di
stoffe salì dall’Alta Valle dell’Eydin verso la Valle dei Gigli, e una volta
varcata la gola d’entrata ad occidente, rimasero tutti sconcertati nel vedere
che non incontravano assolutamente nessuno.
Arrivarono al primo villaggio, e lo trovarono completamente
deserto.
Non c’era traccia di un solo abitante, nè vivo, né morto.
Entrarono nelle case, e le trovarono perfettamente in
ordine. Non c’erano segni di saccheggi, né di incendi, né di terremoti, che tra
l’altro in quella regione non erano mai stati molto forti. Tutto era in ordine,
in alcune cucine erano imbandite delle tavole, come se gli abitanti si fossero
accinti a mangiare tranquillamente, prima di sparire.
Nulla indicava che gli abitanti avessero dovuto fuggire,
perché non si erano portati via niente, assolutamente nulla. Le cantine e le
dispense erano piene di cibo e bevande. Gli armadi e le cassapanche erano piene
di vestiti, e qua e là nelle case si potevano vedere oggetti di valore.
Le stalle e i recinti erano vuoti, e furono trovati parecchi
animali domestici vagare liberamente per i campi e le strade dei villaggi.
Sconcertati, i mercanti vagarono di villaggio in villaggio,
mentre sentivano crescere in loro il terrore per quello che vedevano.
Visitarono tutti e cinque i villaggi della Valle dei Gigli, ma non trovarono
anima viva, né alcuna traccia di ciò che poteva essere successo.
Alla fine fecero una scoperta agghiacciante: entrarono nel
cimitero del paese principale, e videro che le tombe erano state tutte scavate
e scoperchiate. Le bare, quelle di granito e quarzo dei ricchi, e quelle di
legno dei poveri, erano state tutte svuotate.
Il particolare più orribile, fu vedere come i vermi stessi
della terra e delle tombe, giacevano morti a milioni, in piccoli ammassi
informi sparsi qua è là nelle tombe e nei cumuli di terra scavata. Anche l’erba
attorno pareva rinsecchita, a parte gli onnipresenti gigli rossi, che nel
cimitero avevano assunto una sfumatura viola e porpora, e che crescevano
rigogliosi anche là.
Alla fine erano giunti al palazzo-tempio degli Shepenna
della Valle dei Gigli.
Anche lì, trovarono tutto intatto, e deserto.
Anche lì sembrava che non fosse stato asportato niente, il
che rendeva la cosa sempre più sorprendente. Una statua crisoelefantina di Sil,
dal manto d’oro e dalla carne d’avorio, con la falce di luna in puro argento e
con la corona di stelle fatta di brillanti, era ancora al suo posto nel tempio
della Dea. E del pari le croci ansate placcate d’oro alchemico sulle pareti.
Inoltre nel palazzo oggetti e vestiti pregiati erano in bella mostra, ben
ordinati nelle camere da letto della famiglia dei sacerdoti-conti della valle.
E anche lì, le tombe di famiglia nella cripta sotto il tempio,
erano state svuotate. Non rimanevano neanche le ossa.
Che senso aveva che gli occupanti del palazzo avessero
lasciato là tutti i loro beni, ma si fossero portati dietro i resti dei loro
famigliari morti?
Il capo dei commercianti, arrivato a quel punto, disse che
bisognava fuggire dalla valle e avvertire lo Shepen dell’Alta Valle dell’Eydin
di quel che era successo, perché inviasse dei soldati a cercare le tracce della
popolazione scomparsa.
Di fatto, nessuno si oppose, perché ormai il terrore li attanagliava.
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