sabato 20 febbraio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 41° pagina.


«Syndrieli ti ha trattato con la sua solita diffidenza? Se sì, le pianto una scenata! Sono stufo della sua bigotteria!».

«No, no. Niente. È che…. vorrei tanto poter aiutare Thymrel a riacquistare la memoria. Un sistema ci sarebbe, ma c’è qualche rischio. Volevo appunto parlartene».

In realtà, fino a un secondo fa non ci pensava neanche. Era quello che aveva visto, che l’aveva fatto decidere a fare la sua proposta.

«Sentiamo…. vuoi somministrarle qualche intruglio fatto di droghe fortissime e bestiali che rischiano di ucciderla, per caso?».

«No, no. Niente del genere. Non esistono neanche “rimedi” del genere per l’amnesia, a quanto ne so. Vorrei provare invece con l’ipnosi».

«L’ipnoche? Una nuova diavoleria alchemico-farmaceutica, immagino….».

«No, l’ipnosi è una cosa che non usa né droghe né medicinali. Penso che tu la chiameresti… una specie di incantesimo. Posso spingere Thymrel in una sorta di sonno onirico con la mia voce e qualche trucco, e spingerla a ricordare il suo passato. Certo, possono risalire anche ricordi molto spaventosi. Può darsi che lei abbia dimenticato cosa le è successo perché il ricordo era insopportabile per lei».

«Beh, se fosse così, allora non sarebbe il caso di restituirgliela, la memoria».

«Sì, tua moglie mi ha detto più o meno la stessa cosa. Però… forse non si tratta di qualcosa che riguarda solo lei. Io penso che potrebbe essere scampata a qualcosa di veramente molto brutto, qualcosa che potrebbe aver coinvolto tante altre persone, che potrebbe costituire un pericolo per tutti. Se è così, non si può lasciar perdere».

«Qualcosa di veramente molto brutto? E a cosa stai pensando, di preciso?».

«Di preciso, niente. Ma lei dice di venire dalla Valle dei Gigli. Forse non è vero, o forse sì. E se è vero, non posso sorvolare sulla cosa. Tu sai bene cosa è successo là, trecento anni fa. Nessuno ha mai scoperto perché. E se è successo una volta, forse potrebbe succedere ancora, da un’altra parte, magari più vicino a noi».

«Adesso sì che mi spaventi. Dimmi la verità: hai scoperto qualcosa?».

«No, niente. Solo ipotesi. Una, la più agghiacciante, è che forse la gente della Valle dei Gigli sia stata vittima di un’epidemia di una malattia sconosciuta, in grado non solo di sterminarli tutti, ma addirittura di dissolverne i corpi senza lasciarne traccia. Se è così, è mio dovere di medico scoprire qualcosa di questa malattia, non credi? E in ogni caso, anche se non è stata una malattia, bisogna andare a fondo della cosa».

In realtà, l’ipotesi della malattia era del tutto campata in aria e non ci credeva lui per primo, ma aveva bisogno di una bufala plausibile per le orecchie dei profani, per giustificare i suoi intenti.

«Ma la scomparsa dei Valgiglini è avvenuta tre secoli fa. Come potrebbe Thymrel saperne qualcosa?».

«Se davvero vive ancora qualcuno là, in segreto, e Thymrel era una di loro, forse quel qualcuno sa cosa è successo tanto tempo fa, e forse lo sapeva anche Thymrel. E forse sa se c’è la possibilità che succeda di nuovo».

«Un po’ troppi se, mi pare….».

«Senti, se dopo trecento anni tu avessi la possibilità, anche una sola, di poter scoprire la vera ragione di una delle più grandi tragedie della storia del Veltyan, non pensi che varrebbe la pena di provarci?».

«Va bene, ma mi hai detto che sarebbe un rischio per Thymrel…. che rischio corre?».

«Di rimanere sconvolta per tutta la vita per ciò che potrebbe ricordare. Ma non è detto che succeda. Forse non scopriremo niente, forse non ci sono ricordi traumatici nel suo passato. Forse ha solo battuto la testa e questo le ha fatto dimenticare tutto. Un sacco di se, lo ammetto».

«Ma lei è d’accordo nel provare questo esperimento?».

«Non gliel’ho ancora chiesto, devo dire».

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