venerdì 5 febbraio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 26° pagina.


«Certo che sono d’accordo! E ti ringrazio di avermi spalleggiato contro le manie di mio figlio. Ma hai reagito in modo strano quando Erkan ha parlato di qualcosa… un’Ottava Stirpe o qualsiasi altra cosa abbia detto… non so di cosa stava parlando, ma sembra che tu ti sia spaventato…. perché?».

«Di certe cose è meglio non parlare, tutto qua».

«Oh sì, certo. Però l’ho notato altre volte, che tu su certi argomenti scantoni. Ogni volta che in osteria si beve troppo e qualcuno comincia a raccontare storie strane, se si toccano certi argomenti, tu ti allontani, o cerchi di far cambiare discorso. Questa volta addirittura mi hai detto che devo prendere mio figlio a sberle…. le altre volte non ho voluto curiosare, ma adesso voglio saperne di più. Prukhu è mio amico, come è amico di tutti, qui.

Non che creda a tutto quello che racconta, ma so bene che il vecchio Sileno la sa lunga su tante cose. E qualcosa so anche io. È vero che una volta tu frequentavi le feste del belk?».

Arnith guardò altrove, per non dover incontrare il suo sguardo.

«È stato tanto tempo fa, quando ero giovane e stupido. Non mi rendevo conto di quello che facevo. Ho cercato di dimenticare quegli anni, ho invocato il perdono di Sil ogni giorno della mia vita, da allora. E vorrei che nessun altro facesse gli stessi errori che ho fatto io».

«Ma mica ti voglio giudicare per questo! Non mi interessa del tuo passato, ma voglio capire cosa ti spaventa, perché se ho dei motivi per preoccuparmi per mio figlio, oltre a quelli che già conosco, lo voglio sapere!»

«Ti basti sapere che tuo figlio non deve interessarsi di certe cose. Il vecchio Prukhu era così ubriaco che deve aver perso la testa, se ha parlato di…. di Loro, di Quelli...

È uno dei misteri del belk, che vengono rivelati solo a chi frequenta quella festa malefica, e non completamente, tra l’altro. Solo i capi delle Fate conoscono tutti i misteri, gli iniziati vengono messi a parte solo di alcuni, come è capitato a me. E quando mi sono reso conto di dove mi stavano portando, sono tornato indietro, ho lasciato perdere. E mi ci sono voluti anni, per dimenticare tutto.  Il vecchio Prukhu, se davvero ha cominciato a parlare di cose proibite mentre era ubriaco, si è messo nei guai seri.

Ma io l’ho guardato, mentre rantolava: non era semplicemente ubriaco, era in delirio mistico.

Lo so perché ho visto altri in quelle condizioni, proprio durante le orge del belk. Ma non farmi dire altro. Quello che vale per lui, vale anche per me. Non è permesso a nessuno rivelare i misteri che vengono narrati durante il belk. La maledizione delle Fate insegue i trasgressori, dovunque essi siano. Non parliamone più, perché se ne parlassi, la maledizione inseguirebbe anche me».

«Credo di non averci capito quasi niente di quello che mi hai detto, a parte il fatto che hai paura di parlare di ciò che sai. E va bene. Non ne parlerò più, per il momento. A mio figlio dirò che se prova ancora a voler sapere di certe cose, gliene suonerò di santa ragione, perché rischia di fare una brutta fine. E tanto deve bastare».

E riprese a scolarsi un’altra coppa di quell’incredibile mistura di cereali e frutta che era la birra rossa dei Thyrsenna, che gli sgocciolò dalla folta e ricciuta barba nera, mentre riprendeva a guardare le contadine più giovani e formose, con cui aveva danzato poco prima.

Osservava in particolare una di esse, la bella Kai dai capelli ondulati e dagli occhi azzurro ghiaccio, che assieme al suo colorito pallido da nobildonna, facevano un meraviglioso contrasto con la chioma di capelli neri.

Ovviamente aveva spasimanti a non finire, anche se era di una famiglia molto povera, e lei era l’ultima di cinque sorelle, e quindi sicuramente non avrebbe ricevuto in eredità assolutamente niente. Così che tutti la volevano, ma nessuno si legava a lei.

Questa era la condizione di una donna povera, in un paese dove erano le donne e solo loro ad ereditare terre, case e beni, mentre gli uomini potevano aspirare a subentrare alle sorelle solo se queste morivano senza eredi, o se le sorelle proprio non ce le avevano.

In una terra con simili tradizioni, non potevano essere le donne, quelle a cercare un matrimonio conveniente, ma solo gli uomini.

Larsin la osservò allontanarsi con un giovane con cui aveva danzato pochi istanti prima, ben oltre la luce dei falò, per consumare l’amore in qualche anfratto fra gli alberi ai confini del campo.

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