La sua lettura si era interrotta all’episodio di Axili, la
ragazza morta di spavento nella Radura delle Fate. L’episodio che aveva segnato
l’inizio del terrificante mistero che aveva portato alla sua fine la gente
della Valle dei Gigli.
Riprese a leggere quel capitolo che aveva già letto diverse
volte molti anni prima.
Dopo l’episodio del misterioso decesso di Axili, la ragazza
trovata morta di terrore nella Radura delle Fate, avvenuto nel 2768 d. F.R., il
libro narrava come una strana paura avesse contagiato la Valle dei Gigli, e di come
addirittura fosse stata costruita una serie di tempietti, di piccole edicole
dedicate a Sil lungo il bordo dei prati che delimitavano il bosco e che lo
separavano dal vicino villaggio.
Per un po’ di tempo non avvenne niente di particolare, anche
se nella notte la gente continuava a dire di vedere strane luci scarlatte nel
bosco, e in più anche gli avvistamenti di strane luci che vagavano sulle cime
si moltiplicarono.
Ma dopo alcuni mesi successe qualcos’altro, ma non nel bosco
dove si trovava la Radura
delle Fate, bensì da tutt’altra parte del grande bacile rotondo della strana
valle, vicino al lago centrale.
Una sera di primavera, subito dopo il tramonto, un vecchio
contadino tornava da solo a casa dal lavoro dei campi, a piedi, quando fu
attirato da qualcosa che aveva scorto presso la riva del lago, in mezzo a un
piccolo gruppo di betulle.
Ma quando vide cos’era, fuggì terrorizzato verso casa,
lasciando dietro di sé la falce che portava in spalla, inseguito da una risata
lunghissima e fragorosa.
Quando arrivò a casa, provò a spiegare cosa lo aveva
spaventato, provò a balbettare qualcosa, e l’unica cosa che riuscì a dire fu:
«ho udito una risata lunga, lunga, che mi inseguiva….» Poi non riuscì a dire più
niente, e addirittura perse per sempre la facoltà di parlare. Siccome era un
povero analfabeta, non poté mai scrivere cosa avesse visto, e non riuscì in
alcun modo a farlo capire a gesti.
Il giorno dopo, i parenti si recarono nel luogo indicato dal
povero contadino, ma non trovarono nulla, se non la falce che lui aveva
abbandonato presso il sentiero.
Tuttavia sentirono un odore spaventoso, che non assomigliava
a nulla di conosciuto, e trovarono parecchi rami spezzati fra le betulle, anche
a una notevole distanza dal suolo, come se una forza sconosciuta, simile a una
tromba d’aria o a un macigno scagliato dall’alto, avesse travolto gli alberi.
Questo servì solo a gettare ancora di più un’ombra di
terrore nella valle intera.
Il povero contadino visse nel terrore il resto della propria
esistenza, che arrivò tre anni dopo.
Passò dell’altro tempo, e non successe niente per diversi
anni. Ci fu qualche sparizione misteriosa, ma la si attribuì a disgrazie
naturali.
I bordi della valle, dalle alte pareti rocciose che
delimitavano un fondovalle piatto come una pianura aperta, avevano gole
profonde e burroni che si aprivano in modo minaccioso, e in cui era facile
perdersi o precipitare.
Qualcuno pensò anche a lupi od orsi, ma nella Valle dei
Gigli non si erano mai visti né lupi né orsi, e stranamente neanche animali di
nessun altro tipo, a parte i pesci e i rospi del lago centrale, api e insetti,
topi, corvi, serpenti, lucertole, qualche piccolo uccello e una strana razza di
gatti selvatici dal pelo scurissimo e striato, fra il grigio scuro e il nero, e
dagli occhi azzurrissimi.
Nemmeno le aquile e i falchi si avvicinavano alla corona di
vette che circondavano la valle, e nei boschi e sui pendii non si vedevano né
cervi né stambecchi.
Quella era stata forse la maggiore stranezza di quella
valle. Gli unici animali degni di nota che vivevano in quella strana regione
erano quelli portati dall’uomo. Ma anche con quelli c’erano dei problemi.
Vacche e pecore parevano avere delle grosse difficoltà a
figliare. Molti piccoli nascevano morti, altri deformi. Qualcuno pensò che le
acque della valle fossero velenose, ma non era possibile che fosse per l’acqua,
perché invece i bambini nascevano assolutamente normali. Anzi, sembrava che
nascessero e crescessero straordinariamente forti e robusti, in ottima salute.
I cani, invece, erano un altro dei dolorosi misteri di quel
luogo. Sembravano essere tutti terrorizzati da non si capiva bene cosa.
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