giovedì 11 febbraio 2016

"I FIORI DELLìIGNOTO" di Pietro Trevisan: pagina 32.


La sua lettura si era interrotta all’episodio di Axili, la ragazza morta di spavento nella Radura delle Fate. L’episodio che aveva segnato l’inizio del terrificante mistero che aveva portato alla sua fine la gente della Valle dei Gigli.

Riprese a leggere quel capitolo che aveva già letto diverse volte molti anni prima.

Dopo l’episodio del misterioso decesso di Axili, la ragazza trovata morta di terrore nella Radura delle Fate, avvenuto nel 2768 d. F.R., il libro narrava come una strana paura avesse contagiato la Valle dei Gigli, e di come addirittura fosse stata costruita una serie di tempietti, di piccole edicole dedicate a Sil lungo il bordo dei prati che delimitavano il bosco e che lo separavano dal vicino villaggio.

Per un po’ di tempo non avvenne niente di particolare, anche se nella notte la gente continuava a dire di vedere strane luci scarlatte nel bosco, e in più anche gli avvistamenti di strane luci che vagavano sulle cime si moltiplicarono.

Ma dopo alcuni mesi successe qualcos’altro, ma non nel bosco dove si trovava la Radura delle Fate, bensì da tutt’altra parte del grande bacile rotondo della strana valle, vicino al lago centrale.

Una sera di primavera, subito dopo il tramonto, un vecchio contadino tornava da solo a casa dal lavoro dei campi, a piedi, quando fu attirato da qualcosa che aveva scorto presso la riva del lago, in mezzo a un piccolo gruppo di betulle.

Ma quando vide cos’era, fuggì terrorizzato verso casa, lasciando dietro di sé la falce che portava in spalla, inseguito da una risata lunghissima e fragorosa.

Quando arrivò a casa, provò a spiegare cosa lo aveva spaventato, provò a balbettare qualcosa, e l’unica cosa che riuscì a dire fu: «ho udito una risata lunga, lunga, che mi inseguiva….» Poi non riuscì a dire più niente, e addirittura perse per sempre la facoltà di parlare. Siccome era un povero analfabeta, non poté mai scrivere cosa avesse visto, e non riuscì in alcun modo a farlo capire a gesti.

Il giorno dopo, i parenti si recarono nel luogo indicato dal povero contadino, ma non trovarono nulla, se non la falce che lui aveva abbandonato presso il sentiero.

Tuttavia sentirono un odore spaventoso, che non assomigliava a nulla di conosciuto, e trovarono parecchi rami spezzati fra le betulle, anche a una notevole distanza dal suolo, come se una forza sconosciuta, simile a una tromba d’aria o a un macigno scagliato dall’alto, avesse travolto gli alberi.

Questo servì solo a gettare ancora di più un’ombra di terrore nella valle intera.  

Il povero contadino visse nel terrore il resto della propria esistenza, che arrivò tre anni dopo.

Passò dell’altro tempo, e non successe niente per diversi anni. Ci fu qualche sparizione misteriosa, ma la si attribuì a disgrazie naturali.

I bordi della valle, dalle alte pareti rocciose che delimitavano un fondovalle piatto come una pianura aperta, avevano gole profonde e burroni che si aprivano in modo minaccioso, e in cui era facile perdersi o precipitare.

Qualcuno pensò anche a lupi od orsi, ma nella Valle dei Gigli non si erano mai visti né lupi né orsi, e stranamente neanche animali di nessun altro tipo, a parte i pesci e i rospi del lago centrale, api e insetti, topi, corvi, serpenti, lucertole, qualche piccolo uccello e una strana razza di gatti selvatici dal pelo scurissimo e striato, fra il grigio scuro e il nero, e dagli occhi azzurrissimi.

Nemmeno le aquile e i falchi si avvicinavano alla corona di vette che circondavano la valle, e nei boschi e sui pendii non si vedevano né cervi né stambecchi.

Quella era stata forse la maggiore stranezza di quella valle. Gli unici animali degni di nota che vivevano in quella strana regione erano quelli portati dall’uomo. Ma anche con quelli c’erano dei problemi.

Vacche e pecore parevano avere delle grosse difficoltà a figliare. Molti piccoli nascevano morti, altri deformi. Qualcuno pensò che le acque della valle fossero velenose, ma non era possibile che fosse per l’acqua, perché invece i bambini nascevano assolutamente normali. Anzi, sembrava che nascessero e crescessero straordinariamente forti e robusti, in ottima salute.

I cani, invece, erano un altro dei dolorosi misteri di quel luogo. Sembravano essere tutti terrorizzati da non si capiva bene cosa.

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