martedì 16 febbraio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Piero Trevisan: 37° pagina.



Avevano già passato due notti nella Valle, e non volevano passarne una terza. Ma prima di andarsene, uno di loro trovò un libro aperto nell’ufficio del segretario degli Shepenna della Valle.

Dall’aspetto, si capiva che si trattava di un diario.

Il capo dei commercianti pensò che sarebbe stato utile a capire cosa fosse successo nella Valle dei Gigli, e se lo portarono con sé.

Ebbero la tentazione di portarsi via degli oggetti preziosi, ma il terrore di quel luogo aveva instillato loro la paura superstiziosa di portare con sé la maledizione che sicuramente doveva aver colpito quel luogo.

Ma uno dei quattro, evidentemente meno pauroso, o più avido di loro, prese una statuetta di giada e platino che aveva trovato in una delle stanze del palazzo, una statua che raffigurava un gatto, uno dei gatti della Valle dei Gigli, con il corpo fatto di giada verde e gli occhi di platino alchemico, un oggetto molto bello, senz’altro opera di un artigiano di valore.

Nascose la statuetta nella sua bisaccia, e seguì gli altri contando di rivenderla non appena tornato nell’Alta Valle dell’Eydin.

Ma non fu così. Appena tornati presso il corso dell’Eydin, si recarono alla città di Korton, dove aveva sede lo Shepen locale, e dettero l’allarme su quello che era successo nella Valle dei Gigli.

Inoltre consegnarono il diario allo Shepen in persona.

La mattina dopo partì una spedizione formata da uomini della guardia personale dello Shepen, per indagare cosa era successo nella Valle dei Gigli. Gli Shepenna di Korton erano parenti prossimi degli Shepenna della Valle dei Gigli, e perciò erano ansiosi di chiarire la cosa.

Lo Shepen cercò di impedire che si diffondesse subito la voce della misteriosa sparizione della popolazione della Valle dei Gigli,  facendo allontanare i quattro mercanti dalla città.

Li relegò in un monastero sulle cime attorno alla città, e lì vi rimasero per parecchie settimane.

Fu lì che avvenne quello che viene considerato l’ultimo episodio misterioso collegato alla Valle dei Gigli.

Una mattina, fu trovato il corpo del mercante che aveva rubato la statuetta, rannicchiato in un angolo della sua camera, con un’espressione di terrore sul volto. La statuetta rubata invece si trovava dall’altra parte della camera, nella sua bisaccia accanto al piccolo mobile di legno che si trovava accanto alla porta.

Non c’era nessun segno sul suo corpo, sembrava che fosse morto solo per un grande spavento. Ma non doveva avere neanche urlato, prima di morire, perché nessuno aveva udito niente nella notte. 

Tutta la vicenda si concludeva con la spedizione della guardia dello Shepen, la quale aveva dovuto constatare che in effetti gli abitanti della Valle dei Gigli erano scomparsi tutti quanti senza lasciare traccia, e non solo quelli viventi, ma anche tutti quelli sepolti nelle tombe, perlomeno quelli che potevano avere resti abbastanza integri. Solo pochi frammenti di ossa in qualche sepoltura con una cassa di legno rimaneva come miseri, ultimi resti di una passata presenza umana. Ed i villaggi e le fattorie, e la grande villa degli Shepenna, rimasti vuoti e deserti, ma intatti.

Oltre a questo, anche il bestiame, che sembrava non essere stato toccato in alcun modo, e che girava libero per la valle, come se qualcuno avesse voluto liberarlo prima di scomparire nel nulla. E c’erano poi anche i gatti. Gli strani, misteriosi gatti della Valle dei Gigli, di quella strana razza che non viveva da nessun’altra parte del Veltyan. Alcuni si aggiravano ancora fra le case abbandonate, come se aspettassero il ritorno dei loro padroni, ma altri sembravano essere tornati alla vita dei boschi, da cui osservavano incuriositi, ma intimoriti, i soldati della guardia che passavano per le strade e i sentieri della valle, alla ricerca di superstiti.

Da quel giorno, la Valle dei Gigli morì. Nessuno volle più andare a vivere là, e il luogo fu considerato maledetto per sempre. Solo alcune bande di briganti vi soggiornarono in seguito, considerandolo un buon rifugio, e confidando che il terrore superstizioso che circondava il luogo avrebbe tenuto lontano chiunque, ma sembrava che anche quei malfattori avessero deciso di allontanarsi da lì dopo poco tempo.
Dopo quasi tre secoli, non si aveva notizia di nessun insediamento umano permanente che si fosse stabilito lassù. Non si sapeva neanche se fosse rimasta traccia degli antichi villaggi. Ma certamente,

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