giovedì 18 febbraio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 39° pagina.


cui aveva un ricordo frammentario, ma indubitabile. Ricordava molto bene i prati ricoperti di miriadi di gigli rosso sangue, a perdita d’occhio, e ricordava anche il nome del villaggio in cui era cresciuta: Enyaran, il quale era in effetti uno dei cinque villaggi che sorgevano un tempo nella misteriosa valle.

Ma quel villaggio era morto da quasi trecento anni.

I suoi ultimi ricordi netti risalivano a quando aveva disceso il corso del fiume Eydin a bordo della barca, su cui però non ricordava come era salita. Sembrava esserci un vuoto totale di memoria fra il momento in cui aveva lasciato la Valle dei Gigli e il momento in cui si era trovata nella barca sull’Eydin. Anzi, non aveva la minima idea di come avesse lasciato la valle. Aveva un vago ricordo della sua famiglia, ma non ricordava quando e come l’avesse lasciata.

Velthur non era del tutto convinto che la sua amnesia fosse sincera, perché aveva un carattere strano, che non lo convinceva.

Ricordava il nome della sua famiglia, Nerkan, ma non ricordava molto della casa in cui aveva vissuto, non ricordava il volto e il nome di sua madre, ma ricordava che era bravissima a cucinare e che le faceva sempre dei dolci buonissimi, e ricordava anche la sua voce. Inoltre ricordava particolari irrilevanti della sua infanzia, come per esempio il nome del gatto che aveva avuto da bambina, uno dei tipici gatti della Valle dei Gigli.

Non ricordava i componenti della sua famiglia, ma ricordava un suo fratellino minore che “aveva sempre paura del buio” e che soffriva di incubi, e che spesso dormiva assieme a lei, terrorizzato dalle ombre della notte.

Non ricordava la data della sua nascita, non ricordava nessun evento saliente della sua vita, ma ricordava con molta precisione molti luoghi in cui era stata, e che erano tutti nella Valle dei Gigli.

E la ricordava come una valle piena di vita. Ricordava tutti e cinque i paesi della valle ancora abitati, e la cosa non aveva alcun senso.

L’ipotesi di Velthur, che potesse essere una schiava fuggiasca, o una figlia di schiavi fuggiaschi o di briganti nascosti nella Valle dei Gigli, non trovava appigli.

Thymrel sembrava anche essere una persona di buona famiglia, perché sapeva leggere e scrivere, e da come parlava dava l’idea di una persona di discreta cultura. Anche i suoi ricordi frammentari sembravano mostrare che non era esattamente una persona di umili origini. Molti dei suoi ricordi riguardavano uno dei templi della valle, e l’abitazione del sacerdote e della sacerdotessa che vi era annessa.

Forse era una loro parente, magari la figlia stessa dei sacerdoti.

La possibilità che fosse una monaca che avesse trasgredito al suo voto di castità e per questo fosse fuggita, poteva per questo risultare più plausibile. Nei monasteri non prendevano ragazze incolte, che non sapessero leggere e scrivere, e la maggioranza erano figlie di sacerdoti, o di ricchi mercanti e artigiani alchimisti.

Circa un mese dopo la festa di Tinsi Kerris, verso sera Velthur andò a trovare i Ferstran. La sua speranza era sempre di riuscire a far uscire Thymrel dalla sua amnesia, o riuscire a farla confessare che la sua era solo una finzione.

Trovò Syndrieli nel cortile di fronte a casa, che stava dando da mangiare alle galline che razzolavano liberamente.

«Ti loderei per la tua costanza,» gli disse appena lo vide «se non fosse che la tua mi sembra, più che una battaglia persa, una battaglia inutile».

La guardò come se fosse impazzita. Semplicemente, non capiva cosa gli avesse detto.

«Voglio dire: anche ammesso e non concesso che Thymrel recuperi la memoria, che importanza ha? Ormai, almeno per me, è una della famiglia. Non m’importa di sapere da dove viene. Io la vedo serena, tranquilla. E se davvero la ragazza mente, e in realtà non ha nessuna amnesia, non pensi che magari può avere dei buoni motivi per mentire sul suo passato?».
«Potrebbe anche darsi che ci sia una famiglia che la piange come se fosse morta, e che non sa che lei è sana e salva qui da voi. Non pensi che, se quella famiglia esiste, abbia il diritto di sapere che

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