martedì 28 giugno 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 129° pagina.


«Non so che senso avrebbe farvi delle domande, dato che voi leggete nei miei pensieri come in un libro aperto».

«No, non è così.» soggiunse la Regina Rossa  «Noi non vediamo tutto quello che è nelle vostre menti. Riusciamo a leggere le vostre paure e i vostri desideri, i vostri sentimenti. Riusciamo anche ad avere la visione delle cose a cui pensate, se sono cose semplici e concrete. Sentiamo la vostra volontà, quando è forte e decisa. Vediamo la direzione verso cui camminate, ma i vostri pensieri più complessi e incerti o astratti, noi non li vediamo, non li comprendiamo. Sono troppo difficili ed estranei per noi. Quando voi ragionate sulle cose, quando formulate i vostri discorsi più lunghi ed elaborati, noi non capiamo. Spesso non capiamo neanche quello che ci dite».

«Però voi vedete il nostro futuro come vedete il presente».

«Non è esatto,» interloquì la Regina Bianca «noi vediamo il futuro come voi vedete il presente, cioè in modo molto confuso e incerto…».

«Quindi per questo dobbiamo porvi delle domande il più possibile precise…».

«Più precise sono, e meglio è per voi. Dipende soprattutto da voi» dissero tutte all’unisono.

«Cosa posso offrirvi in cambio delle vostre risposte?».

La Regina Rossa: «Il tuo aiuto. Noi aiuteremo te, tu aiuterai noi».

«In che modo? E perché?».

«Perché anche noi abbiamo paura. Come te. Forse tu credevi che chi conosce il futuro sia esente da paure. Ma come ti ha fatto capire mia sorella, noi non siamo onniscienti. Vediamo cose che voi non vedete, ma tante altre ci rimangono nascoste. E noi abbiamo paura proprio delle cose che non possiamo vedere, esattamente come voi. Tu hai paura perché sta succedendo qualcosa che non capisci, ma non credere che noi ne capiamo proprio tanto più di te. Per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto».

«Ma perché proprio del mio? Perché non un altro?».

«Tu sei diverso dagli altri Uomini. Ci sono alcuni di voi che guardano oltre, più lontano. Gli Uomini vogliono spesso guardare più lontano, ma pochi ci riescono veramente. Tu sei uno di quelli. Tu vedi più lontano dei tuoi simili. È di un Uomo come te, che abbiamo bisogno».

«Solo per questo? Io non sono una persona potente, né influente. Non ho mezzi, se non la mia arte medica, e una certa cultura. Anzi, quelli come me sono invisi ai potenti del mio popolo. Seguo una religione diversa dalla maggioranza dei miei connazionali, vengo guardato con sospetto».

Le Triplice Regina rise all’unisono.

La Regina Nera: «Come se a noi importasse qualcosa, dei potenti fra gli Uomini!».

La Regina Rossa: «Non è forse vero che anche noi siamo invisi ai vostri potenti?»

La Regina Bianca: «Forse che non abbiamo anche noi una religione diversa da quella della maggioranza dei Thyrsenna?».

La Regina Rossa: «Ah, mio caro Velthur Laran, mio caro e sapientissimo dottore. Tu ti sottovaluti, tu non stimi te stesso come noi stimiamo te. Spesso noi conosciamo gli Uomini meglio di quanto conoscono se stessi, poiché noi conosciamo il loro Fato, mentre spesso loro no».

«Noi Uomini non conosciamo mai il nostro Fato, fino a quando arriva il nostro ultimo giorno».

La Regina Nera: «Oh, come sei melodrammatico! Lo sbaglio di voi Uomini è di credere che il vostro Fato vi venga da una forza esterna a voi, dagli Dei, o dalle misteriose forze della Natura che stanno sopra o sotto di voi, o dagli strani casi della Vita, non capite mai che in realtà il vostro Fato vi viene solo da dentro, dalle profondità del vostro essere, che sono sempre l’ultimo posto dove andate a cercare la Verità. Se lo faceste, comincereste anche voi a vedere il Fato come lo vediamo noi, forse anche meglio di noi, perché se noi vediamo cose che voi non vedete, anche voi vedete cose che noi non vediamo».

«Ed è per questo che dite di volere il mio aiuto?».
La Regina Bianca: «Eh, mio caro Velthur. Finalmente cominci a capire. Devi sapere che, anche se è vero che noi possiamo vedere molto lontano nello spazio e nel tempo, non possiamo vedere oltre questo mondo, e non possiamo vedere neanche ciò che entra nel nostro mondo provenendo da altri.

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