giovedì 30 giugno 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 131° pagina.


comunità, anche se distanti da qui. Comunque quel belk non è stato organizzato da delle Fate. Certo, c’erano delle Fate che vi hanno partecipato, per esempio quella che ha perso lo scialle verde. Ma non molte. Se noi guardiamo con la nostra Seconda Vista quello che è successo lassù, noi vediamo molti della stirpe degli Uomini e non pochi della stirpe dei Sileni, ma poche Fate, e nessuna della nostra tribù. Ma a questo punto, penso che sappia anche tu chi è il responsabile…..».

«Il monaco eremita? Aralar Alpan, l’alchimista? Che fosse coinvolto con quello che è successo sul Monte Leccio, era evidente. Ma voi dite addirittura che è stato lui a organizzare il belk su Monte Leccio, a portarvi streghe, stregoni, Fate da luoghi lontani e Sileni dei boschi, e magari anche tutti quei grossi gatti scuri, per fare una festa orgiastica che i nostri sacerdoti ufficialmente condannano? Sarebbe un bello scandalo, per i tranquilli e mediocri sacerdoti delle nostre campagne!».

La Regina Bianca: «Ti sei risposto da solo. Aralar Alpan si è stabilito là per poter essere libero di fare quello che vuole. Ha scelto questa provincia di confine per non dare nell’occhio alla gerarchia dei sacerdoti. Lui è un sacerdote eretico, e per quello che possiamo capire di lui, persegue scopi ben diversi da quelli della maggioranza dei suoi confratelli.

Possiamo vedere molte cose che lui fa, perché lui appartiene al nostro mondo. È un Uomo come tutti gli altri, anche se particolare, proprio come te. Guarda molto lontano, guarda oltre al nostro mondo, e in qualche modo ha richiamato ciò che è troppo distante dalle cose di Kellur. Quando ha a che fare con l’Altrove, la nostra Seconda Vista si fa troppo confusa, e non possiamo capire».

«Volete che lo spii io, vero?».

La Regina Rossa: «Tu dovrai provare a diventare suo amico. Non sarà difficile per te. Siete spiriti simili, ma tu sei più equilibrato di lui. Lui è pazzo, e quello che fa è sicuramente molto pericoloso. Pericoloso per noi e per voi. Per cominciare a capire quello che fa, devi leggere uno dei libri di cui lui è in possesso, quello chiamato Le Dottrine Misteriche di Cthuchulcha. Tu lo conosci, anche se non l’hai mai letto.

Ma prima di darti indicazioni su cosa fare, torniamo alle tue visioni. Hai detto che sai cos’è la montagna scolpita con i sette gradini. Dicci cosa è».

«Un antico mito antidiluviano. Ne parlano alcuni testi, in particolare il Tinsina Entinaga, il Libro dei Giorni Antichi.

Secondo la leggenda, i Giganti scolpirono la più alta montagna di Kellur, nelle terre dell’Estremo Meridione, presso i ghiacci antartici, come sfida agli Dei. Volevano che la Madre Terra stessa portasse per sempre il segno del loro incontrastato dominio. Ci misero trecento anni per scolpire la montagna foggiandola appunto a forma di cono tronco con sette gradini, e in cima alla montagna posero un giardino. Sempre secondo la leggenda, su quel monte erano state create le prime sette coppie umane, da cui sarebbe discesa tutta l’umanità.

I Giganti, foggiando quel monte, volevano dimostrare agli Uomini che erano loro i veri signori del mondo, per farsi adorare da loro come divinità, dopo aver conquistato il globo intero con la forza delle armi. Non gli bastava essere i re ed i principi di tutto, volevano essere simili agli Dei.

Quando venne il Diluvio, l’impero dei Giganti fu distrutto, ma il grande monte dai sette gradini, che si chiamava Kadatlas, il Monte che Toccava il Cielo, la Montagna dalle Sette Balze, rimase intatto, e così anche il giardino posto in cima, dove si rifugiò il Gran Re dei Giganti con la sua famiglia. Ma tale Re era così arrogante e superbo, che non ringraziò gli Dei di averlo risparmiato, ma invece li sfidò ancora, lanciando frecce infuocate contro il cielo, dicendo che sarebbe riuscito nel suo intento di raggiungere il regno divino e spodestarli.

Per tutta risposta, il Dio Supremo, Silen, lo trasformò in una statua di pietra proprio nell’atto di inveire contro il cielo con le braccia alzate. Poi scacciò la famiglia del Re dal giardino del Kadatlas, non appena le acque del Diluvio cominciarono a ritirarsi, e da loro discendono gli attuali Giganti.

Una bella leggenda che viene narrata ai bambini, ma non capisco cosa c’entri con quello di cui stiamo parlando».
La Regina Nera: «Conosciamo anche noi quella montagna. Alle volte la vediamo nelle nostre visioni, nel meridione più remoto del mondo, in mezzo ai ghiacciai, che si erge altissima, ma non è

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