«Ci vado io a chiamarli. Devo tornare in ogni caso in paese,
ho un’altra persona da visitare. Non so dire perché, ma oggi si sono
accavallati un sacco di impegni…. e di guai. Una persona morta, un’altra
ferita, e diverse altre che stanno male. Il caldo, sembra. Insolazioni, e
strani malesseri, strane infezioni. Una delle persone che stanno male, è
proprio una delle figlie dei sacerdoti».
«Questa è un’estate davvero strana….».
«Sì, molto….».
Tu non sai quanto, pensò Velthur.
Prima di andarsene, Velthur gli dette una medicina per il
bambino, un palliativo, ma che poteva essergli utile. Era un’essenza vegetale
trattata alchemicamente da diluire in un po’ di acqua calda e mettere in un
profumatore a candela, fatta apposta per aiutare la respirazione.
Mentre si avviava dalla fattoria al paese, fu assalito da
uno dei suoi soliti rimuginamenti meditativi. La nascita del bambino gli aveva
fatto tornare in mente tutti i pensieri che l’avevano tormentato dopo
l’esperimento di ipnosi su Thymrel.
Era riuscito a recitare bene la parte del razionalista
scettico, che non credeva alle storie di fantasmi e malefici, ma quello che
Thymrel aveva raccontato durante l’ipnosi l’aveva intimamente segnato e
sconvolto.
Aveva cercato di ripetersi molte volte che l’unica
spiegazione possibile fosse che la ragazza avesse letto da qualche parte la
narrazione della storia della Valle dei Gigli, e che dopo aver subìto un trauma
sconosciuto e senz’altro gravissimo, si fosse inventata un’esistenza irreale in
quel luogo e in quel tempo, credendo che fosse il suo vero passato.
Eppure non era riuscito a convincersene. Una parte di lui
era inevitabilmente portata a credere che quello che aveva raccontato potesse
essere reale, e questo lo terrorizzava.
Forse davvero Thymrel veniva da un passato lontano tre
secoli, e aveva assistito alla scomparsa degli abitanti della Valle dei Gigli,
e aveva visto davvero il misterioso essere incantato che in qualche modo era
legato a quell’antica tragedia, il grande cervo bianco dalle corna, dagli occhi
e dagli zoccoli scarlatti come il sangue.
Forse davvero conservava dentro di sé, nel suo inconscio, il
segreto della Valle dei Gigli, un segreto così spaventoso che l’aveva rimosso.
Era quella parte di sé che non riusciva a far tacere, quella
parte che gli diceva che forse davvero certi luoghi del mondo erano
segretamente infestati da forze ignote ed invisibili. E quello che gli faceva
più rabbia era che, se davvero lo scrigno di quel segreto era la mente di
Thymrel, lui non aveva la chiave per aprirlo. Era come avere un forziere pieno
di gioielli e non poterlo aprire neanche scassinandolo.
Solo quando arrivò al tempio di Sil in paese, riuscì a
distrarsi dai suoi pensieri.
La loro giovane figlia di tredici anni, la più piccola, era
a letto malata. L’abitazione dei sacerdoti di Arethyan era dietro il tempio,
separata ma collegata ad esso da un cortile, secondo le tradizioni
architettoniche dei Thyrsenna.
Fra lui e i sacerdoti del villaggio c’era una sorta di
tregua carica di ostilità in sottotono che ormai proseguiva da parecchi anni. I
motivi di questo stato di cose erano principalmente tre.
Uno era che Velthur era praticamente l’unico Avennar del
villaggio di Arethyan.
Il secondo era che non aveva mai cercato di convertire
nessuno alla sua religione.
Il terzo era che era un ottimo medico, ed era molto
difficile trovare dei medici in gamba che potessero accettare di lavorare in un
villaggio di una delle provincie più periferiche, depresse ed arretrate del
regno.
Il dottore si era stabilito ad Arethyan quindici anni prima,
con la giustificazione ufficiale di aver scelto quella residenza perché sua
nonna era nata là, e perché non amava le città.
Appena lui era arrivato e si era saputo che era un
convertito all’Aventry, i coniugi Kalpur,
la sacerdotessa Axili e suo marito Atar, avevano cominciato a predicare
contro il pericolo di allontanarsi dal culto degli Dei tradizionali per
volgersi a sette infedeli che predicavano dottrine empie e malvage.
Per tutta risposta, Velthur aveva adottato un’astuta e cauta
strategia di opposizione.
Nessun commento:
Posta un commento