Se avesse cominciato a parlare male dei sacerdoti in modo
diretto e aperto, in modo propagandistico, si sarebbe beccato una denuncia per
sovversione dell’ordine sociale e religioso, e sarebbe finito in galera come
tutti gli oppositori all’ordine teocratico del regno.
Quindi ricorse a mezzi più subdoli e più adatti all’ambiente
campagnolo, attingendo a man bassa alle sue conoscenze, sia culturali che
personali. Cominciò a raccontare in giro fatti, fattacci e fatterelli, scandali
e scandaletti, tutti riguardandi sacerdoti e sacerdotesse.
Storie di corruzione e di torbide tresche, di incesti e di
abusi di minori, di furti e omicidi riguardanti la classe sacerdotale, che in
città, nelle scuole di apprendistato alchemico, correvano spesso e volentieri
fra gli studenti, storie che venivano messe a tacere in via ufficiale, ma che
tutti conoscevano dalle chiacchiere provenienti dai postriboli, sia femminili
che maschjili, dalle bettole frequentate da studenti universitari o ancor
meglio da quelle frequentate da giovani studenti delle scuole di sacerdozio.
Poco importava che quelle storie fossero vere o false. Alla
gente di paese piacevano molto, aiutavano a rompere la monotonia della vita di
campagna con i loro particolari scabrosi, orridi o semplicemente pruriginosi, e
le vecchie comari, quando si trovavano il dottore al loro capezzale, erano
felici di sentir raccontare quelle torbide storie che poi potevano narrare alle
amiche, e del pari anche gli uomini erano felici di poter avere molte più cose
divertenti e interessanti da raccontare agli amici in osteria.
Poi, a un certo punto, le chiacchiere arrivavano alle
orecchie dei due sacerdoti, a cui gli ingenui contadini chiedevano cose del
tipo: «Reverendo Padre, ma è vero che ad Enkar un sacerdote ha violentato tutte
le sue quattro figlie, e quando ne ha messe incinta una, l’ha fatta sposare a
un tizio mezzo matto che, quando ha scoperto la verità, è andato dal suocero
una notte e l’ha castrato con un coltello?».
Oppure: «Reverenda Madre, ma è vero che ad Ermonei una
sacerdotessa aveva un fratello che ammazzava la gente quando era nel tempio
gestito dalla sorella per poterla derubare, e poi ne nascondeva i cadaveri nei
sotterranei, con la complicità della sorella stessa, e che quando la cosa è
stata scoperta, per non far sapere in giro la cosa, lo Shepen della città,
anziché farli processare per i loro delitti, li ha fatti mettere in galera
inventandosi la storia che avevano commesso incesto, perché la cosa avrebbe
suscitato molto meno scandalo?».
Alla fine il paese aveva letteralmente pullulato delle
morbose e torbide storie di città, che tra l’altro il dottore ammanniva ai suoi
pazienti ed amici ornandole di discorsi moralistici sulla corruzione della vita
cittadina e sulla superiorità morale della vita semplice dei paesi di campagna.
All’inizio i due sacerdoti si erano sforzati di reagire a
quelle storie, sostenendo che si trattava solo di calunnie messe in giro dagli
anticlericali e cose di questo tipo, ma invano. Alla gente piacevano troppo, e
piaceva anche il dottore, che raccontava quelle storie.
Perché ai loro occhi
gliele raccontava per dire che loro
erano migliori, che erano sani, non come quella brutta gente di città.
«Avete mai sentito storie del genere riguardo i nostri
sacerdoti, quelli delle nostre parti? Non succederebbero mai delle cose del
genere, qui! La nostra gente è sana, equilibrata, pacifica! Per questo sono
scappato dalla città. Là sono tutti matti! A cominciare dai sacerdoti…. là sono
tutti marci!» concludeva ogni volta così i suoi sapidi racconti, tra il
piccante, il morboso e il truculento.
All’inizio Velthur si era trovato svantaggiato, ma
nonostante il bigottismo dei sacerdoti del villaggio, alla fine la sua bravura
e la sua straordinaria capacità di comprensione e di vicinanza ai pazienti
l’avevano reso molto popolare, e tanta gente del posto era così ignorante che
non riusciva neanche a capire cosa significasse essere un Avennar, o
semplicemente avere un’altra religione oltre a quella comunemente accettata.
I contadini non si sono mai preoccupati molto della
teologia.
Le storie che raccontava, poi, l’avevano reso una figura
decisamente intrigante e fascinosa.
Così a un certo punto Velthur e i due sacerdoti erano
arrivati a una sorta di compromesso. Loro non avrebbero più parlato male
dell’Aventry, lui non avrebbe più raccontato quelle sue maledette storielle e
storiacce anticlericali.
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