domenica 6 marzo 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 55° pagina.


«Non sappiamo bene cosa è successo, fatto sta che abbiamo cominciato a spaventarci….. cioè, proprio a sentire un’angoscia inspiegabile. Ci sembrava di essere osservati, e cominciammo a pensare che forse era una buona idea riprendere la strada verso casa.

Poi, mentre ci guardavamo intorno impauriti, abbiamo sentito che qualcosa stava cambiando, là in cima….. il coro di voci, le urla di allegria non si sentivano più, si erano bruscamente interrotte, poi sentimmo un urlo che ci fece gelare il sangue. Un urlo lungo, terribile, come se stessero uccidendo una donna…. a quel punto abbiamo cominciato a correre. Non capivamo cosa stesse succedendo, ma non ci piaceva affatto, anche perché le urla continuavano, e non erano più di una persona sola, ma di molte voci assieme, non so quante, ma tante.

Il vento, che prima ci portava canti e risa, adesso ci portava grida terrificanti, grida di terrore, sofferenza e morte. E noi correvamo giù per il monte. Poi, quando avevamo riguadagnato la strada per Arethyan, nella campagna aperta, vedemmo…. quello! Quella cosa!».

Knevin mandò un gemito che finì in un singhiozzo.

«Dove l’avete vista?».

«Sopra di noi. Volava. Ed era enorme. Nero ed enorme. Aveva enormi ali nere».

Velthur guardò verso il basso.

«Sicuro di non aver visto un grosso uccello?».

«Era enorme, dottore. Era più grande di un uomo, e molto più grande di qualsiasi uccello conosciuto. E aveva una forma che pareva umana, ma con le ali. Era completamente nero. Scendeva dal Monte Leccio, come se avesse spiccato il volo dalla cima, e planava lentamente verso la pianura, verso di noi.

All’inizio non capivamo neanche cosa stavamo vedendo, anche noi abbiamo pensato all’inizio a un grande uccello, anche se non avevamo la minima idea di che razza di bestia fosse. Ma poi ci siamo resi conto che non era un uccello, quando l’abbiamo visto volare sopra di noi, in ampi cerchi. Ed è sceso così in basso che abbiamo potuto vedere che aspetto aveva….. era un gigante!».

«I suoi occhi!» urlò Knevin «Digli dei suoi occhi!».

«Rimani calmo, se puoi! Quando quell’essere è sceso su di noi, abbiamo visto che il suo corpo aveva braccia e gambe come noi, e una testa…. ma non sembrava avere un volto, a parte due occhi.

Sil Benedetta, non ho mai visto due occhi così. Erano due fanali rossi, rotondi…. emanavano una luce rossa come braci ardenti, ma non ho mai visto un rosso come quello. Ha cominciato a ruotare sopra di noi, e noi siamo impazziti dal terrore. Abbiamo corso come dei matti, mentre quell’essere continuava a volarci sopra, avanti e indietro…. Si vedeva bene che ci seguiva, e continuavamo a sentire in lontananza le urla che venivano dalla cima del monte e le luci dei fuochi fatui sembravano diventare più luminosi, come se il colle stesse per incendiarsi….. il vento sembrava aumentare, come se quello lo rafforzasse con le sue ali…. Noi correvamo e correvamo, e cercavamo di vedere le luci di una casa abitata, da qualche parte.... Dei, non ho mai corso così tanto in vita mia, mi domando come ha fatto a non scoppiarmi il cuore.

Poi a un certo punto abbiamo visto una casa non tanto lontano dalla strada, allora siamo corsi per il sentiero nei campi che portava fin là…. E sa cosa ha fatto quel maledetto essere? Si è messo a volare davanti a noi, ci ha preceduti, e si è posato proprio di fronte a noi, di fronte alla casa con le finestre illuminate.

E allora l’abbiamo potuto vedere bene.

Sarà stato alto due metri e mezzo, forse di più. Un gigante nero, con le ali ripiegate dietro…. Erano ali strane, non erano quelle di un pipistrello, e nemmeno quelle di una farfalla…. Sembravano più una via di mezzo fra l’una e l’altra cosa… come dei ventagli membranosi, neri come lui. Sembrava quasi sfidarci».

«Emetteva qualche suono?».

«Io…. credo di aver sentito una sorta di squittìo, molto stridulo, acutissimo. Ti penetrava nelle orecchie».

«E quando ve lo siete trovati di fronte, cosa avete fatto?».

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