sabato 15 aprile 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 368° pagina.


del sapere, votata alla memoria del suo maestro defunto, l’unico uomo che aveva mai veramente amato e ammirato.

Più tardi, dopo il pranzo consumato nella sala da pranzo dell’eremo, Harali e Syndrieli parlarono insieme sedute su una panchina di pietra del cortile coperto d’erba dell’eremo, decidendo delle modalità con cui Loraisan sarebbe stato ospitato ed istruito dalle Spose di Sin, mentre Eukeni faceva vedere al fratello il resto dell’eremo.

La cosa che affascinava di più Loraisan dopo il laboratorio alchemico, erano i gatti. Chiese di poterne avvicinare qualcuno per poterlo accarezzare. Ma fu molto difficile per lui poterli toccare. Quando si avvicinava, si acquattavano per terra, osservandolo con i loro chiarissimi occhi azzurri, per poi scattare lontano da lui. Poi restavano a guardarlo da lontano, come per sorvegliare le sue mosse. Lo evitavano, ma nello stesso tempo sembravano osservarlo in continuazione, non fuggivano mai del tutto da lui, gli stavano lontano, ma lo seguivano con lo sguardo in continuazione, dovunque andasse.

Lui cercava di essere più cauto possibile, ed Eukeni cercava di aiutarlo a conquistare la fiducia delle strane bestiole, ma non c’era niente da fare.

«È strano. Loro sanno sempre distinguere gli estranei dagli ospiti. Quando vengo qui da sola, ti vengono vicino e si lasciano accarezzare, e anzi fanno un sacco di moine a tutte noi, rotolandosi per terra e strusciandosi, e seguendoci come dei cani. Invece oggi… non so. Sembrano tutti nervosi, guardinghi…. Forse hanno sentito l’odore di qualcosa, o qualcuno, che non gli piace….».

«O magari è colpa mia! Sentono che sono diverso, e non si fidano!».

«Non dire sciocchezze! Tu non sei diverso da nessuno!».

«Un giorno vedrai che ho ragione io. Sono diverso e loro lo sanno».

Eukeni brontolò qualcosa in risposta, ma anche lei era rimasta colpita dallo strano comportamento degli animali.

E quando ritornarono nel cortile, dove le due donne stavano ancora parlando, notarono una cosa ancora più strana. I gatti si erano riuniti poco per volta in cortile, e si erano raccolti proprio attorno ad Harali, la quale, parlando con Syndrieli, non si era minimamente accorta che ora erano circondate da tutti i gatti dell’eremo.

Sembrava quasi che stessero attendendo un ordine da lei, come l’intero corpo della guardia personale di una regina o di una nobildonna, che si fosse riunito là per sapere cosa dovevano fare.

E quando Loraisan entrò nel cortile, decine e decine di occhi azzurri e verdazzurri si volsero verso di lui.

«Vedi, Eukeni? Vogliono chiedere alla loro signora e padrona cosa devono fare con me. Sono animali magici, per questo Harali è la loro Regina. Perché lei è una maga. Lei è la magica Signora dei Gatti».

Da quel giorno, Harali si conquistò, mezzo per scherzo e mezzo seriamente, il titolo di “Signora dei Gatti”, e tale gli rimase.







CAPITOLO XXIX:  L’ORRORE SULLE CIME



Harali avrebbe voluto che Loraisan venisse a vivere nell’eremo già dal giorno della visita. Ma Syndrieli chiese e ottenne di poter dare a lui e a tutta la famiglia qualche giorno di tempo per prepararsi.

Non che ci fosse molto da preparare: a parte un’altra tunica di ricambio, e un paio di libri che il dottor Laran gli aveva regalato per esercitarsi a leggere, non aveva nient’altro da portarsi dietro. Nemmeno un altro paio di sandali. I Ferstran non erano certo poveri per la media dei plebei contadini della regione, ma non erano neanche particolarmente benestanti.
La verità era che per Syndrieli e Larsin l’idea di poter vedere l’amato ultimogenito solo ad ogni usiltin, il fatto di non poterlo vedere ogni giorno, li faceva star troppo male. Gli altri membri della

Nessun commento:

Posta un commento