domenica 30 aprile 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 377° pagina.


Ma quella sera, non poté fare a meno di accennare al suo strano incontro con i suoi famigliari, quando si trovarono tutti a tavola per la cena.

«Sai, padre, oggi ho visto un uomo nordico per la prima volta! Aveva i capelli rossi proprio come mi hai detto tu e come c’è scritto nei libri del dottor Laran».

«Non ci sono nordici qui ad Arethyan!» interloquì il fratello undicenne, Larth.

«E che ne sai? Poteva essere un viandante di passaggio!» lo apostrofò Syndrieli.

«Che aspetto aveva?» chiese Larsin.

«Era alto, grosso, pieno di tatuaggi sulle braccia, e penso che ne avesse altri sotto i vestiti…. con questi lunghi capelli rossi, molto lunghi, e una strana barba intrecciata… una volta ho visto un’illustrazione in un libro che mostrava i guerrieri nordici che portavano trecce nei capelli e nelle barbe… ma non era vestito da guerriero, era uno schiavo. Portava un cerchio dorato alla caviglia, e accompagnava un giovane athum, ma non erano a cavallo, nemmeno su di un cocchio. Non so chi fossero, non ricordo di averli mai visti».

«Ah, ho capito chi sono. L’uomo è Kernon, lo schiavo nordico dei Vipinas. Appartiene al popolo dei Gaelna, che vivono molto ma molto lontano da qui, nelle remote terre del nord-ovest…. Lui e l’altra schiava dei Vipinas, Nemerarn, sono gli unici nordici che vivono da queste parti.

Il giovane invece doveva essere Thefren, il figlio maggiore dei Vipinas.

Eh, per le famiglie degli athumna avere uno schiavo nordico è una questione di prestigio….».

«Perché, padre?».

«E chi lo sa? Forse perché sono strani, e i nobili vogliono sempre possedere cose che attirano l’attenzione, che magari fanno invidia agli altri casati… oppure per ricordare sempre a tutto il popolo che noi Thyrsenna siamo superiori a quei selvaggi, chissà… dimmi, ti sei spaventato nel vederlo?».

«Beh, quando l’ho visto sì, un po’, però appena mi ha visto mi ha salutato e mi ha sorriso, poi ha proseguito con il ragazzo, il quale invece manco mi ha degnato di uno sguardo! Doveva essere proprio il suo padrone, allora».

«Lo senti, Syndrieli? Ha solo otto anni, ma già pensa e parla come un adulto! Ha capito già come funziona il mondo».

Syndrieli non rispose, ma domandò tutt’altro argomento.

«Ma tu lo conosci, quel Kyrnan?»

«Kernon. Si chiama Kernon. Sì, lo conosco, viene a volte a bere al Kran Belz. Le sue padrone gli concedono di uscire la sera con un po’ di soldi. Lui dice che lo fanno per tenerlo buono.

E si ubriaca più di me, se è questo che vuoi sapere. Un tipo divertente, gran chiacchierone. Uno sbruffone millantatore. Quando arriva si mette subito a tracannare birra, poi passa al vino, lo tiene per ultimo perché gli piace di più, e vuole goderselo quando è già brillo.

Ai nordici piace molto il vino, perché nel Grande Nord non ce l’hanno, non crescono viti perché fa troppo freddo, o forse non le sanno coltivare, non lo so. Fatto sta che con il vino si ubriaca alquanto e comincia a parlare, a parlare… e noi ci divertiamo a sentire le sue storie assurde e le sue sbruffonate sul suo paese, sulle battaglie fra tribù, sulle belve che popolano le foreste…. ».

Larsin scoppiò a ridere ripensando alle serate con il Gael.

«Quando è proprio ubriaco, si spoglia nudo per far vedere a tutti le cicatrici delle battaglie e i tatuaggi che ha un po’ dappertutto sul corpo. Sono tatuaggi magici che i guerrieri nordici si fanno come protezione dalle armi nemiche. Il bello è che quei pazzi vanno in battaglia completamente nudi, per far vedere il loro coraggio. Dicono di non temere la morte, perché non bisogna temerla.

Dicono che la vera vita è nell’anima, e che se muori in battaglia per l’onore del tuo popolo, la tua anima va in un regno meraviglioso aldilà del Mare d’Occidente, su isole incantate, per poi tornare dopo molti anni e reincarnarsi in un nuovo corpo, magari in uno dei propri stessi discendenti.
Una volta un mio amico fece l’errore di chiedergli come mai, se davvero i guerrieri nordici hanno una così grande fede nella vita eterna dell’anima, lui non era morto impavidamente in battaglia ma si era lasciato catturare dai nostri soldati. Ovviamente ne è venuta una bella rissa, e a Kernan è stato proibito per un bel pezzo di venire in osteria. Pensate: la padrona del Kran Belz, la matriarca Holai

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