lunedì 17 aprile 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 370° pagina.


All’inizio anche Eukeni dovette ammettere che in presenza di Loraisan i gatti valgiglini si comportavano in un modo davvero insolito persino per la loro strana razza.

Tutti, senza eccezione, che fossero dentro l’eremo, o fuori nei grandi orti e nei vigneti che si stendevano sulla cima piatta del grande colle, quando vedevano Loraisan si mettevano prima in allarme, poi sgattaiolavano via, ma poi risbucavano seguendolo con lo sguarda da lontano, pronti a nascondersi di nuovo. Loraisan li chiamava e li richiamava, ma loro rimanevano lontani, diffidenti.

La cosa sconcertava le Spose di Sin, che dichiaravano che i gatti valgiglini, una volta addomesticati, erano molto socievoli e affettuosi con i padroni e con i loro bambini.

Poi, però, col passare dei giorni, man mano che i gatti si abituavano alla sua presenza, impararono a tollerarne la presenza, anche se continuavano a guardarlo da una certa distanza e non volevano lasciarsi accarezzare.

Poi un giorno Ashtair gli si parò di fronte e fece un fievole miagolio, e lui in risposta allungò la mano per accarezzarla. Lei rispose leccandogliela affettuosamente.

Da allora i gatti non ebbero più alcuna diffidenza, e anzi, quando era in cortile, o fuori nell’orto ad aiutare le monache, molti di loro gli si riunivano attorno, seduti sull’erba o arrampicati sugli alberi da frutto, come se sorvegliassero sulla sua sicurezza, o semplicemente controllassero tutto quello che faceva

Le monache sacerdotesse invece furono quasi tutte contentissime di avere Loraisan nell’eremo. In effetti, era una situazione insolita, per loro. Anche se ufficialmente i bambini maschi potevano entrare nei monasteri femminili se avevano meno di dieci o, al massimo, dodici anni, di fatto lui era il primo e l’unico bambino che finora aveva convissuto con loro.

La Reverenda Madre Fondatrice si era sempre occupata solo delle figlie degli etarna, per farle diventare monache permanenti o perlomeno delle donne colte ed istruite e delle abili alchimiste. Non si era mai interessata ai maschi, né nessuno si era mai aspettato che lo facesse. Anzi, se avesse dimostrato troppo interesse per il genere maschile, anche se infante, non sarebbe stata considerata una sacerdotessa monaca molto seria, ovviamente.

Di fatto, Loraisan non vedeva molto spesso Harali, se non durante i quotidiani riti nel tempietto dell’eremo in onore a Sin. Per il resto, la Reverenda Madre Fondatrice era sempre occupata a lavorare e studiare nel laboratorio o nella sua stanza. Il fatto di essere il capo dell’eremo la esentava dai lavori nella cucina e nell’orto o nella lavanderia, mentre invece tutto il suo tempo, se non era occupato dal culto o dai rapporti con gli altri kametheina della regione, era dedicato allo studio di testi e alla ricerca alchemica.

Tra l’altro, in quel periodo sembrava essere particolarmente impegnata nello studio. Le indiscrezioni delle sacerdotesse monache dicevano che avesse ritrovato il diario del Reverendo Padre Aralar Alpan, dove vi erano scritti alcuni segreti alchemici che prima non conosceva ancora.

Le giornate di Loraisan si scandivano sullo stesso ritmo delle monache, in un certo senso era diventato un piccolo monaco anche lui.

Gli avevano rasato a zero i capelli, e dopo qualche giorno una delle monache gli aveva fatto una corta tunica bianca e azzurra che in qualche modo ricordava quelle, molto più lunghe, delle Spose di Sin.

La mattina si doveva alzare presto anche lui per onorare il Bianco Toro dei Cieli nel tempio, poi arrivava la colazione, che era anche più abbondante e variata di quella che mangiava a casa. Poi tutte le monache, sia le più giovani, sia quelle poche che avevano un’età più matura, gli ripetevano sempre la stessa litania: «Sei così magro e gracile, devi mangiare! Mangia, mangia!». Così andava a finire che lo riempivano di cibo dalla mattina alla sera. Era costretto a mangiare anche quando non ne aveva nessuna voglia.

Da buone contadine, subìvano tutte lo stesso preconcetto, cioè d’identificare la grassezza e il mangiare in abbondanza con la salute e la bellezza, e la malattia con la denutrizione.

Dopo la colazione cominciava il lavoro per le monache, e lo studio per lui, fino all’ora di pranzo.

Dopo il pranzo c’era un periodo di pausa in cui le monache si ritiravano nelle loro stanze e Loraisan giocava con i gatti in cortile, poi c’era di nuovo il lavoro fino all’ora dei riti serali.

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