mercoledì 5 aprile 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 364° pagina.


Appena la gatta vide Loraisan, ebbe però come un momento di incertezza, come se fosse proprio la vista del bambino che avesse messo anche lei in allarme.

Non guardava la madre e la sorella, guardava solo lui, tenendo la testa leggermente obliqua, come fanno i gatti quando studiano qualcuno mentre li sta guardando negli occhi. Era come se fosse incuriosita solo da lui, o come se lo conoscesse già.

E per tutto il tempo in cui rimasero nella stessa stanza con la Reverenda Madre, l’animale non sembrò scollare lo sguardo di dosso a Loraisan, così come il bambino era attirato dall’animale.

Harali sorrise nel vedere il bambino e la strana, reciproca attrazione che sembrava improvvisamente legarlo alla bestiola. Fu un sorriso che allentò una certa tensione che aveva aleggiato sui Ferstran fin da quando si erano incamminati verso l’eremo.

Dopo le dovute presentazioni, Harali continuava a sorridere a Loraisan.

«Ti piacciono i gatti, Loraisan?».

«Oh sì, Reverenda Madre. Mi piacciono molto. Avete dei gatti molto belli».

«Questa si chiama Ashtair. Non so quanti anni abbia, ma sicuramente è più vecchia di te. L’ho ereditata dal mio maestro e mentore, il defunto eremita Aralar Alpan. Lui aveva il suo rifugio qui vicino, e aveva addomesticato questa gatta. La maggior parte dei gatti che vedrai in questo eremo sono figli o discendenti suoi».

«Allora è per questo sono tutti uguali, così grandi, con il pelo tigrato e scuro, con gli occhi verdi o azzurri…».

«Li hai osservati bene, dunque. In verità, essi appartengono tutti a una razza particolare, una stirpe di gatti selvatici molto grandi e forti, ma che sono facilmente addomesticabili. Fedeli come cani e astuti come lupi. Li usiamo come cani da guardia. La loro, si chiama razza valgiglina. Siamo le uniche, che io sappia, che allevano e addestrano questi gatti, almeno in questa provincia.

Ma forse ne avrai visto qualcuno di selvatico, dalle tue parti, anche se di giorno è difficile vederli. Girano per lo più la notte. Ma i nostri si sono un po’ abituati ai nostri ritmi di vita. Ci aiutano a svegliarci presto la mattina, quando miagolano per avere attenzioni!»

Harali rise. E mentre rideva, a Loraisan parve diventare più giovane. Non era bella, ma il suo sorriso aveva qualcosa di bello.

«Mi hanno detto che ti piace molto leggere. E per questo hai imparato a farlo molto in fretta. È vero?».

Loraisan annuì, timidamente.

«Qui avrai moltissimi libri da leggere, di ogni tipo. Ma dovrai leggerli con attenzione, imparare da essi e se farai un buon lavoro, potrai accedere alle Alte Scuole di Enkar. Io ti preparerò per questo. E insieme vedremo qual è la scuola più adatta a te, quella che ti preparerà al mestiere per cui sei più portato. Ti piacerebbe fare il medico? Oppure ti piacerebbe fare lo stampatore di libri? O l’architetto? O l’alchimista?».

Loraisan non fu capace di rispondere subito. Avrebbe voluto dire “l’alchimista”, ma si bloccò pensando che lui non doveva diventare un alchimista.

Vedendo che il figlio esitava a rispondere, Syndrieli li lasciò scappare una battuta, forse per sdrammatizzare la situazione.

«A me, basterebbe che diventasse un signore come si deve, non uno come suo padre o i suoi zii che aspettano la sera solo per andare a bere in osteria e spettegolare fra compari, come tutti gli uomini del paese».

«Speriamo allora che non diventi uno dei quei distinti signori che aspettano solo la sera per andare nei salotti dei nobili a spettegolare su altri signori dell’alta società…. Ma a me piacerebbe proprio sapere se c’è qualcosa in particolare a Loraisan che gli piacerebbe fare da grande….».

«Il sacerdote! Deve diventare un sacerdote, no?» rispose sempre Syndrieli «Poi magari potrà fare anche altre cose. I sacerdoti possono fare tutto quello che vogliono, senza dover rendere conto di niente a nessuno, se non alla Regina o a sacerdoti più importanti. Non è vero?».

Harali cominciò a mostrare un tono di disappunto per le interruzioni della contadina. A lei interessava solo Loraisan, interessava solo conoscerlo meglio.

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