giovedì 20 aprile 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 372° pagina.


ventaglio, come una sorta di mostruoso incrocio fra quelle di un pipistrello e quelle di una farfalla, e due enormi, terribili occhi rossi, come due monete incandescenti, o come due braci ardenti, che splendevano nel buio. Esseri che volavano silenziosamente ma che emettevano un grido stridulo, acutissimo, simile allo squittìo di un topo, ma più sinistro e del tutto innaturale.

Non poteva farne a meno, di vederli perfettamente delineati sullo schermo buio del suo sguardo sulla notte e sul silenzio, e alla fine si arrendeva. E allora si metteva ad ansimare sommessamente nel suo letto, in attesa che uno di quei mostri comparisse. Era convinto che se avesse aperto gli occhi, ne avrebbe visto uno nella sua camera.

Cosa facessero quegli esseri, non lo si sapeva. Alcuni dicevano che rapivano le loro vittime per divorarle nelle loro tane oscure, in alto sulle cime. Altri dicevano che rubavano l’anima a chiunque li avesse visti, che dopo di allora sarebbero impazziti e si sarebbero ammalati e spenti poco per volta, fino a morire.

Ma alla fine il sonno arrivava nonostante la paura, e per fortuna non sognava mai i mostri che temeva da sveglio. Non che non facesse incubi, ma stranamente i suoi brutti sogni non avevano niente a che fare con esseri mostruosi o demoniaci, o quasi mai.

Sognava invece di trovarsi a vagare in case buie e disabitate, o in lande deserte costellate da case in rovina, oppure di percorrere una strada deserta, e di trovarsi di fronte a dei cadaveri in decomposizione, a volte di animali, a volte di esseri umani. Una volta si era sognato di trovarsi chiuso in una grande tomba, assieme a un cadavere che vi era stato sepolto da poco. Cercava di uscirne, ma non ci riusciva, e temeva che, da un momento all’altro, il morto si sarebbe rianimato.

Spesso sognava di trovarsi in bilico sul tetto di un edificio, o in cima a una parete rocciosa, o in cima a una rapidissima scala, e di precipitare o di rischiare di farlo.

In genere, si svegliava quando il terrore e l’orrore diventavano così intensi da non sopportare il proseguimento dell’incubo. Per fortuna, questi sogni li faceva sempre verso il mattino, e quando si svegliava vedeva il sottile spiraglio di luce solare che rendeva la stanza abbastanza visibile e priva di ombre che potessero essere scambiate per forme mostruose e ignote.

Ma la notte, quando non riusciva a dormire, ascoltava il silenzio del bosco fuori, aspettando di sentire un suono misterioso che si avvicinava, o una voce sussurrante, o un urlo lacerante nel buio, che annunciavano l’arrivo di Loro, le Presenze dell’Ignoto.

Ma anche allora, come sempre, non emerse mai niente dalle ombre della notte. Nessuna orrenda visione, nessun essere demoniaco che spiava dalla finestra, né che attendeva oltre la porta, né che faceva udire la sua sinistra voce dal bosco. Mai. Eppure i suoi terrori, per quanto smentiti dall’esperienza, si riprensentavano sempre ogni notte. Ugualmene irrazionali, ugualmene implacabili, senza ragione, senza motivo, senza causa. Assurdi e ossessivi.

Il nuovo ambiente, però, alla fine l’aveva spinto ad aprirsi un poco di più. Prima, non aveva mai cercato di parlare delle sue paure ossessive, perché i fratelli e le sorelle maggiori lo prendevano in giro per il fatto di essere sempre spaventato da tutto.

Così aveva cominciato a chiedere alle monache dei Demoni Oscuri, degli spiriti dei defunti e altre amenità del genere.

Le monache, ovviamente, si limitavano a ripetere i dogmi e le dottrine del culto di Sil.

Dicevano che le anime pure non dovevano temere i Demoni Oscuri, perché essi esistevano solo per punire i malvagi, perché Sil li aveva creati solo per questo scopo, e non per nuocere ad altri. Poi dicevano che le preghiere proteggevano dagli spiriti inquieti dei defunti e le solite storie rassicuranti dei sacerdoti, per cui l’unico male che bisognava temere era quello che potevano fare gli altri viventi.

Discorsi che per Loraisan non avevano nessun valore.

Infatti chiedeva sempre: ma esistono altri demoni, oltre ai Demoni Oscuri?

Allora la monaca interrogata di turno rispondeva: cosa intendi dire?

Loraisan, timidamente, chiedeva allora se esistevano Quelli dalle Ali Nere, o se esistevano i demoni evocati dalle streghe, o che vivevano in compagnia dei Nani nel sottosuolo, come i Basilischi Bianchi, e altri esseri mitologici.

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