martedì 25 aprile 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 375° pagina.


e che è molto importante. Ricorda sempre le mie parole ogni volta che avrai paura del buio, ogni volta che avrai paura di stare da solo e penserai che ci sia qualcun altro, accanto a te. Qualcuno che non vedi, ma di cui senti la presenza.

Tu devi sapere che non dobbiamo temere Loro fino a quando non commettiamo degli errori noi. Perché vedi, non siamo noi a non poter raggiungere Loro, gli Altri. Sono Loro a non poter raggiungere noi, a meno che non siamo noi a permetterglielo! Se noi non li cerchiamo, se non li evochiamo, Loro non possono comparire, non possono entrare veramente nella nostra vita. Non possono farci niente. Possono solo far sentire la loro presenza, ma niente di più! Devi solo continuare a pensare che non li vuoi vedere e non li vuoi conoscere. Capisci, Loraisan? Quindi, meno sai di Loro e meglio è! Se tu continui ad avere paura di Loro e non li vuoi conoscere, non li vedrai mai! Non ti raggiungeranno mai, anche se possono osservarti e farti sentire la loro presenza. Ricordatene, ogni volta che avrai paura di Loro! Ma ora, e fino a quando non sarai un ragazzo grande, non ne dovremo più parlare!».

Staccò la mano improvvisamente come gliel’aveva afferrata, e riprese a sgranare i piselli come se niente fosse. Gli disse solo di riprendere il lavoro e cominciò a parlare d’altro.

Loraisan non ebbe bisogno di altro.

Quella stessa sera, si aggrappò con tutta l’anima alle parole di Ravinthi. Non sapeva perché la monaca gli aveva detto quelle parole, non sapeva come lei potesse sapere quello che gli aveva detto. In qualche modo, aveva ammesso di sapere qualcosa su Quelli Dalle Ali Nere.

E gli aveva detto qualcosa che poteva usare come un’arma di difesa. Se non li si cercava, se si continuava a temerli, a volerli evitare, Loro, le Ignote Presenze, non avrebbero potuto avvicinarsi in nessun modo. Potevano osservarti, potevano far sentire la loro vicinanza, ma non potevano mai veramente apparire né interferire nella tua esistenza. Non aveva nessuna certezza che fosse così, ma si aggrappò a quella fede con tutta la propria anima.

Quella sera Loraisan si addormentò continuando a ripetere sotto voce: «Non vi voglio, non potete raggiungermi! Non vi voglio, non mi potete raggiungere!».

Però, nello stesso tempo, sentì che mentre ripeteva quella sorta di mantra, di preghiera alla propria anima e alle leggi mistiche dell’universo mondo, lui nel profondo non era del tutto sincero, perché nascosta tra le pieghe del terrore, c’era una parte di lui che era curiosa, che voleva vedere Loro, i Totalmente Altri, i mostri senza nome e senza volto della notte, e vederne svelato il mistero.

C’era una parte di lui che, mentre era terrorizzato dall’Ignoto, nello stesso tempo ne era affascinato, attratto invincibilmente. E lui lo sapeva, lo sentiva, a tal punto che alla fine si sentì più spaventato da se stesso, che da Loro.

In qualche modo, sentiva che quella sarebbe stata un’attrazione che sarebbe aumentata di giorno in giorno, di anno in anno, fino alla sua maturità.

Un’attrazione che alla fine avrebbe vinto e conquistato il suo terrore.

Un paio di giorni dopo era usiltin, giorno di riposo, e Loraisan, come al solito, era dalla sua famiglia.

Ogni sera di turantin, il giorno precedente a usiltin, sua sorella Eukeni lo accompagnava giù, lungo l’ampio sentiero sassoso che conduceva dalla cima di Monte Leccio alla grande strada lastricata della pianura.

La gatta Ashtair li accompagnava ogni volta. Sembrava sapere sempre quando Loraisan stava per andarsene e quando sarebbe tornato. Ogni mattina di larantin, si metteva di fronte alla porta dell’eremo, in attesa che comparisse dal bosco assieme a sua sorella.

Eukeni lo accompagnava all’andata e al ritorno solo lungo il sentiero, poi sulla strada lui tornava a casa da solo.

I figli dei contadini, in genere, non erano certo iperprotetti, almeno quando andavano fuori di casa.

Gli si diceva di stare lontano dai boschi, dai burroni, dalle rive dei fiumi e per il resto li si lasciava andare dovunque volessero.

Certo, Loraisan faceva eccezione, ma non fino al punto di non lasciarlo andare da solo per vie conosciute.

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