giovedì 12 maggio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 94° pagina.


noto, se qui ne è stata lasciata così tanta.  E proprio per questo bisognerà proteggere questo luogo dai predoni».

«Allora bisognerà anche provvedere che i proprietari del terreno in cui si trova questo tempio non cerchino di vendere tutta questa ambra alchemica, rovinando un così grandioso monumento….».

Cominciò a dire l’alkati, ma la Reverenda Madre Alixi la interruppe.

«Le leggi riconoscono la proprietà agli Akapri, ma nel caso di un luogo sacro sono vincolati dalle leggi a proteggere il luogo da ogni abuso!»

«…. Ma bisognerà aiutarli in questo gravoso compito! I gendarmi di Arethyan presidieranno giorno e notte il luogo, affinché i ladri stiano lontani».

«Fino a quando arriveranno gli uomini della guardia reale, a presidiare il posto, con tutta probabilità!».

Velthur fu il primo ad avere il coraggio di seguire Maxtran oltre l’altare, pensando che forse sarebbe riuscito a mantenere compatti tutti quanti contro l’avidità dell’alkati, anche se più probabilmente avrebbero finito per scannarsi tutti quanti l’un l’altro come cani attorno all’osso: gli Akapri, i sacerdoti e l’alkati e poi chissà chi altro, finché magari la questione sarebbe finita alla capitale, di fronte alla Regina e al Magistero, perché si trattava di una scoperta di importanza nazionale, e non poteva essere trattata dai poteri locali e tantomeno da proprietari privati, per quanto legittimi.

Si tenne per sé i suoi timori, comunque. In quel momento, gli interessava solo scoprire quel luogo meraviglioso.

«Guardi, dottore! Guardi questa tomba! Non è il corpo di un Gigante, forse?».

«Ma è una statua di vetro, non un cadavere! Probabilmente una copia del defunto, perché il corpo è andato perduto….».

«No, lo guardi bene, dottor Laran! Guardi i particolari dello scheletro dentro la sua carne di vetro! Questo era un corpo vivo, un tempo!».

Il cuore gli salì in gola quando si rese conto che era vero. Se l’ambra alchemica era qualcosa di raro ma di conosciuto, il processo di vetrificazione dei corpi era invece qualcosa che gli era del tutto sconosciuto, e che lo impressionò fortemente.

«Bellissimo…. e orribile allo stesso tempo!».

«Chi può essere stato, dottore? Un re, un condottiero? Quale può essere stato il suo nome e le sue imprese?».

«Le cronache di quei tempi sono andate perdute, Maxtran. Il Diluvio si è portato via quasi tutti i ricordi del passato, e noi abbiamo solo alcune leggende, alcune narrazioni sfocate e parziali. Ma forse qua dentro potremo trovare qualcosa che ci faccia capire chi fosse questo essere, chi ha costruito questo tempio e questa tomba, e perché….».

Velthur si guardò attorno, e si avvicinò alle pareti scintillanti della cupola, poi però preferì dare prima un’occhiata ai tripodi che emanavano fiamme scarlatte.

«Vede il liquido che brucia nei bacili, dottore? Brucia e non brucia…. cioè…. le sue fiamme sono fredde, non emanano calore. Sono come le lampade perenni, ma un po’ di calore lo mandano anche le lampade perenni, queste fiamme invece sono proprio fredde e se ci immergi dentro le mani non ti fanno niente. Ha mai visto niente del genere?».

«Neanche quello. Tutto qua dentro dimostra che in quell’epoca remota l’alchimia aveva raggiunto livelli molto superiori al nostro, forse persino a quello dei Mastri Nani. D’altra parte, ho letto che infatti gli stessi Mastri Nani dicono che il Diluvio ha portato via molti dei loro segreti, e che il sapere dei loro antenati era molto superiore al loro. Ma può darsi che qualche alchimista possa analizzare questo strano liquido e riprodurlo».

Avvicinandosi alle pareti rivestite di pannelli d’ambra, vide che erano interamente decorate con bassorilievi che correvano in fasce alte circa un metro ciascuna, e parecchie scritte che correvano fra una fascia e l’altra.

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