Maxtran glielo spiegò, ma non gli raccontò tutta la storia
di come l’avesse trovato, né della Fata, né di come l’entrata del tempio fosse
stata scoperchiata misteriosamente durante la notte. Anche nella concitazione
del momento, era abbastanza lucido da sorvolare sui particolari più strani e
assurdi.
Non disse neanche nulla dello strano aspetto che aveva il
corpo del Gigante dentro la tomba, né degli strani fuochi perenni che
illuminavano il luogo. Disse solo che si poteva vederlo bene dietro una lastra
di cristallo, e che c’erano delle lampade perenni che permettevano di vedere
tutto molto bene.
Man mano che parlava e descriveva quello che aveva visto,
Maxtran sembrava perdere la sua concitazione. E quando ebbe finito, il dottor
Laran pensò bene di ammansire Alixi Kalpur..
«Sembra che sia necessaria una visita da parte sua o da
parte del suo consorte, Reverenda Madre. Se è davvero un tempio sotterraneo,
quello che ha scoperto il qui presente Maxtran Akapri, bisognerà fare visita
alla divinità che vi alberga e ammansirla con qualche preghiera e qualche
offerta. Non potrà certo permettere che possa venire profanato un antico luogo
consacrato….».
«Si preoccupa degli Dei, dottore? Comincia a credere alla
loro esistenza?».
«Oh no, non ci speri. Volevo solo dire che, per chi crede in
loro, è necessario che un sacerdote o una sacerdotessa si rechino nella
proprietà degli Akapri a verificare e a svolgere il loro dovere. Non certo
quello richiesto da me, ma quello richiesto dagli stessi Dei che dicono di
servire…. o sbaglio?».
«No, non sbaglia. Ma lei crede davvero che questo vecchio
avvinazzato abbia scoperto un tempio segreto nel suo campo?».
«Se non volete venire voi, Reverenda Madre, vedrò di andare
io a verificare. E sicuramente profanerò quel tempio con la mia empia presenza
di seguace di un culto nemico degli Dei».
La sacerdotessa sospirò e lo guardò con un cipiglio fra la
disapprovazione e la sopportazione, poi si avviò verso casa.
«Vado a dire agli schiavi di preparare il cocchio. Ma dovrò
aspettare il rientro di mio marito. È fuori di casa per officiare proprio la
benedizione di un campo di mais, guarda caso».
«Bene, Maxtran, andiamo ad avvertire l’alkati. Scommetto che
quella, invece, non sarà affatto scettica al riguardo. Se trova anche una sola
possibilità di guadagnare qualcosa, si può star certi che coglie subito
l’occasione!».
«Quella avrei voluto avvertirla per ultima. D’altra parte,
non si poteva nasconderglielo. Ma non vorrei mai darle l’occasione di
appropriarsi di quello che ho trovato, a meno che non me lo paghi a peso d’oro.
E credo che solo la Kyrenni
in persona, o un membro del Magistero, o uno dei più ricchi e potenti Shepenna,
potrebbe permetterselo».
«Ti auguro che sia vero. Ma allora, forse ti sarebbe
difficile trovare un acquirente per il tuo tesoro».
Si avviarono verso la palazzina dell’alkati, e come aveva previsto il dottor Laran, Ennari Kaper
subodorò l’occasione per guadagnare qualcosa di consistente. Sapeva bene che
nobili, sacerdoti e ricchi alchimisti amavano le antichità, soprattutto
antidiluviane. Se c’era modo di attirare l’attenzione di gente facoltosa su
quel piccolo sperduto villaggio ai confini della civiltà, allora lei ne avrebbe
ottenuto non solo importanti riconoscimenti, ma anche e soprattutto un notevole
ritorno economico.
La possibilità di attirare pellegrini e curiosi in visita
anche solo ai resti di quello che era stato un tempio antidiluviano era da
prendere in considerazione, anche se era più probabile che il vecchio Maxtran
si fosse rincoglionito.
Nel pomeriggio, tutte le autorità di Arethyan erano giunte,
chi con il cocchio, chi a cavallo, ai piedi della Polenta Verde.
Velthur poté salire sul cocchio dell’alkati perché era
considerato “esperto in cose antiche” in quel luogo dove le uniche persone con
un’istruzione elevata erano i sacerdoti e i loro parenti prossimi. Nemmeno gli alkati in paesi del genere avevano una
cultura che superasse di molto la capacità di leggere e scrivere decentemente.
Tre gendarmi seguivano a cavallo il cocchio dell’alkati, con l’ordine, una volta
arrivati, di tenere lontana la gente che avesse voluto entrare nel tempio prima
delle autorità.
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