domenica 15 maggio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 97° pagina.


dire loro di cosa si trattasse. E parlò anche dell’enigmatico monito che aveva proferito, cioè che non avrebbero dovuto toccare per nessun motivo ciò che si trovava “dietro l’altare”.

Mentre raccontava, Velthur sudava freddo. Avrebbe preferito che Maxtran avesse raccontato solo a lui quella storia, che tra l’altro aveva collegamenti con quello che era successo sul Monte Leccio. L’emozione, o meglio l’esaltazione, l’avevano reso imprudente. Quello che aveva scoperto era troppo anche per un vecchio astuto veterano come lui.

I due sacerdoti, l’alkati e i tre gendarmi si guardarono fra di loro, perplessi e sconcertati.

Anche questa volta, fu Errani Kaper a parlare per prima.

«Tutto questo in cambio della restituzione di uno scialle? Le Fate, dunque, sapevano di questo posto?».

«Quelle sanno tutto. Vedono ciò che noi non vediamo, sentono ciò che noi non sentiamo. Non lo sapete, alkati?»

«Reverenda Madre, io non mi stupisco del fatto che chi pratica la magia potesse sapere già di questo luogo, quanto piuttosto del perché alle Fate potesse interessare che noi lo scoprissimo».

«Come sarebbe a dire?».

«Beh, non vorrete mica credere che semplicemente la Fata in questione voleva solo ricompensarli di avergli restituito uno scialle, vero?».

«Perché no? In fin dei conti, a lei non è costato niente, no? Il tempio era qua da sempre, la Fata ha solo dovuto dire loro dov’era. A quanto ne so, le Fate danno molta importanza ai loro oggetti personali, perché oltre a quello non possiedono niente, vivendo nella foresta e presso le fonti, senza averi e senza proprietà.

Ma all’opposto, per loro quello che per noi è tanto prezioso non vale nulla o quasi. Scommetto che questo tempio nella sua magnificenza non è assolutamente niente di più di una caverna come tutte le altre, per loro».

«Sarà…. ma mi sembra una strana coincidenza. Quella perde lo scialle in cima al monte, Maxtran lo ritrova, lei si presenta alla porta di lui, perché sa che l’ha preso lui e gli dice che guarda caso c’è una delle cose più belle e straordinarie di tutto il Regno Verde proprio nella sua proprietà…. Non vi sembra strano, Reverenda Madre? Se sapeva che Maxtran aveva raccolto lo scialle, non avrebbe dovuto sapere anche prima dove l’aveva perso?».

«E allora cosa dovremmo pensare? Che ci stia sotto qualche trappola fatata?».

«Non lo so. Cosa significa, per esempio, quella raccomandazione di non toccare ciò che sta dietro l’altare? Dietro l’altare ci sono solo i gradini e poi la statua del Dio, e sotto di essa c’è la tomba del Gigante. Ora, è ovvio che non bisogna toccare ciò che c’è di più sacro in questo tempio. Perché avrebbe dovuto fare una raccomandazione del genere?».

«Forse era un incitamento a proteggere il luogo da ogni sacrilegio».

«Forse. O forse non hanno capito bene cosa ha detto».

«Demoni degli Inferi, alkati! Ho capito bene cosa ha detto quella Fata. L’ho sentita bene sia io che mia moglie che i miei figli! Ha detto chiaramente che non dovevamo toccare per nessun motivo ciò che troveremo dietro l’altare. E infatti è una cosa… anzi due cose, che proprio non bisogna toccare! Forse non si fidava tanto di noi, ecco tutto! E per quanto riguarda lo scialle, dice che lei non poteva recuperare lo scialle su Monte Leccio perché era divenuto un luogo pericoloso per loro!».

«Davvero? E perché sarebbe diventato un luogo pericoloso?».

Maxtran avrebbe voluto mordersi la lingua per punirsi della sua loquacità.

«Uh, non lo so…. non me lo ha detto…. forse hanno paura di qualche brigante… che ne so io?».

Per fortuna sua, l’alkati non insistette.e la discussione si spostò subito dopo a cosa si sarebbe dovuto fare.

Maxtran disse che forse la cosa migliore sarebbe stata rimettere la lastra di pietra scolpita sopra l’entrata del tempio, per assicurarsi che nessun malintenzionato vi potesse accedere, in attesa che venissero gli inviati dell’autorità di Enkar o dalla capitale.

Il dottore colse l’occasione per domandargli come avesse fatto a sollevarla.

Maxtran, con un certo imbarazzo, gli raccontò la verità.

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