venerdì 10 febbraio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 327° pagina.


«Signore e Padre dell’Universo Mondo, non farlo. Non sterminare la vita della Madre Terra, solo per distruggere la stirpe dei Giganti. Non lasciare che venga sterminata anche la stirpe degli Uomini, poiché essi sono stati trascinati al male dal potere dei Giganti, ed essendo sotto il loro dominio, non si possono ribellare ai loro errori».

Ma Sin fu irremovibile, e allora Sogar cercò di fare in modo che la stirpe degli Uomini non venisse sterminata del tutto.

Egli inviò i suoi messaggeri, i Figli di Sogar, i Figli dell’Abisso, dalle profondità delle acque per avvertire colui che era destinato a salvare la stirpe degli Uomini.

Viveva e governava nella città di Shurtenokh, sulle rive meridionali del Grande Oceano, un Re degli Uomini di nome Manowa, che era un uomo giusto.

Egli, come tutti gli Uomini, doveva ubbidire al dominio dei Giganti, ma non volle partecipare ai loro crimini e alla loro superbia.

I Figli degli Abissi gli dissero: «Il Dio dell’Abisso ti comanda di costruire una grande arca di legno e bronzo, ma non costruirla sulla rive dell’oceano, bensì in cima alla montagna, poiché la grande ondata che travolgerà la terra arriverà fino a lì.

Essa dovrà essere alta dieci stature di Gigante, larga cinquanta e lunga duecentocinquanta. Dovrai mettervi dentro tutta la tua famiglia e tutto il tuo popolo, uomini, donne e bambini, e tutto il bestiame e le sementi dei tuoi campi e dei tuoi frutteti, e dovrai farlo quando te lo diremo noi. In quel giorno, tu vedrai scendere dal cielo una stella con una grande fiammata, e precipitare nell’oceano, oltre l’orizzonte. Quello sarà il giorno della fine di tutto.

Tu e il tuo popolo e tutto il bestiame cadrete nel grande sonno di Sogar dopo essere entrati nell’Arca, e vi risveglierete solo quando sarà tempo di tornare alla vita».

Così Manowa ubbidì al volere di Sogar e costruì l’Arca del Diluvio secondo i dettami dei Figli dell’Abisso, in cima a un monte vicino alla città di Shurtenokh.

Quando Sin fu sul punto di scagliare la stella Bal su Kellur, i Figli dell’Abisso avvertirono Manowa e i suoi di recarsi dentro l’Arca, e quando tutto il popolo di Shurtenokh e tutto il suo bestiame furono entrati, e furono caduti nel grande sonno dell’Abisso, Manowa vide una stella rossa precipitare dal cielo oltre l’orizzonte sull’oceano.

Terribile fu la caduta della stella Bal. L’acqua dell’oceano evaporò, toccata dalla grande fiamma celeste, e formò fitte nuvole che coprirono l’intera Madre Terra, cosìcché la tempesta colpì ogni luogo, e una pioggia furiosa cadde ovunque per quaranta giorni e quaranta notti.

La caduta della stella Bal provocò anche una grande ondata, un’immensa marea che travolse tutto quello che trovò di fronte a sé. Dilagò per le pianure di tutta Kellur, e si fermò solo alle cime delle montagne.

Le acque dell’Abisso strapparono l’Arca dalla cima del monte, e la trascinarono con sé nell’oceano, e per quaranta giorni e quaranta notti essa galleggiò sulle acque, alla deriva…..



Velthur gli disse di smettere, anche questa volta Loraisan era molto stanco. Ma dimostrava sempre un grande impegno.

«Proprio adesso che ero quasi arrivato alla fine della storia!».

«Ma tu lo sai come è andata a finire, no? Chissà quante volte tua madre o tua nonna te l’hanno raccontata, la storia del Diluvio».

«Sì, ma leggerla è una cosa completamente diversa. Nel libro ci sono altre cose che nessuno mi aveva mai raccontato. Per esempio, il nome della città di Manowa non me l’aveva ancora detto nessuno».

«È un po’ difficile da ricordare, in effetti, dato che è un nome antico, che appartiene alla lingua antidiluviana. Comunque, come ti ho già detto, devi avere pazienza. La prossima volta finiremo il capitolo del Diluvio».

«Non sapevo neanche che fossero stati questi Figli dell’Abisso ad avvertire Manowa. Mi avevano raccontato che era stato Sogar in persona a farlo. Chi sono i Figli dell’Abisso? Sono i Sagusei, vero?».

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