Quando Loraisan tornò per la lezione successiva, in una
mattina piovosa, il medico gli fece leggere il capitolo successivo a quello
della nascita e del dominio dei Giganti.
Il regno dei Giganti
durò ottomilaquattrocento anni, dal tempo in cui le navi di Aisdan partirono
dalle sue coste per raggiungere tutte le terre del mondo, fino al giorno del
Grande Diluvio. In quel tempo molte grandi città furono edificate ovunque sulla
Madre Terra, e molte navi gigantesche solcavano gli oceani, portando mercanzie
di ogni tipo nell’immenso porto della grande capitale Thyuram.
La potenza dei Giganti
cresceva di secolo in secolo, e così la loro superbia. I loro eserciti erano
immensi, le legioni di Uomini loro schiavi erano innumerevoli. Le loro città
erano piene di opere magnificenti e gloriose, così che cominciarono a creare
templi sempre più grandi in onore a Sin, fino a toccare il cielo.
In quel tempo furono
edificate le Grandi Piramidi e le Grandi Torri a Gradini, a forma di piramide
tronca, e sul finire dell’Era dei Giganti, uno dei loro Grandi Re, chiamato
Norbred, decise di compiere la più grande impresa di tutti i tempi, per
mostrare all’universo intero che i Giganti erano simili agli Dei, poiché erano
del loro stesso sangue.
Egli comandò di
foggiare il monte Kadatlas a forma di torre a gradini, affinché venisse
chiamato la Montagna dalle Sette Balze. Norbred voleva infatti che ogni gradino
rappresentasse uno dei sette pianeti del firmamento. Ogni gradino avrebbe
rappresentato una fase di ascesa al regno celeste, fino al settimo gradino, che
avrebbe rappresentato il cielo di Satras, l’ultimo dei pianeti, prima del Cielo
delle Stelle Fisse, l’ultimo cielo, che è il luogo del Regno degli Dei. Infatti
era là che il Grande Re sognava di arrivare un giorno.
Norbred fondò una
città ai piedi del Monte Kadatlas, che ospitava le legioni di operai necessari
per compiere l’impresa, e le dette il proprio nome.
Ma non poté vedere la
fine della sua impresa, perché durò troppo tempo.
La grande opera impegnò
ben trecento anni , prima che si riuscisse a scolpire l’intera montagna, sotto
il regno del Grande Re Tituan, che proclamò a tutti gli Uomini suoi sudditi che
i Giganti erano simili agli Dei, poiché avevano foggiato a proprio piacimento
la montagna dove Sin aveva creato i primi Padri e le prime Madri dell’umanità
intera, e dove tutti i loro discendenti dovevano andare in pellegrinaggio
almeno una volta nella loro vita.
E gli Uomini volsero
il loro sguardo e le loro preghiere dagli Dei ai Giganti, e proclamarono che
era meglio adorare degli Dei che si vedevano, piuttosto che quelli che non si
vedevano.
E gli Uomini
dimenticarono Sin, il loro Creatore.
E Sin guardò dall’alto
dei cieli le moltitudini della Madre Terra e parlò al consesso degli Dei.
«Mi pento di aver
creato gli Uomini e mi pento di aver lasciato che i Giganti venissero generati
da quelli del mio sangue e dai grembi delle figlie degli Uomini.
Ecco, i Giganti e gli
Uomini si sono moltiplicati a dismisura su Kellur, e i propositi che si sono
posti essi li realizzeranno, se noi non vi porremo alcun ostacolo. I Giganti
raggiungeranno il più alto dei cieli e ci smuoveranno dai nostri troni.
Così io smuoverò il
cielo sopra di loro e smuoverò le acque dell’Abisso sotto di loro, e li
sterminerò, affinché di loro non resti nessuno, a meno che qualcuno di loro
riesca a salvarsi in cima alle montagne, così che Kellur conosca un nuovo
inizio».
Allora Sin disse che
avrebbe fatto cadere una delle stelle del cielo, la stella Bal, che sarebbe
sprofondata nelle acque dell’oceano e avrebbe creato una marea che avrebbe
devastato e sommerso tutta la Madre Terra, fino alla cima delle montagne.
Avrebbe fatto evaporare l’acqua del mare con la sua fiamma e avrebbe così
creato una coltre di nubi che avrebbe avvolto tutta Kellur e rovesciato piogge
ovunque.
E Sin, Signore
dell’Universo, disse a Sogar, che in Edan Synair è chiamato Enkean, il Dio
dell’Abisso, il Serpente Antico, di non trattenere le acque dell’oceano, poiché
questa era la sua volontà.
Ma Sogar allora
supplicò Sin di non lanciare la stella Bal nell’oceano.
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