mercoledì 8 febbraio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 326° pagina.


Quando Loraisan tornò per la lezione successiva, in una mattina piovosa, il medico gli fece leggere il capitolo successivo a quello della nascita e del dominio dei Giganti.



Il regno dei Giganti durò ottomilaquattrocento anni, dal tempo in cui le navi di Aisdan partirono dalle sue coste per raggiungere tutte le terre del mondo, fino al giorno del Grande Diluvio. In quel tempo molte grandi città furono edificate ovunque sulla Madre Terra, e molte navi gigantesche solcavano gli oceani, portando mercanzie di ogni tipo nell’immenso porto della grande capitale Thyuram.

La potenza dei Giganti cresceva di secolo in secolo, e così la loro superbia. I loro eserciti erano immensi, le legioni di Uomini loro schiavi erano innumerevoli. Le loro città erano piene di opere magnificenti e gloriose, così che cominciarono a creare templi sempre più grandi in onore a Sin, fino a toccare il cielo.

In quel tempo furono edificate le Grandi Piramidi e le Grandi Torri a Gradini, a forma di piramide tronca, e sul finire dell’Era dei Giganti, uno dei loro Grandi Re, chiamato Norbred, decise di compiere la più grande impresa di tutti i tempi, per mostrare all’universo intero che i Giganti erano simili agli Dei, poiché erano del loro stesso sangue.

Egli comandò di foggiare il monte Kadatlas a forma di torre a gradini, affinché venisse chiamato la Montagna dalle Sette Balze. Norbred voleva infatti che ogni gradino rappresentasse uno dei sette pianeti del firmamento. Ogni gradino avrebbe rappresentato una fase di ascesa al regno celeste, fino al settimo gradino, che avrebbe rappresentato il cielo di Satras, l’ultimo dei pianeti, prima del Cielo delle Stelle Fisse, l’ultimo cielo, che è il luogo del Regno degli Dei. Infatti era là che il Grande Re sognava di arrivare un giorno.

Norbred fondò una città ai piedi del Monte Kadatlas, che ospitava le legioni di operai necessari per compiere l’impresa, e le dette il proprio nome.

Ma non poté vedere la fine della sua impresa, perché durò troppo tempo.

La grande opera impegnò ben trecento anni , prima che si riuscisse a scolpire l’intera montagna, sotto il regno del Grande Re Tituan, che proclamò a tutti gli Uomini suoi sudditi che i Giganti erano simili agli Dei, poiché avevano foggiato a proprio piacimento la montagna dove Sin aveva creato i primi Padri e le prime Madri dell’umanità intera, e dove tutti i loro discendenti dovevano andare in pellegrinaggio almeno una volta nella loro vita.

E gli Uomini volsero il loro sguardo e le loro preghiere dagli Dei ai Giganti, e proclamarono che era meglio adorare degli Dei che si vedevano, piuttosto che quelli che non si vedevano.

E gli Uomini dimenticarono Sin, il loro Creatore.

E Sin guardò dall’alto dei cieli le moltitudini della Madre Terra e parlò al consesso degli Dei.

«Mi pento di aver creato gli Uomini e mi pento di aver lasciato che i Giganti venissero generati da quelli del mio sangue e dai grembi delle figlie degli Uomini.

Ecco, i Giganti e gli Uomini si sono moltiplicati a dismisura su Kellur, e i propositi che si sono posti essi li realizzeranno, se noi non vi porremo alcun ostacolo. I Giganti raggiungeranno il più alto dei cieli e ci smuoveranno dai nostri troni.

Così io smuoverò il cielo sopra di loro e smuoverò le acque dell’Abisso sotto di loro, e li sterminerò, affinché di loro non resti nessuno, a meno che qualcuno di loro riesca a salvarsi in cima alle montagne, così che Kellur conosca un nuovo inizio».

Allora Sin disse che avrebbe fatto cadere una delle stelle del cielo, la stella Bal, che sarebbe sprofondata nelle acque dell’oceano e avrebbe creato una marea che avrebbe devastato e sommerso tutta la Madre Terra, fino alla cima delle montagne. Avrebbe fatto evaporare l’acqua del mare con la sua fiamma e avrebbe così creato una coltre di nubi che avrebbe avvolto tutta Kellur e rovesciato piogge ovunque.

E Sin, Signore dell’Universo, disse a Sogar, che in Edan Synair è chiamato Enkean, il Dio dell’Abisso, il Serpente Antico, di non trattenere le acque dell’oceano, poiché questa era la sua volontà.

Ma Sogar allora supplicò Sin di non lanciare la stella Bal nell’oceano.

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