venerdì 24 febbraio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 336° pagina.


Subito dopo Loraisan se ne andò via, sognando un futuro in cui avrebbe potuto viaggiare in lungo e in largo per il grande Regno Aureo.

Velthur invece andò a cercare qualcosa in uno dei suoi immancabili libri di storia e segreti antichi. Trovò quello che voleva sapere in breve tempo, perché aveva una buona memoria per gli argomenti scritti. In un libro di storia dell’alchimia, c’era un capitolo chiamato Leggende sui segreti alchemici dei Giganti Antidiluviani.

Il brano che gli interessava raccontava questo:



I Nani dello Zerennal Baras, nelle viscere delle Montagne della Luna, hanno molte tradizioni sul conto dei Giganti Antidiluviani, poiche, per il fatto di essere passati indenni attraverso il cataclisma del Diluvio, essi hanno potuto ricordare la storia antidiluviana in modo molto più vasto e profondo di noi Uomini.

Essi affermano di aver condiviso con i Giganti parecchi dei segreti della loro alchimia, in particolar modo la fabbricazione e l’uso di quelli che chiamano gli sbriciolatori alchemici, che agli Uomini moderni sono pressoché sconosciuti, anche se certi ceselli alchemici per scultori si avvicinano per certi aspetti a questi straordinari strumenti.

Gli sbriciolatori sono delle aste metalliche di una lega di argento, argentovivo e argentolieve, con una punta conica di un cristallo particolare, simile al diamante alchemico, che si illumina di una luce blu non appena qualcuno prende in mano l’asta di metallo. Se mentre lo si impugna, si tocca una pietra o un qualsiasi altro oggetto solido, esso si sbriciola in polvere finissima, con la sola forza di volontà di chi lo imbraccia.

Essi lo usano per scavare le gallerie del loro regno in brevissimo tempo e con scarsa fatica.

I Nani non hanno mai voluto rivelare agli Uomini questo segreto alchemico, in nessun caso, perché gli sbriciolatori possono essere usati anche come arma. Se la punta toccasse un corpo vivente, lo ridurrebbe in poltiglia liquida in pochi istanti.

La potenza di questo strumento è proporzionale alla potenza del farthankar di chi lo impugna, come per tutti gli strumenti di lavoro che impiegano forze alchemiche.

I Nani raccontano inoltre che i Giganti, nel passato remoto prima del Diluvio, riuscirono a carpire loro il segreto degli sbriciolatori di pietre, ma non li impiegarono come arma, bensì per scavare le miniere, esattamente come fanno i Nani. Si ritiene che essi li abbiano usati anche per scolpire il Kadatlas negli ultimi secoli prima del Diluvio.

Questa idea è nata dal recente ritrovamento di un’antica iscrizione antidiluviana da parte di un navigatore che aveva dei commerci con le regioni interne della Terra di Khaam, proveniente presumibilmente dalla regione delle Grandi Piramidi, e in cui si parla, nell’antica lingua quiru, di strumenti chiamati Scalpelli di Luce Divina, la cui descrizione sembra corrispondere agli sbriciolatori alchemici.



Velthur, per la prima volta da che era cominciata quella storia sette anni prima, dopo tutto quello che era successo e che aveva visto, sentì una nuova fortissima emozione, ma ben diversa da quelle di prima.

Non più terrore, orrore, sconcerto, angoscia, rabbia, incertezza. Ma una gioia immensa. Inspiegabile. Come se avesse trovato finalmente il centro del mistero. E quel mistero fosse una cosa bellissima. Come se fosse sicuro che sarebbe stato Loraisan ad essere la chiave d’accesso a quel mistero. Non sapeva dire perché, ma in qualche modo, era Loraisan la chiave di tutto, il centro del mistero. Lui, e non Aralar e le sue pazzie.

Loraisan aveva delle facoltà davvero straordinarie, forse la facoltà di penetrare nel mistero con la sola forza della sua mente. Restava solo da stabilire se era il caso di farglielo capire subito, o solo quando fosse stato più grande. Sempre se ci fosse stato il tempo di aspettare che fosse stato più grande, prima che succedesse qualcosa di irreparabile.

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