domenica 5 febbraio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 325° pagina.


Il medico sentì un tuffo al cuore. Si sentì impotente di fronte alla verità smascherata.

«Non parlare mai di quella storia! Aralar è stato ucciso e non si sa da chi, ma non è stato ucciso da alcuna forza misteriosa! Pare che avesse delle amicizie losche, e una di loro l’ha ucciso, forse. Dì a Eukeni che non ti racconti mai più di queste storie, altrimenti dovrò dire io ai tuoi di tapparle la bocca! Cosa c’entra poi quella storia con quello che devi imparare tu? Vuoi conoscere tutte le cattiverie che succedono a questo mondo? Non è per quello che sei qui!».

Loraisan soffocò le lacrime. Era un bambino che piangeva troppo facilmente.

«No, è che…. A me sembra che nascondano troppe cose. Quando faccio delle domande, capita troppe volte che mi dicono che certe cose non le devo sapere, o che non le posso capire…. ».

«Loraisan, ti sei mai chiesto se per caso sei tu che fai troppe domande? Voler conoscere le cose è un bene, ma tu esageri! Ogni cosa ha il suo tempo, e tu vuoi bruciare le tappe. Per imparare tante cose, ci vogliono anni, e per imparare tutto non ti basterebbero cento vite! Hai tutta la vita davanti, hai tutto il tempo per imparare. Tu devi pensare solo ad apprendere ciò che ti insegno, poi un giorno sarai capace di studiare per conto tuo, senza dover fare domande a tutti quanti. Allora nessuno ti potrà nascondere niente, perlomeno di ciò che è importante sapere…».

«Non mi potranno nascondere neanche il perché in questo libro ci sono delle cose che non capisco?».

«Neanche quello. Le uniche cose che non capirai, saranno quelle che nessuno capisce».

«Ci sono delle cose in questo libro che nessuno capisce?».

«Oh, ci sono tanti libri a questo mondo che dicono cose che nessuno capisce. Non è che perché impari a leggere, poi impari a comprendere tutto».

«Ma se ci sono libri che dicono cose che nessuno capisce, a cosa servono?».

«Chi li ha scritti, credeva di scrivere cose che sarebbero state capìte. Ma si sbagliava…. capita».

«Capita spesso?».

«Direi di no. Ma quando comincerai a leggere un libro, dovrai sempre tenere conto che forse ci saranno delle cose che non capirai, o che capirai con molta difficoltà, e che magari potrai capire solo dopo molto tempo. Io certi libri ho dovuto rileggermeli parecchie volte, prima di capirli veramente. E alcuni all’inizio mi sembrava che dicessero delle cose molto interessanti, quando ero giovane, ma quando li ho riletti anni dopo, divenuto ormai un uomo maturo, mi sono reso conto che dicevano parecchie sciocchezze, o cose inesatte. Così capiterà anche a te. Quindi non ti devi preoccupare del fatto che ci sono cose che non capisci, al momento. Devi avere pazienza, tutto qua».

La discussione terminò là. Apparentemente, Loraisan si era rassegnato a non investigare più la questione. Ma a Velthur la lezione di quel giorno rimase particolarmente impressa. Sentiva una profonda soddisfazione, perché aveva intuito che un giorno Loraisan avrebbe dato del bel filo da torcere a sua madre e ai suoi amici sacerdoti, con le sue domande e le sue perplessità.

Lui, il medico apostata, non aveva potuto spiegargli che le contraddizioni che aveva letto nel Tinsina Entinaga erano dovute al fatto che in tutti quei millenni la religione e le sue credenze erano cambiate. Erano cambiati gli Dei e il loro culto, e le dottrine che insegnava il Nunarsha Silal, il culto nazionale di Sil, erano assai diverse dall’antica religione di Sin, ancora seguita dagli sconosciuti autori del Tinsina Entinaga, nei primi secoli dopo il Diluvio.

Non aveva potuto spiegargli che il Tinsina Entinaga nonostante parlasse di credenze e culti ormai abbandonati veniva considerato un libro sacro, solo perché la tradizione voleva così, e i sacerdoti non potevano ammettere che gli Dei cambiavano con il tempo, così come il modo di pregarli e di concepirli, e del pari anche le norme di vita ad essi legate.

Non aveva potuto spiegarglielo, a causa della promessa che aveva fatto a Syndrieli, ma a lungo andare Loraisan l’avrebbe capito da solo, se avesse continuato a studiare assieme a lui.

Forse un giorno anche lui avrebbe chiesto di diventare un Avennar, un seguace della dottrina della Legge Universale che regge tutte le cose.

Sarebbe stata la sua rivalsa contro quella comunità bigotta e arretrata, nella quale bene o male non aveva mai potuto uscire del tutto dal suo isolamento.

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