Le sette figlie
divennero le prime sette regine del Veltyan e i loro sposi divennero sette re,
ma dopo la morte di Anthaymon, fra di
loro cominciarono subito i contrasti, perché ognuno di loro voleva essere il Re
Supremo del Veltyan, e alla fine si arrivò alla guerra fra le sette città.
E fu così che si
arrivò a una grande battaglia, in cui morirono quasi tutti i combattenti, in un
massacro spaventoso, tanto che le sette città si ritrovarono abitate per lo più
solo da donne e bambini, perché gli uomini erano in gran parte morti, e per
ogni uomo superstite c’erano molte donne. Anche i sette re erano tutti morti, e
le sette regine sorelle erano rimaste vedove.
Fu allora che il
popolo della città di Hennirmya, a settentrione di Phenexi,, conobbe un gruppo
di Fate sopravvissute al Diluvio, discese fin là dalle lontane Montagne Albine
a nord.
Quella tribù di Fate
aveva visto, nelle loro visioni, che un popolo di Uomini si era stabilito nel
lontano meridione, e perciò aveva disceso il corso del Podu, traversando le
vaste pianure, per conoscerlo e unirsi ad esso, in quel mondo ormai deserto.
Le Fate iniziarono ad
avere commercio con la gente di Hennirmya, alle cui donne insegnarono le arti
della tessitura e delle erbe medicamentose, poiché a causa del Diluvio prima, e
della Guerra delle Sette Città poi, molte conoscenze ed arti erano andate
perdute.
E le Fate insegnarono
alle donne di Hennirmya anche i loro usi e costumi di vita, poiché le donne non
volevano dover mettere insieme le loro famiglie, sposando in molte lo stesso
uomo. Così cominciarono a vivere secondo i costumi del matriarcato e del
matrimonio notturno, e a imporre ai pochi uomini rimasti questo nuovo sistema
di vita, che si trasmise poi alle altre sei città.
Le sette regine non si
risposarono, e di comune accordo stabilirono che d’allora in poi sarebbero
state le femmine a trasmettere l’eredità dei beni, della terra e il nome della
famiglia, e non più i maschi, e che loro stesse avrebbero lasciato il trono
alle figlie primogenite.
Così nacque il popolo
dei Thyrsenna, e l’origine delle sue tradizioni.
«La città di Phenexi…. sarebbe Enexi? Una volta mio padre mi
ha parlato di quella città. Dice che è bellissima, tutta costruita su isole in
mezzo a una laguna alla foce del fiume Podu, con le strade che sono canali di
acqua, anche se lui non l’ha mai vista».
«Sì, Phenexi è il nome antico di Enexi. La città più antica
del Veltyan. E sì, è vero: è bellissima. Una volta ci sono stato, da giovane.
C’è un grande porto dove approdano le navi che tornano da viaggi commerciali
con l’Oriente e l’Occidente, portando mercanzie di ogni tipo. Una città
grandissima, una delle più grandi dopo Veyan, la nostra capitale».
«Che strana coincidenza, che la prima città del Veltyan sia
anche la prima città degli Uomini dove è rinata l’alchimia!».
«Non tanto strano. Quando Larth Turan imparò i principi
dell’alchimia dai Nani, Enexi era già da molti secoli uno dei più importanti
porti commerciali del regno. Turan aveva capito benissimo che era lì che doveva
stabilirsi, per poter ottenere le sostanze necessarie al suo laboratorio
alchemico, e poi anche per farsi conoscere. Inoltre Enexi era piena di
artigiani, oltre che di commercianti. E gli alchimisti non sono altro che una
particolare categoria di artigiani. Ed è per questo che è diventata anche la
prima città alchemica del Veltyan».
«Come mi piacerebbe poterla vedere, almeno una volta nella
mia vita….».
«Forse potrai. Se diventerai bravo, se diventerai un uomo
sapiente, allora potrai anche viaggiare, vedere città importanti come Enexi,
Artheni, Spertagon, Havenrieni, Anxur, Ermonei, Lubyan, Miran, Thauris, Sirakh,
Loriens e la grande capitale, Veyan».
«Voglio andare ad Enexi, un giorno. E quando ci sarò,
penserò alla storia che ho letto oggi. Penserò: ecco, qui migliaia di anni fa arrivò
il principe Ankhaymon e fondò questa città, e fece nascere il nostro popolo,
con sole trecento persone».
«Ti dirò, quando ci andai io, non pensai neanche una volta a
questo fatto. Pensavo solo a visitare la città e divertirmi, scoprire cose
nuove…. ero uno studente che aveva appena conseguito il titolo di medico. Il
viaggio avevo potuto pagarmelo con un premio da parte di mio zio, per essere
riuscito nei miei studi».
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