mercoledì 22 febbraio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 335° pagina.


Le sette figlie divennero le prime sette regine del Veltyan e i loro sposi divennero sette re, ma  dopo la morte di Anthaymon, fra di loro cominciarono subito i contrasti, perché ognuno di loro voleva essere il Re Supremo del Veltyan, e alla fine si arrivò alla guerra fra le sette città.

E fu così che si arrivò a una grande battaglia, in cui morirono quasi tutti i combattenti, in un massacro spaventoso, tanto che le sette città si ritrovarono abitate per lo più solo da donne e bambini, perché gli uomini erano in gran parte morti, e per ogni uomo superstite c’erano molte donne. Anche i sette re erano tutti morti, e le sette regine sorelle erano rimaste vedove.

Fu allora che il popolo della città di Hennirmya, a settentrione di Phenexi,, conobbe un gruppo di Fate sopravvissute al Diluvio, discese fin là dalle lontane Montagne Albine a nord.

Quella tribù di Fate aveva visto, nelle loro visioni, che un popolo di Uomini si era stabilito nel lontano meridione, e perciò aveva disceso il corso del Podu, traversando le vaste pianure, per conoscerlo e unirsi ad esso, in quel mondo ormai deserto.

Le Fate iniziarono ad avere commercio con la gente di Hennirmya, alle cui donne insegnarono le arti della tessitura e delle erbe medicamentose, poiché a causa del Diluvio prima, e della Guerra delle Sette Città poi, molte conoscenze ed arti erano andate perdute.

E le Fate insegnarono alle donne di Hennirmya anche i loro usi e costumi di vita, poiché le donne non volevano dover mettere insieme le loro famiglie, sposando in molte lo stesso uomo. Così cominciarono a vivere secondo i costumi del matriarcato e del matrimonio notturno, e a imporre ai pochi uomini rimasti questo nuovo sistema di vita, che si trasmise poi alle altre sei città.

Le sette regine non si risposarono, e di comune accordo stabilirono che d’allora in poi sarebbero state le femmine a trasmettere l’eredità dei beni, della terra e il nome della famiglia, e non più i maschi, e che loro stesse avrebbero lasciato il trono alle figlie primogenite.

Così nacque il popolo dei Thyrsenna, e l’origine delle sue tradizioni.



«La città di Phenexi…. sarebbe Enexi? Una volta mio padre mi ha parlato di quella città. Dice che è bellissima, tutta costruita su isole in mezzo a una laguna alla foce del fiume Podu, con le strade che sono canali di acqua, anche se lui non l’ha mai vista».

«Sì, Phenexi è il nome antico di Enexi. La città più antica del Veltyan. E sì, è vero: è bellissima. Una volta ci sono stato, da giovane. C’è un grande porto dove approdano le navi che tornano da viaggi commerciali con l’Oriente e l’Occidente, portando mercanzie di ogni tipo. Una città grandissima, una delle più grandi dopo Veyan, la nostra capitale».

«Che strana coincidenza, che la prima città del Veltyan sia anche la prima città degli Uomini dove è rinata l’alchimia!».

«Non tanto strano. Quando Larth Turan imparò i principi dell’alchimia dai Nani, Enexi era già da molti secoli uno dei più importanti porti commerciali del regno. Turan aveva capito benissimo che era lì che doveva stabilirsi, per poter ottenere le sostanze necessarie al suo laboratorio alchemico, e poi anche per farsi conoscere. Inoltre Enexi era piena di artigiani, oltre che di commercianti. E gli alchimisti non sono altro che una particolare categoria di artigiani. Ed è per questo che è diventata anche la prima città alchemica del Veltyan».

«Come mi piacerebbe poterla vedere, almeno una volta nella mia vita….».

«Forse potrai. Se diventerai bravo, se diventerai un uomo sapiente, allora potrai anche viaggiare, vedere città importanti come Enexi, Artheni, Spertagon, Havenrieni, Anxur, Ermonei, Lubyan, Miran, Thauris, Sirakh, Loriens e la grande capitale, Veyan».

«Voglio andare ad Enexi, un giorno. E quando ci sarò, penserò alla storia che ho letto oggi. Penserò: ecco, qui migliaia di anni fa arrivò il principe Ankhaymon e fondò questa città, e fece nascere il nostro popolo, con sole trecento persone».

«Ti dirò, quando ci andai io, non pensai neanche una volta a questo fatto. Pensavo solo a visitare la città e divertirmi, scoprire cose nuove…. ero uno studente che aveva appena conseguito il titolo di medico. Il viaggio avevo potuto pagarmelo con un premio da parte di mio zio, per essere riuscito nei miei studi».

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