commesso un crimine, perché per le tradizioni più antiche
dei Thyrsenna non era neanche previsto che i figli si allontanassero mai dalla
madre e dalla famiglia d’origine in tutta la loro vita.
Quello era il motivo principale per cui Maxtran non era
completamente felice della sua ricchezza, ma ce n’erano altri.
Uno di quelli risaliva anch’esso al Giorno del Prodigio del
Sole Scarlatto, e ne era stata la causa la stessa Regina. Infatti, sembrava che
nessuno sapesse bene cosa era saltato in testa alla sovrana in quel giorno
ormai lontano. Anche lei aveva visto qualcosa dall’alto del tumulo, mentre dava
la benedizione a tutto il popolo riunito nella piana circostante. Qualcosa che
aveva spaventato moltissimo anche lei, a tal punto che non ne aveva mai voluto
parlare, neanche alle persone più vicine.
Si era molto chiacchierato, sia fra il popolino che nella
nobiltà e nel clero, su cosa avesse visto. Qualcuno aveva affermato che avesse
visto un futuro pauroso per il Veltyan, e che avesse affidato la sua visione a
una lettera segreta che avrebbe dovuto essere aperta solo dopo la sua morte.
Ma erano chiacchiere, di concreto non c’era niente.
L’unico fatto certo era lo strano decreto che aveva emesso
dalla grande villa dei Tezanfalas per la gente di Arethyan, secondo cui nessuna
Fata, nessun Nano, nessun Sileno, nessuna strega o stregone, nessun Avennar,
nessuno straniero avrebbe potuto entrare nel Santuario d’Ambra se non con uno
speciale permesso concesso dalle autorità sacerdotali. E per meglio assicurare
questo fatto aveva affidato tutta la questione al fratello Mezenthis, lo Shepen
di Anxur.
Poi si era apparentemente disinteressata di quel luogo, e
non si era mai più fatta vedere da quelle parti, al contrario del fratello.
Figura strana, quella di Mezenthis Vipsul. Il fatto di
essere il fratello minore della Regina gli aveva permesso di diventare lo
Shepen della città di Anxur, una delle più grandi città del Veltyan, ma posta
nelle regioni occidentali come la capitale Veyan, cioè a circa millecinquecento
chilometri di distanza ad ovest di Arethyan. Si pensava quindi che comunque non
lo si sarebbe visto più di tanto dalle parti del Santuario, e che avrebbe
mandato degli ispettori e gendarmi della sua guardia personale per controllare
che la volontà della Regina venisse assolta.
Invece Mezenthis, che aveva accompagnato la sorella in quel
viaggio ai confini del regno, si era innamorato subito del Santuario d’Ambra e,
sembrava, anche delle colline e le piane dell’Enkarvian e ancora di più delle
candide Montagne della Luna.
Si era fatto costruire una villa nelle vicinanze, in mezzo a
un’ampia isola che divideva il corso del fiume in due. Era una villa stupenda,
tutta in blocchi di pietra bianca assieme ad altri di pietra rossa,
disposti a formare i bordi del tetto, delle porte, delle
finestre, o per ornare le terrazze e i capitelli dei colonnati. La composizione
di bianco e rosso la rendeva la più magnificente e spettacolare fra tutte le
ville della regione, e lo Shepen di Anxur aveva deciso di passarvi tutte le
estati, da quando era stata completata un anno prima.
I gendarmi dello Shepen di Anxur erano sempre stati tra i
piedi, ma da quando la villa era stata completata, sembravano essere aumentati
di numero, e i loro controlli essere diventati più frequenti. Dovunque si
andasse, li si vedeva. Non solo nel Santuario, di giorno e di notte, o attorno
al tumulo, ma anche sulla strada lastricata, ad Arethyan e persino ad
Aminthaisan. Portavano tutti lo stemma di Anxur sul petto, incastonato sopra la
cotta di scaglie di acciaio alchemico, così brillante e lucido che li si poteva
riconoscere da lontano.
Ma c’era qualcosa di strano nel modo in cui lo Shepen
conduceva tutta la faccenda. In pratica, sembrava andare contro lo stesso
decreto della Regina. Con lui, veri e propri divieti non ce n’erano.
Era stata una cosa progressiva. Nei primi due anni dopo la
visita della Regina, in effetti il Santuario d’Ambra era stato sottoposto a una
sorveglianza stretta e nessuna delle categorie discriminate aveva potuto accedervi
in alcun modo. Velthur, e così Menkhu e Prukhu se l’erano messa via, di poterci
entrare.
Poi le cose erano gradatamente cambiate. Mentre lo Shepen Mezenthis si
faceva vedere sempre più spesso da quelle parti, si cominciò a vedere che era
disponibile a concedere permessi perlomeno ai
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