sabato 4 febbraio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 324° pagina.


relegati negli Inferi, nell’Orkhun, dove sorvegliano le anime dei malvagi, per impedire che sfuggano al loro castigo. Non ha parlato della costellazione del Vegliante.

Insomma, mi ha raccontato una storia tutta diversa! Forse non si ricordava bene, o gliel’hanno raccontata sbagliata anche a lei!».

«Ti ripeto: tua nonna non si è sbagliata. Ti ha raccontato la storia come l’hanno raccontata a lei, come l’hanno raccontata anche a me quando ero bambino. Come la raccontano tutti i sacerdoti del Veltyan alla gente che non sa leggere. Non devi dire assolutamente a tua nonna che si sbaglia, perché non è vero!».

«Ma qui è scritto così!!! E questo libro è il Tinsina Entinaga! Voi mi avete detto, e me l’hanno detto anche mio padre e mia madre, che è il libro più antico dei nostri antenati. Mia madre mi ha detto che è il libro che custodisce la verità delle origini del mondo e del nostro popolo! La verità degli Dei! Io non capisco! O è vero quello che ho letto, o è vero quello che mi ha raccontato la nonna! Le storie non possono essere vere tutte e due!».

«Non alzare la voce con me, Loraisan! Io devo insegnarti ciò che la tua famiglia mi ha chiesto di insegnarti. E perciò non devo permetterti di considerare bugiardi i tuoi parenti! A tua nonna devi solo rispetto, come a tutti gli anziani, e non hai nessun diritto di dirle che si sbaglia! Tu devi leggere e imparare, e io devo decidere a quali delle tue domande devo rispondere e come, devo rispondere! Se certe cose non le capisci, non importa! Le capirai quando sarai più grande!».

I grandi occhi neri di Loraisan brillarono. Le lacrime stavano per traboccare.

«Quando sarò più grande! Quando sarò più grande! Bisogna sempre aspettare per sapere! Ma aspettare cosa? Devo aspettare di diventare grande per riuscire a capirci qualcosa? Sono troppe le cose che non capisco!».

Velthur si sentì in conflitto. La reazione di Loraisan non se la aspettava. Non aveva mai trovato in nessuno, neanche in un adulto, una tale volontà di sapere. Come se dalla conoscenza dipendesse la sua stessa vita, come se fosse una necessità vitale, come il respirare, o il bere. Una necessità inderogabile, imperativa. Capiva che doveva calmare il bambino, se non voleva perderlo, scoraggiandolo.

«Ascolta, Loraisan. Imparare non è una cosa semplice, te ne sei accorto anche tu. Ma tu stai imparando a una velocità notevole, almeno secondo me. È stato difficile anche per me imparare, andare a scuola, e ho avuto anche degli insegnanti che non erano per niente pazienti con me. E ho dovuto imparare subito che un albero non cresce in un giorno. È naturale che tu adesso non capisca molte cose, perché sono troppo complicate per essere imparate in una volta sola.

Se dico che non posso spiegarti tutto subito, non è perché ti considero stupido, è perché ho paura che insegnandoti troppe cose alla volta finirei per confonderti le idee, capisci?».

«Ho già le idee confuse! Se due persone mi raccontano una stessa cosa in due modi diversi, io mi confondo! Chi dei due ha ragione? Proprio non me lo potete dire?».

«No, non te lo posso dire! È troppo complicato da spiegarti….».

«Voi mi state nascondendo qualcosa, ecco la verità!».

A quel punto Velthur perse la calma. Sentiva che il bambino stava sfuggendo al suo controllo.

«E che cosa dovrei nasconderti? Sono qui per insegnarti, non per nasconderti le cose! Io voglio che tu impari, ma che lo fai seguendo le mie regole, non seguendo quelle che t’inventi tu!».

«La verità è che voi grandi nascondete un sacco di cose a noi bambini perché avete paura! Per tutte le cose che succedono di notte!».

«Cosa….. cosa c’entra questo?».

«Per quello che è successo nel nostro paese sette anni fa, quando sono nato io, e che sta succedendo di nuovo adesso! Mia sorella Eukeni mi ha raccontato molte cose, oltre alla storia del Giorno del Sole Scarlatto, che tutti conoscono…. mi ha detto che c’ero anche io quel giorno, in braccio alla mamma…. mi ha raccontato di come è stato scoperto il Santuario d’Ambra, e poi anche di quell’eremita….. quello che voi avete trovato nel bosco d’inverno fatto a pezzi da una forza misteriosa! Mi ha detto che l’eremita era uno stregone ed era colpa sua se qui succedevano cose strane… che sono stati gli spiriti a ucciderlo!».

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