mercoledì 13 gennaio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 3° pagina


Vivevano assieme ormai da dieci anni, e avevano sette figli, tre maschi e quattro femmine, dii età comprese fra i nove e un anno. Una famiglia prolifica e sana.

Quello stesso giorno in cui il dottor Laran aveva riletto quel brano misterioso, Syndrieli stava lavorando nel frutteto di meli dietro casa.

Sindryeli avrebbe ricordato di quell’estate soprattutto il fatto che era stata particolarmente calda, oltre a quello che era successo proprio pochi giorni prima del solstizio.

L’umida afa si era appiccicata alla gente, agli animali e alle cose in una maniera particolarmente fastidiosa. Una volta, nel corso della giornata, si era gettata per terra, dopo essersi rifugiata in cantina su una stuoia di graticci stesa per l’occasione, ed era rimasta boccheggiante per qualche minuto,  immobile, per riprendere il fiato che aveva perso nel frutteto, sulla collina.

Quel giorno suo marito Larsin era uscito dal suo laboratorio di falegname e l’aveva trovata là, e si era spaventato.

«Cosa c’è, cosa ti è successo? Un’insolazione?».

Lei aveva cercato di rialzarsi subito, ma le vertigini l’avevano fatta ripiombare stesa a terra. Si vergognava di farsi trovare in quella situazione.

«Ma no, un giramento di testa dovuto al caldo… tutto qua. Mi riprendo un attimo e poi ritorno a lavorare nel frutteto…. non preoccuparti».

Del caldo si era sempre lamentata.  Non lo sopportava, temeva l’estate come una pesante croce da sopportare ogni anno, e preferiva dover affrontare i problemi e i fastidi di lunghe nevicate d’inverno, che la spaventosa afa dell’estate. In genere cercava di lavorare di notte, ma non sempre era possibile.

Ma quell’anno, il caldo era stato davvero eccezionale per tutti. In un solo giorno, nel paese erano morte tre persone anziane, e molti si erano recati al locale tempietto di Tinian, il Dio del Vento e della Tempesta, lungo il fiume Eydin, per accendere ceri e fare offerte affinché portasse un po’ di pioggia o almeno un vento fresco dalle montagne.

Il sacerdote del tempio ne era contento, perché con le numerose offerte poteva finire di riparare le crepe causate nel soffitto a volta del piccolo tempietto dall’ultimo terremoto, qualche anno prima.

«Avresti dovuto metterti a lavorare nel frutteto stamattina presto, ecco la verità».

«Non potevo. Sai benissimo che devo preparare i dolci e altre cose da mangiare per il Tinsi Kerris. Mancano tre giorni. A proposito: sei riuscito a pescare qualcosa? Ho bisogno di una bella anguilla….».

«No, ma ci riprovo questo pomeriggio, se tu non hai bisogno qui…».

«Io ho sempre bisogno qui. Ma ho bisogno anche dell’anguilla…. Che Tinsi Kerris sarebbe, senza l’anguilla affumicata?»

«La posso sempre comprare, se vuoi….».

«No. Chiaro che non voglio! Voglio che la peschi, e se non la peschi tu, fattela dare da  uno dei tuoi amici, che sono tutti più bravi di te a pescare!».

«Eh, ammetto di essere meno furbo di loro. Loro hanno fatto tutti quanti un patto con qualche Saguseo del fiume, che gli fornisce tutto il pesce di cui hanno bisogno, senza bisogno di far fatica…».

«Piantala con le tue storie! Mi credi stupida??? Non ci sono Sagusei così a monte nel corso del fiume, qua nessuno ha mai visto un Saguseo in vita sua! Manco sappiamo come sono fatti i Sagusei, qui ad Arethyan!! La verità è che vorresti scappare via lontano, ormai me lo fai capire in tutti i modi! Ma se non vuoi che ti scacci di casa, sii concreto e pescami almeno un’anguilla che sia una!».

«Bene, vedrò di procurartela questo pomeriggio. E magari un giorno ti porterò un Saguseo a cena, così ti convincerai che nel fiume qui ci sono, eccome!».

«A cena come ospite, o come piatto unico? Immagino che sappia un misto di rana e pesce…Ma và, va. Va lungo il fiume verso il mare e là sta con i tuoi Sagusei!»

«Eh, magari…. lo farei, se non avessimo sette figli a cui pensare. E sicuramente tu non troveresti un altro compagno in gamba come me che possa sostituirmi….se non fossi un uomo responsabile, ti avrei già lasciata!».

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