L’unica altra via d’entrata era una profonda gola dove
scorreva un torrente fragoroso che si collegava poi a uno degli immissari
dell’Eydin, chiamata la Gola
dei Sospiri, a causa del curioso rumore che facevano i venti passando fra
quelle pareti rocciose.
Là i pionieri avevano costruito una serie di ponti che
permettevano di percorrere un sentiero che costeggiava il torrente della gola,
per arrivare alla fine ad accedere ad un piccolo lago ai bordi della valle,
ancora più piccolo di quello che si trovava al suo centro.
Comunque, quando i primi pionieri vi erano giunti provenendo
dai passi occidentali, e avevano visto il grande bacile della valle dall’alto,
l’avevano chiamata la Valle
dei Gigli per l’altra strana caratteristica che aveva, oltre al fatto di avere
la forma di un cratere.
Nei vasti prati del fondovalle cresceva una quantità enorme
di gigli di montagna, di una varietà dal colore scarlatto che difficilmente si
trovava altrove.
Non si conosceva alcun luogo dove crescessero così tanti
fiori di una sola specie, che coprivano i prati della valle a tal punto da
farli sembrare dei campi di papaveri.
I primi pionieri ne rimasero affascinati, e pensarono che
fosse un posto bellissimo dove vivere, essendo la valle ampia e fertile.
Gruppi di coloni agricoltori e pastori si stabilirono nella
Valle dei Gigli, che vi fondarono cinque villaggi, e su di una rocca ai bordi
della valle fu costruito un tempio a Sil, la Grande Dea del Sole, e un
palazzo nobiliare, secondo le tradizioni millenarie dei Shepenna, i
conti-vescovi del Veltyan.
La regina Alkyndri aveva consegnato la proprietà e
l’amministrazione della Valle dei Gigli ad una figlia del casato di
sacerdoti-conti dei Malyrian della città di Maristei, e là la
contessa-sacerdotessa aveva fondato il suo casato, che aveva come stemma tre gigli
scarlatti dentro una falce di luna.
Pare che i primi quarant’anni dalla colonizzazione della
valle fossero stati prosperi.
Non ci veniva tanta gente, i coloni vivevano piuttosto
isolati, ma prosperavano. I pascoli e i campi erano rigogliosi, gli armenti si
moltiplicavano, e lo stesso isolamento della Valle giovava al suo benessere,
perché gli stessi briganti di montagna - o eventuali tribù barbariche
provenienti da oriente - difficilmente potevano raggiungere quel luogo quasi
inaccessibile, perché la gola, che era l’unica via di entrata sicura, era ben
sorvegliata dalle guardie del casato locale, e per la sua natura era facilmente
difendibile.
Ma non era neanche passato mezzo secolo, che cominciarono ad
accadere cose strane.
Cominciarono a correre strane leggende sulla Valle dei
Gigli. Molti raccontavano che nelle notti più limpide, soprattutto d’inverno,
venivano notate sulle cime circostanti delle misteriose luci che si muovevano
sulle pendici, fra le nevi e le rocce, e che sparivano poi dietro i crinali o
dentro il folto delle foreste sottostanti.
Inizialmente la cosa fu attribuita ad attività del popolo
fatato.
Ma le Fate delle Montagne della Luna, che tra l’altro non
erano molto numerose, come tutte le comunità fatate del Veltyan, negavano di
avere nulla a che fare con la
Valle dei Gigli e con i loro dintorni.
Anzi, come il popolo dei Nani dello Zerennal Baras e i
Sileni delle foreste, non ne volevano neanche parlare, come se considerassero
anch’esse quella regione un luogo maledetto dagli Dei.
Cosa fosse successo dopo, non era chiaro, e nessuno poté
scoprirlo con esattezza.
Dopo secoli, le leggende si erano accavallate, non era più
possibile distinguere la diceria popolare dai fatti.
Ma che fosse successo qualcosa di spaventoso ed
inesplicabile, non c’era alcun dubbio, e nessuno storico l’aveva mai messo in
forse, anche se qualcuno aveva cercato di proporre delle spiegazioni che non
ricorressero al magico e al soprannaturale.
La spiegazione che invece correva da sempre fra il popolino
e i sacerdoti, era ovviamente che la gente della Valle dei Gigli aveva commesso
gravi colpe contro gli Dei, e perciò era stata punita.
La leggenda, comunque, diceva che tutto era cominciato un
brutto giorno, per un caso banalissimo, quasi un gioco.
Esisteva, al limitare della valle, sul bordo opposto a dove si trovava
l’entrata alla Gola dei Sospiri, un bosco con una piccola radura. Quella radura
aveva fama di essere un luogo di raduno delle Fate,
Nessun commento:
Posta un commento