venerdì 22 gennaio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 12° pagina.


Quello strano culto, di cui lei non sapeva quasi assolutamente nulla, e che più che una religione era forse piuttosto una specie di filosofia mistica, rifiutava il culto degli Dei, negandone l’esistenza, e affermava che origine di tutto era un unico principio impersonale assoluto presente in tutte le cose.

Di questo però Syndrieli non sapeva e non poteva capire niente. Per lei, semplicemente, gli Avennarna non credevano negli Dei, e perciò erano degli atei.

E infatti proprio per questo spesso gli Avennarna erano considerati degli atei e i sacerdoti spesso li avevano perseguitati, soprattutto nelle aree rurali, dove la gente era molto più attaccata alle tradizioni del culto di Sil, la Dea del Sole, Signora dell’Universo, e delle altre divinità delle messi, dei boschi, delle acque e delle forze naturali.

Da quelle parti infatti gli Avennarna erano pochissimi e guardati con occhio particolarmente storto, anche se il dottore era riuscito in parte a far accettare alla gente le sue scelte di fede, dato che era considerato bravissimo e una persona di rara umanità e generosità.

Gli Avennarna li si trovava più spesso nelle grandi città, fra la gente delle classi medie, artigiani e mercanti, ma rimanevano dovunque una stretta minoranza. La teocrazia dei sacerdoti di Sil rimaneva di fatto incontrastata dovunque nel Veltyan, e con un potere pressoché assoluto nelle campagne.

Nelle città invece, la mentalità più aperta e tollerante aveva permesso che gli Avennarna potessero vivere più tranquillamente, anche se non potevano ambire alle alte cariche dello Stato, che se non erano occupate da sacerdoti, dovevano esserlo da parte di ferventi seguaci delle tradizioni religiose.

Syndrieli era una donna molto devota al culto nazionale , e frequentava spesso il locale tempio di Sil, e faceva in modo che i figli venissero istruiti nei principi della religione tradizionale dai sacerdoti di Arethyan.

Perciò non poteva fare a meno di guardare male il dottore esattamente come facevano i sacerdoti del locale tempio di Sil.

Non le piaceva il fatto di averlo in casa, ma ora che sua madre, la vecchia matriarca Aranthi, aveva deciso di accogliere quella povera ragazza incinta nella sua famiglia, doveva accettare il fatto di trovarselo intorno diverse volte, almeno fino a quando non si fosse sicuri che la ragazza stava bene.

Perché, se la ragazza svegliandosi aveva detto di venire dalla Valle dei Gigli, era legittimo sospettare che stesse molto male..

Avrebbe avuto la tentazione di affidare la giovane Thymrel alle cure di sua cugina Tarkisi, che era una strega di campagna e conosceva tutti i segreti delle erbe, dei fiori, delle piante e delle pietre per curare i malati e proteggere il parto delle puerpere, ma sapeva che allontanare a forza il dottore le avrebbe inimicato il marito, che era sempre stato un suo buon amico.

D’altra parte, non si sapeva ancora come si sarebbero messe le cose, considerando che non si sapeva ancora chi fosse in realtà la ragazza, da dove venisse e perché si fosse trovata in quella barca sulla riva del fiume. E se per caso non fosse una pazza.

Il giorno dopo che Larsin aveva trovato Thymrel, il dottore era venuto di nuovo per controllarla e parlare con lei.

Sarebbe stato suo dovere avvertire l’alkati, la matriarca borgomastro del paese, e i gendarmi, ma prima voleva chiarire lui di cosa si trattava. L’alkati era una vecchia donna ottusa e interessata, e non godeva della sua fiducia, e i gendarmi erano tre imbecilli.

Non erano le persone più adatte ad interrogare una ragazza spaurita e sola. Poteva anche darsi che decidesse di non parlare a nessuno di questa storia, e di inventare una storia sull’identità di Thymrel che potesse evitare qualsiasi sospetto nei suoi confronti.

Mentre Syndrieli gli serviva una tisana calda, sedeva nella cucina dei Ferstran parlando con i due coniugi sulle condizioni della ragazza.

«Allora, insiste nella sua versione?».

«Sì, dottore. Dice ancora di venire dalla Valle dei Gigli. Convinta, eh?».

«Quando me l’hai detto ieri, ho pensato che fosse in stato confusionale, ma ora penso che o è in una sorta di delirio in cui confonde la fantasia con la realtà, oppure s’è inventata una bugia stupida per nascondere chi è veramente e da dove viene».

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