domenica 31 gennaio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 21° pagina.


«E se non devo saperle perché me ne parli? Hai paura che le racconti a mio padre, vero?».

«Vattene via! Non ti voglio attorno quando parlo di certe cose!».

«Bene, vorrà dire che dirò a mio padre che mi parli delle Fate perché vuoi portarmi nel bosco ad incontrarle!»

A quel punto intervenne Veli.

«Bene, Iker, ora che hai fatto la frittata, servila! Così impari ad avere la lingua troppo lunga!».

Il ragazzo fece una smorfia, ma accettò di parlare del belk.

«Ogni plenilunio viene fatta dalle Fate una festa segreta nel bosco.È segreta perché vi possono partecipare solo le Fate e i loro amici. In particolar modo le donne-civetta, le streghe. Con loro ci sono anche i Sileni.

Per potervi partecipare bisogna prima conquistarsi la fiducia delle Fate, o di un loro amico, e poi si viene introdotti nel rito e nei misteri che vi vengono celebrati e rivelati.

Coloro che vi partecipano non devono rivelare niente di ciò che ha a che fare con il rito, né i riti che vi vengono celebrati, né i misteri che vi vengono rivelati. E nemmeno devono rivelare il luogo dove il belk viene praticato. Inoltre, per diventare un partecipante, bisogna avere almeno quattordici anni di età, se si appartiene alla stirpe degli Uomini. Quindi tu sei fuori del gioco, per il momento. Hai capito, piccolo?».

«E tu invece ci sei dentro?».

«Beh, no…. non ancora. Ma in ogni caso non sono affari tuoi».

«Però potrei chiedere se, una volta che avessi compiuti i quattordici anni, potrò entrare?».

«Prima di quell’età non bisogna neanche chiedere di poterne parlare! Taci e non curiosare fino a quando avrai l’età giusta, dunque!».

Ma Erkan non aveva nessuna voglia di demordere, l’occasione era troppo ghiotta per lui.

«Prukhu è un Sileno. Magari lui potrebbe parlarmene, no? Dovrebbe saperne qualcosa…».

«Sì, può darsi. Ma Prukhu è qui, alla nostra festa, non al belk. Quindi non so se sia uno di quei Sileni che partecipano al rito».

«Tutti i Sileni partecipano al belk, chi più, chi meno!» intervenne di nuovo Veli. «Sono stati loro i primi a celebrare il rito. Poi l’hanno trasmesso alle Fate venute nel Veltyan tanti secoli fa, che hanno cominciato a partecipare anche loro alle sacre danze, e poi agli Uomini, tramite le streghe, le donne-civetta. Magari non vi partecipano tutti quanti ogni volta, ma non c’è Sileno che non ci vada con una certa frequenza. La verità è che Prukhu ci teneva di più a partecipare alla festa del Tinsi Kerris, è uno di quei Sileni particolarmente affezionati agli Uomini e ai loro costumi di vita, lo sanno tutti».

Fece un gesto vagamente malizioso verso il grande falò, attorno a cui danzavano uomini e donne, e dove spiccava la massiccia, corpulenta e irsuta figura dalla lunghissima barba bianca e dalle orecchie puntute, del vecchio Sileno amico della gente di Arethyan.

«Ma tu e tuo fratello, come fate a sapere queste cose sul belk?».

«Perché ce le ha raccontate proprio Prukhu! Sai quante volte è venuto ospite a casa nostra, e la sera ci ha raccontato le sue storie per farci dormire?»

Quando aveva cominciato a scorrere il vino, Prukhu si era abbandonato alla danza più sfrenata, senza neanche aspettare di essere anche solo un poco brillo, e danzando si era tolto i poveri stracci, pallida concessione ai costumi della civiltà contadina con cui conviveva da tanti anni, scoprendo il vello bianco-grigio che rivestiva tutto il suo corpaccione.

Si era fatto mettere una corona di foglie di vite e aveva continuato a danzare e cantare con la coppa di terracotta dipinta in mano, corteggiando donne giovani e meno giovani, e ragazzi adolescenti, scelti fra quelli più formosi.

Tutti quanti facevano finta di stare al gioco, stando bene attenti a non provocarlo troppo, in attesa del momento in cui sarebbe crollato a terra, vinto dal vino, che tanto amava.

«Guarda come danza! Non ce lo vedresti bene, a danzare con gli altri Sileni e le Fate nel profondo del bosco?».

Erkan rimase a osservarlo come incantato, perché ora lo vedeva con occhi nuovi.

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