domenica 24 gennaio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 14° pagina.


Il dottore era ansioso di parlarle. Il giorno prima, quando era tornato da casa sua, non le aveva parlato molto, perché poco dopo averla visitata più accuratamente, lei si era di nuovo addormentata di colpo.

«Come stai, ragazza mia? Dimmi, quando pensi che nascerà il tuo bambino? Di quanti mesi è?».

Thymrel sembrò riscuotersi dal suo incanto, e scoprire che non era capace di rispondere.

«Io…. credo che non ci vorrà molto, ma non mi ricordo quando sono rimasta incinta».

«Cosa ti ricordi del tuo passato? Qual è l’ultima cosa che rammenti prima di essere stata trovata da Larsin?».

«Del mio passato mi ricordo alcune cose, altre no. Alcune cose della mia infanzia, della mia famiglia, della mia casa, e ricordo bene anche il mio nome…. ma da quando ho lasciato la Valle dei Gigli non mi ricordo quasi niente. Ricordo che ho preso la barca in mezzo alle montagne, e sono scesa lungo il fiume per un paio di giorni, credo. Mi sono arenata tre o quattro volte, ma ho sempre riguadagnato la corrente, fino a quando sono svenuta per lo sfinimento… credo».

«E prima? Cosa è successo prima

Thymrel volse lo sguardo di nuovo verso il crinale della collina.

«Non riesco a ricordare … non riesco neanche a ricordare il momento in cui ho lasciato casa mia…. nella Valle dei Gigli».

«L’hai lasciata di tua spontanea volontà, o sei stata costretta? Ti hanno rapita?».

«Mi sono persa…. se ricordo bene. Non sono più riuscita a trovare la strada di casa, e poi….».

Si bloccò. Sembrò quasi congelarsi, mentre il suo sguardo diventava vitreo. Per un istante, Velthur temette che stesse di nuovo per cadere in quella strana catalessi in cui l’aveva vista la prima volta.

Le afferrò delicatamente un braccio.

«Thymrel?».

Reclinò il volto in avanti, e un singhiozzo uscì dalla sua bocca tremante.

Il dottore si allontanò un attimo, per parlare con i padroni di casa.

«Non credo che stia fingendo, ma nello stesso tempo credo che voglia nascondere qualcosa. Forse qualcosa di così spaventoso da non poterne neanche parlare».

«Rapita e violentata? Qualche brigante che magari ha ucciso la sua famiglia e l’ha portata con sé, fino a quando lei è riuscita a fuggire….».

«Se è così, ci vorrà molto tempo per sapere tutta la verità. Forse non la sapremo mai. Bisognerà conquistare la sua fiducia, aspettare che si abitui a noi. Ma in questo momento continuo a domandarmi perché continua a dire di venire dalla Valle dei Gigli…. a meno che non si sia trovata prigioniera proprio là! In fin dei conti, sarebbe un buon rifugio per dei briganti….».

«Credo che neanche il più temerario dei briganti avrebbe il coraggio di porre il suo rifugio in quel luogo maledetto dagli Dei!» sbottò Syndrieli.

«Chissà…. Bisognerebbe sapere che cosa ne pensano quelli delle valli vicine. E io non ci sono mai stato da quelle parti. Né intendo andare in quei luoghi agli estremi confini della civiltà, per chiarire la cosa, almeno per il momento».

«Se davvero volesse veramente nascondere qualcosa, non si inventerebbe una storia più credibile?»

«Sì, infatti. Probabilmente è confusa. Sente di non poter dire tutto, ma nello stesso tempo non sa neanche lei quello che dice. Ma se non ne veniamo a capo in fretta, dovrò andare dai gendarmi di Arethyan e denunciare la sua presenza in casa vostra, se non lo farete voi».

«Dottore, quanto pensa che ci voglia ancora perché nasca il bambino?».

«Syndrieli, da quel che ho visto, secondo me, al massimo un paio di mesi. Con i miei strumenti alchemici posso determinare il giorno esatto in cui dovrebbe nascere, ma ci vorrà un poco di tempo».

«Appunto. Ricordati che qui si tratta non del destino di una persona, ma di due. Io vorrei che fosse lei prima di tutto a raccontarci chi è e da dove viene, se il suo nome è vero e chi è la sua famiglia, e poi si deciderà se è il caso di parlarne ai gendarmi.

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