domenica 11 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 194° pagina.


già partiti, assieme a tanti altri pellegrini. C’è un sacco di gente che vuole lasciare questo posto per dimenticarsi quello che ha vissuto, da quel che mi pare».

«Come mai non hai voluto tornare a casa anche tu?».

«Gli altri se ne sono andati perché hanno paura. Io no. Speravo di riuscire a capirci qualcosa, prima di dovermene andare».

«Bene, mi fa piacere. Ho bisogno di persone che non si spaventino di fronte a cose che non capiscono. E a questo proposito, ti prego di portare un mio messaggio al nostro amico Keilin Thesan. Quando sarai tornata ad Enkar, digli che presto arriverò a ritirare la copia del libro che ha prenotato per me».

«Ah, finalmente! Intendo: finalmente ti sei deciso a venire a trovarci ad Enkar. Posso sapere di che libro si tratta? Keilin non me ne aveva parlato».

«Non te ne ha parlato perché aveva intuito che non era qualcosa di cui parlare. Però, se è vero quello che mi hanno detto, il libro stesso potrebbe avere a che fare con quello che è successo al Santuario».

«Allora non vedo l’ora che tu arrivi in città!»

Velthur la fece rientrare in casa sua, e dopo che lei si fu ritirata nella camera degli ospiti, lui andò a cercare altri conoscenti, fino a sera. Man mano che parlava con la gente, che raccoglieva testimonianze, si convinceva sempre più che si fosse trattato di un gigantesco miraggio indotto. Non tutti avevano visto cose diverse. Non erano pochi quelli che avevano visto uno dei mostri neri alati, con le ali che ricordavano le ali di una farfalla o di una via di mezzo fra ali di farfalla e ali di pesce volante, e tutti li avevano descritti nello stesso modo. Diversi invece erano tutti gli altri mostri, e alcuni, come Menkhu, dichiaravano di aver visto non un mostro, ma qualcosa d’altro comunque assurdo.

Si trattava di tutti coloro che avevano visto qualcosa nel cielo, anziché a terra. Una donna anziana aveva visto le torri di una grande città che emergevano dalle nuvole, e che parevano fatte di cristallo scintillante. Diceva di aver visto la città celeste degli Dei, dove dimorano gli spiriti beati sotto l’eterna Luce di Sil.

Un’altra donna disse di avere visto gli Dei stessi, le cui figure si stagliavano colossali all’orizzonte, come ombre luminose sullo sfondo del cielo nuvoloso. Un giovane invece disse di avere visto una nave celeste, le cui vele dispiegate parevano due grandi ali. Disse che sembrava un drago di metallo scintillante.

Ovviamente quelli che avevano visto mostri aggirarsi fra la gente ricordavano la visione con terrore e turbamento, convinti di aver visto dei Demoni Oscuri usciti dagli Inferi per minacciare i peccatori. Quelli che invece avevano avuto meravigliose visioni celesti, ricordavano la cosa come un’esperienza bellissima e sconcertante, che li faceva sentire delle persone nuove.

Di conseguenza, la mentalità della gente aveva già stabilito qual era la giusta interpretazione da dare all’incredibile evento. Era stato un messaggio che Sil aveva voluto mandare a tutti e a ciascuno. Gli esseri mostruosi erano degli ammonimenti contro azioni malvage, le visioni celesti erano rivelazioni dell’aldilà e incitamenti a raggiungere il Regno degli Dei Celesti, il Cielo Etereo.

Un evento del genere avrebbe presto avuto un’influenza enorme sulle masse dei Thyrsenna. Avrebbe creato uno scalpore enorme e attirato folle immense verso il Santuario di Silen. Se c’era qualcuno che stava manovrando segretamente la cosa, allora l’intento rivoluzionario era evidente. Guidando le masse entusiaste di pellegrini confluite là, qualcuno avrebbe potuto creare uno scisma, un movimento di dissenso che avrebbe potuto rovesciare la casta sacerdotale, modificando il culto dominante nel Veltyan, magari arrivando a sostituire, come divinità suprema del Regno Aureo, l’antico Silen alla tradizionale Dea del Sole.

Forse, se lui avesse potuto far arrivare i suoi sospetti alle alte sfere, avrebbe potuto muovere delle indagini in questo senso. Ma lui, che era un Avennar, sarebbe stato guardato a sua volta con sospetto, se avesse osato insinuare l’esistenza di un complotto che probabilmente coinvolgeva dei sacerdoti dei culti tradizionali.

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