«Velthur, io non so bene cosa è successo. Ero in compagnia
di Harali e di Azyel, ed eravamo riusciti ad arrivare piuttosto vicini
all’entrata del Santuario. Sai, un Sileno grande e grosso ha qualche vantaggio,
in una folla di Uomini. A furia di spallate, mi facevo largo e mi tiravo dietro
Harali. Azyel invece ricorreva ai suoi trucchi fatati, per andare avanti.
Probabilmente scivolava fra una persona e l’altra senza che nessuno se ne
accorgesse.
Abbiamo potuto vedere la Regina che saliva sulla Polenta Verde, sul suo
seggio a portantina, assieme allo Sposo Regale, sollevato dai due Giganti come
se fosse un vassoio. Pareva pallida, ma sorridente. Non sembrava essere una che
è appena svenuta.
Poi quando è arrivata in cima e ha cominciato il rito della
benedizione generale, il sole è spuntato ed era tutto rosso - e quella è
l’unica cosa su cui si trovano tutti d’accordo - poi ho sentito un urlo
spaventoso, e ho riconosciuto subito che tipo di urlo era: quello di uno Gnomo
terrorizzato.
Ho visto Azyel, che aveva ripreso il suo vero aspetto e che
si agitava in mezzo alla folla come un ossesso, come se lo stessero uccidendo,
con gli occhi fuori dalla testa.
È già spaventoso vedere gli occhi di un Uomo o di un Sileno
fuori dalla testa, figuriamoci quelli di uno Gnomo. Terrificante!
La gente attorno a lui, rendendosi conto di avere uno Gnomo
impazzito in mezzo a loro, si è allontanata da lui spaventatissima. Io proprio
non capivo cosa stava succedendo, e stavo per andargli incontro per calmarlo,
ma poco dopo è letteralmente scomparso, mentre la folla si stava scatenando.
Non so cosa stesse succedendo, tutti urlavano come Azyel, si agitavano,
finivano uno sopra l’altro, e allora io ho pensato bene di afferrare Harali e
allontanarmi usando la forza. Credo di aver menato un po’ di cazzotti, quando le spinte non
bastavano.
La guardia degli Shepenna di Enkar circondava tutto il bordo
del crinale della Polenta Verde, e aveva alzato armi e scudi per respingere la
folla impazzita. L’unica era cercare di allontanarsi nei campi. E allora
io, tenendo per mano Harali, ho corso
fra i filari, verso la fattoria degli Akapri, ed è stato allora che ho guardato
di nuovo in alto e…. l’ho visto!».
«Che cosa, hai visto?».
«Io…. non lo so. Non saprei dire. È come se avessi visto un
altro mondo, sospeso nel cielo oltre le montagne. Semplicemente, ho visto
qualcosa che non ho capito, che non so cosa sia».
«Prova a descriverne la forma, allora».
«La forma era quella… come di un paesaggio, ma un paesaggio
assurdo. Era un orizzonte sospeso nel
cielo, in una zona sgombra dalle nuvole, sopra le montagne. Era come se
si fosse aperta una finestra nel cielo che mostrava un altro mondo, un altro
luogo.
C’era come un orizzonte fatto di una distesa di acqua, forse
un mare, o perlomeno quello che credo sia un mare, dato che io purtroppo non ho
mai visto il mare. E da quella distesa d’acqua scendeva una gigantesca cateratta,
una cascata nel cielo che si perdeva oltre le montagne.
Sembrava come quando si guarda un panorama riflesso nel
vetro di una finestra, vista dall’esterno. E sopra quel mare che precipitava in
una grande cascata, stava un cielo purpureo, dove splendevano delle stelle
rosse, credo. Ma non stelle come le nostre. Una miriade di stelle, come un
nugolo di faville, Insomma, era come
guardare un altro mondo.
E allora io sono rimasto là, incantato, a guardare quella
visione meravigliosa e incredibile. Anche Harali la vedeva accanto a me, quindi
non è stata una mia allucinazione. Anche lei era rimasta incantata, continuava
a dire che era bellissimo. Poi la visione è svanita lentamente, e anche la luce
del sole è tornata normale.
Quando l’incantesimo è finito, ci siamo guardati attorno e
abbiamo visto di essere praticamente dietro la fattoria degli Akapri, e attorno
a noi c’era gente che si guardava attorno spaurita, come se si fosse appena
svegliata da un incubo, e altra che invece vagava urlando, con le braccia tese
in avanti come se non potesse vedere più niente. Credo che fossero ancora in
preda alle visioni.
Io ero spaventatissimo, non sapevo che cosa fare. Chiamavo a
gran voce il tuo nome, e quello di altri amici come Larsin e Syndrieli, nella
speranza che mi sentiste.
Harali invece gridava che doveva cercare il suo amico
Aralar, e vedendola sempre più spaventata, ho deciso di accompagnarla nella
ricerca, sperando nel frattempo di trovare anche voi.
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